GMG Cracovia 2016

Papa Francesco risponde alle domande dei giovani: Costruite ponti, non muri!

In Polonia si è vissuta una serata di musica e spettacolo rivolta ai giovani italiani. Momento culminante dell’evento, denominato ‘Live da Cracovia’ e organizzato dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della Conferenza episcopale italiana, è stato l’intervento video in diretta di Papa Francesco che ha risposto alle domande di tre giovani.

Tutte le risposte di Papa Francesco ai ragazzi di Cracovia. Quelle inquietudini dei nostri giorni, alle quali talvoltà, solo nella santità si trova una risposta! Puoi vedere il video (scorrendo nel servizio)

L’abbraccio con i giovani ci sarà solo nelle prossime ore, ma già oggi il Santo Padre ha potuto sperimentare un anticipo di Giornata Mondiale, prima con il bagno di folla durante il trasferimento in papamobile lungo le strade del centro di Cracovia e poi con il collegamento in diretta TV con i giovani italiani riuniti sulla spianata davanti al Santuario dedicato a Santa Faustina Kowalska.

Il Papa ha risposto alle domande dei giovani. La prima domanda era di una ragazza scampata per caso all’incidente ferroviario del 12 luglio scorso. Francesco ha osservato che le ferite fanno male, ma danno anche l’opportunità di andare oltre: “come sempre nella vita succede, quando noi siamo stati feriti, rimangono i lividi o le cicatrici: la vita è piena di cicatrici”. Ma la saggezza è “portare avanti le cose belle e le cose brutte della vita. Ci sono delle cose che non possono andare avanti e ci sono cose che sono bellissime, ma anche succede il contrario: quanti giovani come voi non sono capaci di portare avanti la propria vita con la gioia delle cose belle e preferiscono lasciarsi cadere sotto il dominio della droga o lasciarsi vincere dalla vita! Alla fine, la partita è così: o tu vinci o ti vince la vita! Vinci tu la vita: è meglio! E quello, fallo con coraggio, anche con dolore. E quando c’è la gioia, fallo con gioia, perché la gioia ti porta avanti e ti salva da una malattia brutta: dal diventare nevrotica. Per favore no, quello no, eh!”.

La seconda ragazza, Andrea, una quindicenne straniera, ha raccontato di aver tentato il suicidio perché vittima del bullismo a scuola e sui social network. Solo in ospedale ha compreso che il vero problema non era lei, ma i ragazzi che le hanno fatto del male. Ed ora desidererebbe perdonarli. “Anche i bambini – ha risposto il Papa – sono crudeli, alle volte, e hanno quella capacità di ferirti dove più ti farà male: di ferirti il cuore, di ferirti la dignità, di ferirti anche la nazionalità”. “La crudeltà è un atteggiamento umano che è proprio alla base di tutte le guerre: di tutte. La crudeltà che non lascia crescere l’altro, la crudeltà che uccide l’altro, la crudeltà che uccide anche il buon nome di un’altra persona. Quando una persona chiacchiera contro un’altra, questo è crudele: è crudele perché distrugge la fama della persona. Ma, tu sai a me piace dire un’espressione quando parlo di questa crudeltà della lingua: le chiacchiere sono un terrorismo; è il terrorismo delle chiacchiere. La crudeltà della lingua, o quella che tu hai sentito, è come buttare una bomba che distrugge te o distrugge chiunque, e quello che la butta non si distrugge. Questo è un terrorismo, è una cosa che noi dobbiamo vincere. Come si vince, questo? Ma, tu hai scelto la strada giusta: il silenzio, la pazienza e hai finito con quella parola tanto bella: il perdono. Ma, perdonare non è facile, perché uno può dire: Sì, io perdono ma non mi dimentico. E tu sempre porterai con te questa crudeltà, questo terrorismo delle parole brutte, delle parole che feriscono e che cercano di buttarti via dalla comunità. C’è una parola in italiano che io non conoscevo. Quando sono venuto le prime volte, qui in Italia: – extracomunitari – , che si dice delle persone di altri Paesi che vengono a vivere da noi. Ma proprio questa crudeltà è quello che fa sì che tu che sei di un altro Paese diventi un extra-comunitario, ti portano via dalla comunità, non ti accolgono. Che è una cosa contro la quale dobbiamo lottare tanto. Tu sei stata coraggiosa, eh?, sei stata molto coraggiosa con questo; ma lottare contro questo terrorismo della lingua, contro questo terrorismo delle chiacchiere, degli insulti, del cacciare via la gente, sì, con insulti o dicendo loro cose che fanno loro male al cuore …

Si può perdonare totalmente? E’ una grazia che dobbiamo chiedere al Signore. Noi, da noi stessi, non possiamo: facciamo lo sforzo, tu lo hai fatto; ma è una grazia che ti dà il Signore, il perdono, di perdonare il nemico, perdonare quello che ti ha ferito, quello che ti ha fatto del male. Quando Gesù nel Vangelo ci dice: Chi ti dà uno schiaffo su una guancia, dagli l’altra, no?, significa questo: lasciare nelle mani del Signore questa saggezza del perdono, che è una grazia. Ma noi, fare tutto del nostro per perdonare”. “Poi c’è un altro atteggiamento che va proprio contro questo terrorismo della lingua, siano le chiacchiere, gli insulti e tutto questo: è l’atteggiamento della mitezza. Stare zitto, trattare bene gli altri, non rispondere con un’altra cosa brutta … Come Gesù: Gesù era mite di cuore. La mitezza. E noi viviamo in un mondo dove a un insulto tu rispondi con un altro: è abituale, questo. Ci insultiamo l’uno con l’altro e ci manca la mitezza. Chiedere la grazia della mitezza, la mitezza di cuore. E lì è anche una grazia che apre la strada al perdono”.
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IL VIDEO DI TV 2000
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L’ultimo ragazzo ha domandato: “Come facciamo noi giovani a vivere e a diffondere la pace in questo mondo che è così pieno di odio?”. “Tu hai detto due parole che sono chiave per capire tutto – ha risposto Papa Francesco – pace e odio. La pace costruisce ponti, l’odio è il costruttore dei muri. Tu devi scegliere, nella vita: o faccio ponti, o faccio muri. I muri dividono e l’odio cresce: quando c’è divisione, cresce l’odio. I ponti uniscono e quando c’è il ponte, l’odio può andarsene via perché io posso sentire l’altro, parlare con l’altro. A me piace pensare e dire che noi abbiamo, nelle nostre possibilità di tutti i giorni, la capacità di fare un ponte umano. Quando tu stringi la mano a un amico, a una persona, tu fai un ponte umano. Tu fai un ponte. Invece, quando tu colpisci un altro, insulti un altro, tu costruisci un muro. L’odio cresce sempre con i muri; alle volte, succede che tu voglia fare il ponte e ti lasciano con la mano tesa e dall’altra parte non te la prendono: sono le umiliazioni che nella vita noi dobbiamo subire per fare qualcosa di buono. Ma sempre fare i ponti. E tu sei venuto qui: sei stato fermato e rimandato a casa; poi hai fatto una scommessa per il ponte e per tornare un’altra volta: questo è l’atteggiamento. Sempre: c’è una difficoltà che mi impedisce qualcosa? Torno indietro e vado avanti, torno e vado avanti. Questo è quello che noi dobbiamo fare: fare dei ponti. Non lasciarsi cadere a terra, non andare così … “ma, non posso …”: no, sempre cercare il modo di fare ponti”.

Poi, rivolto a tutti i giovani, ha chiesto di sollevare le braccia e tenersi per mano: “Ma voi state lì: con le mani, fate ponti, voi. Tutti. Eh? Prendete le mani … ecco. Io voglio vedere tanti ponti umani … Ecco, così: alzate bene le mani … E’ così. Questo è il programma di vita: fare ponti, ponti umani. Grazie”.

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