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Papa Francesco: gesti di pace per risanare le ferite

Papa Francesco: gesti di pace per risanare le feriteSolo con “gesti concreti di riconciliazione e di pace” sarà possibile avere una “lettura” condivisa del massacro del popolo armeno avvenuto 100 anni fa. È la considerazione principale del discorso che Papa Francesco rivolto al Sinodo patriarcale della Chiesa Armeno-Cattolica, a tre giorni dalla Messa che domenica prossima, nella Basilica di San Pietro, il Papa presiederà per commemorare quella drammatica pagina di storia. Il servizio di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana:

“Metz Yeghern”, il “Grande Male”: è scarno il nome attribuito a un dolore devastante, piantato esattamente da 100 anni nel cuore di un popolo antichissimo, quello armeno. È l’epoca dell’Impero Ottomano quando la storia registra il massacro di un milione e mezzo di cristiani armeni, che si rifiutano di rinnegare la propria fede. Un dolore che Francesco intende condividere con i vescovi della Chiesa armeno-cattolica, un anticipo del momento più ampio e pubblico che vedrà il Papa sull’altare di Piazza San Pietro domenica prossima:

“Invocheremo la Divina Misericordia perché ci aiuti tutti, nell’amore per la verità e la giustizia, a risanare ogni ferita e ad affrettare gesti concreti di riconciliazione e di pace tra le Nazioni che ancora non riescono a giungere ad un ragionevole consenso sulla lettura di tali tristi vicende”

Papa Francesco: gesti di pace per risanare le ferite

Antiche diaspore e moderne insicurezze
La strage di un secolo fa innesca l’esodo e la diaspora di una Chiesa e di una popolazione oggi sparsa dagli Stati Uniti, alla Russia, dal Sudamerica all’Ucraina, passando per l’Europa. E le conseguenze del passato per la popolazione armena sono acuite oggi, specie nella “Madrepatria”, riconosce Francesco, dai rivolgimenti che stanno modificando gli assetti mediorientali:

“Penso con tristezza in particolare a quelle zone, come quella di Aleppo – il vescovo mi ha detto ‘la città martire’ – che cento anni fa furono approdo sicuro per i pochi sopravvissuti. Tali regioni, in questo ultimo periodo, hanno visto messa in pericolo la permanenza dei cristiani e non solo armeni”.

Forze oscure, Passione redentrice
Lo sguardo del Papa si appunta poi sulla sanguinosa pagina della storia armena. “È importante – afferma – chiedere a Dio il dono della sapienza del cuore: la commemorazione delle vittime di cento anni fa ci pone infatti dinanzi alle tenebre del ‘mysterium iniquitatis’. Non si capisce se non con questo”:

“Come dice il Vangelo, dall’intimo del cuore dell’uomo possono scatenarsi le forze più oscure, capaci di giungere a programmare sistematicamente l’annientamento del fratello, a considerarlo un nemico, un avversario, o addirittura individuo privo della stessa dignità umana. Ma per i credenti la domanda sul male compiuto dall’uomo introduce anche al mistero della partecipazione alla Passione redentrice”.

Fare memoria per testimoniare la carità
Francesco ricorda i martiri di 100 anni fa e lega la solidità della loro fede anzitutto alla storia bimillenaria degli armeni, i primi a convertirsi al cristianesimo nel 301. “Le pagine sofferte della storia del vostro popolo continuano, in certo senso, la passione di Gesù, ma in ciascuna di esse – sottolinea il Papa – è posto il germoglio della sua Resurrezione”:

“Non venga meno in voi Pastori l’impegno di educare i fedeli laici a saper leggere la realtà con occhi nuovi, per giungere a dire ogni giorno: il mio popolo non è soltanto quello dei sofferenti per Cristo, ma soprattutto dei risorti in Lui. Per questo è importante fare memoria del passato, ma per attingere da esso linfa nuova per alimentare il presente con l’annuncio gioioso del Vangelo e con la testimonianza della carità”.

Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa
Fu Benedetto XV a intervenire “presso il Sultano Mehmet V per far cessare i massacri degli armeni” e lo stesso Pontefice, rammenta ancora Francesco, volle iscrivere Sant’Efrem il Siro tra i Dottori della Chiesa Universale. Domenica prossima Francesco compirà un gesto analogo con San Gregorio di Narek e questa decisione “inaspettata” è stata salutata con gratitudine dal Cathlicos armeno, Nerses Bedros XIX. “Ve ne siamo immensamente riconoscenti”, ha detto. Gregorio di Narek, vissuto mille anni fa, è “il Santo armeno più amato e più letto”, il cui “Libro delle Lamentazioni” ha affermato il Patriarca degli armeni, era al “capezzale di ogni famiglia armena accanto al Santo Vangelo”.

A cura di Redazione Papaboys fonti: Avvenire, Radio Vaticana e Osservatore Romano

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