Con “grande trepidazione” Papa Francesco segue le vicende dei cristiani che sono duramente colpiti da un’assurda violenza – ha sottolineato – che non accenna a fermarsi e che hanno diritto di ritrovare nei propri Paesi sicurezza e serenità, professando liberamente la propria fede. Da qui l’incoraggiamento “ad essere forti e saldi nella speranza”:
“Ancora una volta rivolgo un accorato appello a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale, come pure a tutte le persone di buona volontà, affinché si intraprenda una vasta mobilitazione di coscienze in favore dei cristiani perseguitati”.
E, tra i drammi dimenticati dalla comunità internazionale, è quella dei cristiani in fuga dall’Iraq, come denuncia p. Raymond Moussalli, vicario del vescovado caldeo ad Amman, in Giordania, dove sono stati di recente accolti oltre 100 mila profughi a causa dell’avanzata delle milizie dello Stato islamico a Mossul e nella Piana di Ninive. Ascoltiamolo, al microfono di Romilda Ferrauto, per la Radio Vaticana, descrivere la disperazione in cui versa questa povera gente:
R. – Arrivano in maniera tragica: non hanno soldi, né vestiti, hanno lasciato le loro case in un giorno, 100 mila persone.
D. – C’è ancora un futuro per loro lì, secondo lei?
R. – Penso che se non troveranno la sicurezza e la pace di poter rientrare nelle loro case, protetti del governo centrale iracheno, e di essere accolti come cittadini di “serie A”, non vogliano più ritornare. Quindi, la questione è questa: di essere accettati dal popolo iracheno come iracheni.
D. – Dunque, la soluzione non è che i Paesi occidentali accolgano questa gente. Qual è la soluzione?
R. – Se loro hanno lasciato le loro case, devono essere accettati dalla comunità internazionale. Se sono rimasti lì devono essere protetti dalla comunità internazionale, dal governo centrale iracheno e dal governo del Kurdistan. Quelli che sono già andati via devono essere accettati dalla comunità internazionale e dai Paesi all’estero.
D. – Lei è soddisfatto del modo in cui la comunità internazionale sta reagendo a questa tragedia?
R. – Fino ad adesso, non abbiamo sentito alcuna presa di posizione dai leader delle comunità internazionale. Solo il Santo Padre ha reagito e ogni giorno fa un appello o un accenno. Gli altri sono venuti in visita, ma non hanno fatto nulla. Quindi, noi vogliamo essere incoraggiati e che si faccia di più.
D. – La Giordania in questo momento sta accogliendo tantissimi rifugiati sia dalla Siria che sall’Iraq…
R. – Grazie al Signore, speriamo continui in questo. In tutti i Paesi del Medio Oriente ci sono guerre, problemi interni. Solo la Giordania vive in pace con il suo popolo e la sua gente.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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