Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È passato un anno dalla firma dello storico “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. A porre questa pietra miliare, non solo nei rapporti tra cristianesimo e islam, sono stati, il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi, Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyib, indicando come bussole la cultura del dialogo, la collaborazione comune e la conoscenza reciproca. Il Documento è un appello per porre fine alle guerre e condanna le piaghe del terrorismo e della violenza, specialmente quella rivestita di motivazioni religiose. “La fede – si legge nella prefazione – porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”.
Il documento chiede a tutti di impegnarsi “per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace”, ponendo fine ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale, e attuando “una distribuzione equa delle risorse naturali, delle quali beneficia solo una minoranza di ricchi, a discapito della maggioranza dei popoli della terra”.
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I due leader ricordano “quanto sia essenziale la famiglia” e il rispetto della vita: “Condanniamo tutte le pratiche che minacciano la vita come i genocidi, gli atti terroristici, gli spostamenti forzati, il traffico di organi umani, l’aborto e l’eutanasia e le politiche che sostengono tutto questo”.
Inoltre, dichiarano “che le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione”. Per questo si chiede a tutti “di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione”. Il Papa e il Grande Imam ricordano che “Dio, l’Onnipotente, non ha bisogno di essere difeso da nessuno e non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente”.
La Dichiarazione attesta che “la libertà è un diritto di ogni persona: ciascuno gode della libertà di credo, di pensiero, di espressione e di azione. Il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina”. Per questo si condanna il fatto di “costringere la gente ad aderire a una certa religione o a una certa cultura, come pure di imporre uno stile di civiltà che gli altri non accettano”.
Il documento afferma che “è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità”.
Si definisce, quindi, “un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici”, cercando di “liberarla dalle pressioni storiche e sociali contrarie ai principi della propria fede e della propria dignità. È necessario anche proteggerla dallo sfruttamento … Per questo si devono interrompere tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che umiliano la dignità della donna e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”.
Infine, si domanda che “questo Documento divenga oggetto di ricerca e di riflessione in tutte le scuole, nelle università e negli istituti di educazione e di formazione” e un “simbolo dell’abbraccio tra Oriente e Occidente, tra Nord e Sud”.
La Dichiarazione sulla Fratellanza umana è stata firmata al termine dell’Incontro Interreligioso al Founder’s Memorial di Abu Dhabi, nell’ambito del viaggio apostolico di Papa Francesco negli Emirati Arabi dal 3 al 5 febbraio del 2019. Durante l’incontro, il Papa ha detto: “Non c’è alternativa: o costruiremo insieme l’avvenire o non ci sarà futuro. Le religioni, in particolare, non possono rinunciare al compito urgente di costruire ponti fra i popoli e le culture. È giunto il tempo in cui le religioni si spendano più attivamente, con coraggio e audacia, senza infingimenti, per aiutare la famiglia umana a maturare la capacità di riconciliazione, la visione di speranza e gli itinerari concreti di pace”.
Il viaggio apostolico negli Emirati Arabi ha un’eco mondiale. Sul volo di ritorno per Roma, dialogando con i giornalisti, il Pontefice sottolinea che il Documento è nato “dalla fede in Dio che è Padre di tutti” e segue “lo spirito del Concilio Vaticano II”. Il giorno dopo il rientro in Vaticano, durante l’udienza generale del 6 febbraio 2019, il Santo Padre esorta a leggere e a studiare il documento firmato ad Abu Dhabi perché “dà tante spinte per andare avanti nel dialogo sulla fratellanza umana”. Sono in molti a sottolineare che la Dichiarazione apre nuovi orizzonti non solo per il dialogo tra cristiani e musulmani. Per il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi, lo sceicco Abdallah Ben Zayed Al Nahyan, l’incontro del Papa con il Grande Imam di Al-Azhar segna, in particolare, una nuova fase delle “relazioni tra le religioni” .
Per promuovere gli ideali di tolleranza e cooperazione contenuti nella dichiarazione di Abu Dhabi viene fondato, lo scorso 20 agosto nella capitale degli Emirati Arabi, il Comitato per l’attuazione del Documento sulla fratellanza umana, composto da membri cristiani, musulmani ed ebrei. Il suo compito è quello di sviluppare un quadro di riferimento per la realizzazione degli obiettivi del Documento, preparare i piani necessari per la sua attuazione pratica e seguire l’applicazione a livello regionale e internazionale, organizzando anche incontri con leader religiosi, capi di organizzazioni internazionali e altri per promuovere azioni concertate. Un mese dopo la nascita, il Comitato si riunisce la prima volta a Casa Santa Marta. Il giorno scelto per questa occasione è l’11 settembre. Papa Francesco rivolge ai membri del Comitato parole di gratitudine e di incoraggiamento. Li esorta ad essere “artigiani della fraternità”, perché siano all’origine di una nuova politica, “non solo della mano tesa, ma del cuore aperto”. Poi, al termine della riunione, ciascuno secondo la propria fede ha pregato per le vittime degli attacchi negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001 e di ogni atto di terrorismo.
Lo scorso mese di dicembre, i membri del Comitato Superiore per raggiungere gli obiettivi contenuti nel Documento sulla fratellanza umana, guidati dal cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligiso, e dal giudice Muhammad Abd al-Salam, hanno incontrato a New York il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres. Gli hanno consegnato un messaggio di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar in cui si propone di dichiarare il 4 febbraio Giornata Mondiale della fratellanza umana. Il segretario dell’Onu ha manifestato apprezzamento e disponibilità per l’iniziativa.
In vista del primo anniversario della firma del Documento di Abu Dhabi, il cardinale Ayuso Guixot ha ricordato l’importanza di questo Documento: “Il testo della Dichiarazione si va facendo sempre più strada anche al di là delle relazioni tra cristiani e musulmani”. Domani, infine, in preparazione dell’evento sul “Patto educativo globale”, si terrà negli Emirati Arabi il “Convegno sul documento di Abu Dhabi”. Un’ulteriore occasione per proseguire il cammino lungo il solco tracciato da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar.
Credito: Vatican News
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