Il Movimento dei Focolari – ha sottolineato il Papa – è nato “da un piccolo seme” che “ha dato vita a un albero che ora distende i suoi rami in tutte le espressioni della famiglia cristiana e anche tra membri delle diverse religioni e tra molti che coltivano la giustizia e la solidarietà insieme alla ricerca della verità”. “Questa Opera – ha proseguito – è sgorgata da un dono dello Spirito Santo – il carisma dell’unità”, oggi al servizio di una “nuova stagione dell’evangelizzazione”:
“A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II, la Chiesa è chiamata a percorrere una nuova tappa dell’evangelizzazione testimoniando l’amore di Dio per ogni persona umana, a cominciare dai più poveri e dagli esclusi, e per far crescere con la speranza, la fraternità e la gioia il cammino dell’umanità verso l’unità”.
Papa Francesco ricorda “con grande affetto e riconoscenza” la fondatrice Chiara Lubich, “straordinaria testimone di questo dono, che nella sua feconda esistenza ha portato il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo”. Quindi, consegna tre parole ai Focolari: contemplare, uscire e fare scuola. Innanzitutto, contemplare”. “Oggi – ha detto – abbiamo più che mai bisogno di contemplare Dio e le meraviglie del suo amore”:
“Contemplare significa inoltre vivere nella compagnia con i fratelli e le sorelle, spezzare con loro il Pane della comunione e della fraternità, varcare insieme la porta (cfr Gv 10,9) che ci introduce nel seno del Padre (cfr Gv 1,18), perché ‘la contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno’ (Esort. ap. Evangelii gaudium, 281), è un narcisismo”.
“Per fare questo occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’ e che non s’impara a buon mercato. Non possiamo accontentarci di mezze misure, non possiamo indugiare, ma piuttosto, con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo!”.
Occorre dunque “uscire con coraggio” dove ci sono i “gemiti dei nostri fratelli”, le “piaghe della società” e “gli interrogativi della cultura del nostro tempo”:
“Fa dolore al cuore quando, davanti a una Chiesa, a una umanità … tanto ferita, con tante ferite, ferite morali, ferite esistenziali, ferite di guerra pure … Fa dolore vedere quando i cristiani incominciano a fare bizantinismi filosofici, teologici, spirituali … quello non va. Quello è bizantinismo! Oggi non abbiamo diritto alla riflessione bizantinista. Dobbiamo uscire! Perché – lo ho detto altre volte – la Chiesa sembra un ospedale da campo: e quando si va in un ospedale da campo, il primo lavoro è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo… Questo verrà dopo… E’ chiaro?”.
Infine, la terza parola: “fare scuola”. “Senza una adeguata opera di formazione delle nuove generazioni – ha affermato – è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità”. Bisogna formare “uomini e donne nuovi” – ha concluso citando Chiara Lubich – “uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo”.
A cura di Redazione Papaboys fonte Radio Vaticana
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