Sancta Sedes

Papa Francesco. Ecco dove può germogliare lo Spirito Santo!

Solo su un cuore umile può germogliare lo Spirito di Dio. Così questa mattina l’elogio della piccolezza durante la Messa a Casa Santa Marta.

Papa Francesco

La rivelazione di Dio si fa nella piccolezza“. Lo ha detto oggi Papa Francesco all’omelia nella Messa mattutina a Casa Santa Marta, commentando la Prima Lettura tratta dal profeta Isaia.

“La liturgia di oggi, esordice il Pontefice, parla delle cose piccole, parla di ciò che è piccolo, possiamo dire che oggi è la giornata del piccolo”.

La Prima lettura è tratta dal libro del Profeta Isaìa dove si annuncia: “In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore”.

“La Parola di Dio fa l’elogio del piccolo”, continua il Papa “e fa una promessa, la promessa di un germoglio che spunterà . Che cosa è più piccolo di un germoglio? Eppure su di lui si poserà lo Spirito del Signore”. (Adriana Masotti di Vatican News).

Cosi prosegue Francesco: “La redenzione, la rivelazione, la presenza di Dio nel mondo incomincia così e sempre è così. La rivelazione di Dio si fa nella piccolezza. Piccolezza, sia umiltà sia… tante cose, ma nella piccolezza. I grandi si presentano potenti, pensiamo alla tentazione di Gesù nel deserto, come Satana si presenta potente,  padrone di tutto il mondo: “Io ti do tutto, se tu…”. Invece le cose di Dio incominciano germogliando, da un seme, piccole. E Gesù parla di questa piccolezza nel Vangelo”

Lo sguardo di Papa Francesco per i piccoli

Il regno di Dio germoglia sempre sul piccolo

“Il regno di Dio germoglia nel piccolo, sempre nel piccolo, il seme piccolo, il seme di vita. Ma il seme da solo non può. E c’è un’altra cosa che aiuta e che dà la forza” lo Spirito infatti dà la forza di cui si ha bisogno per portare a compimento il disegno di Dio, ma lo Spirito “sceglie il piccolo sempre, non può entrare nel grande, nel superbo, nell’autosufficiente. E’ al cuore piccolo che avviene la rivelazione del Signore”

I teologi inoltre, sottolinea il Pontefice: “non sono coloro che sanno tante cose di teologia, questi si potrebbero chiamare ‘enciclopedisti’ della teologia. Sanno tutto, ma sono incapaci di fare teologia perché la teologia si fa in ginocchio, facendoci piccoli”.

Cosi parlando anche della sua Chiesa, prosegue Francesco: il vero pastore sia sacerdote, vescovo, papa, cardinale, chiunque sia, se non si fa piccolo, non è un pastore. Piuttosto è un capo ufficio. E questo vale per tutti. Da quello che ha una funzione che sembra più importante nella Chiesa, alla povera vecchietta che fa le opere di carità di nascosto”.

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La piccolezza cristiana non è chiusura in sé stessi e nemmeno pusillanimità

L’unico dubbio che potrebbe coglierci è quello che la piccolezza porti solo alla chiusura in sé stessi ed alla pusillanimità, ma il Pontefice ci spiega che la piccolezza, quella cristiana “ è grande, è capacità di rischiare perché non ha niente da perdere. E’ proprio la piccolezza a portare alla magnanimità, perché ci fa capaci di andare oltre noi stessi sapendo che la grandezza la dà Dio”.

A questo punto cita una frase di San Tommaso d’Aquino, contenuta nella sua Summa teologica, che spiega come un cristiano si deve comportare, davanti alle sfide del mondo e prosegue:

Non spaventarsi delle cose grandi – oggi ce lo dimostra anche San Francesco Saverio – non spaventarsi, andare avanti; ma nello stesso tempo, tenere conto delle cose più piccole, questo è divino” continua poiUn cristiano parte sempre dalla piccolezza. Se io nella mia preghiera mi sento piccolo, con i miei limiti, i miei peccati, come quel pubblicano che pregava in fondo alla chiesa, vergognoso: ‘Abbi pietà di me che sono peccatore’, andrai avanti.

Ma se tu credi di essere un buon cristiano, pregherai come quel fariseo che non uscì giustificato: ‘Ti rendo grazie, Dio, perché sono grande’. No, ringraziamo Dio perché siamo piccoli.”

“I bambini raccontano i fatti concreti”

Il Papa ammette che ama confessare i bambini “Le loro confessioni sono bellissime, perché raccontano i fatti concreti”.

A Natale ci ricorda infatti, che andremo tutti davanti al presepe, proprio laddove contempliamo la piccolezza di Dio, dove c’è quel Signore che si è fatto bambino per noi.

Conclude poi con un’invocazione: “Signore, io sono peccatore perché faccio questo, questo, questo, questo… Questa è la mia miseria, la mia piccolezza. Ma invia il tuo Spirito perché io non abbia paura delle cose grandi, non abbia paura che tu faccia delle cose grandi nella mia vita”.

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