Emanuela Campanile – Città del Vaticano
La frase “Non abbiate paura” è cuore e speranza dell’omelia di Papa Francesco alla Santa Messa celebrata oggi pomeriggio presso la Fraterna Domus di Sacrofano in occasione dell’apertura dell’incontro “Liberi dalla paura”, organizzato dalla Fondazione Migrantes, dalla Caritas Italiana, dal Centro Astalli e rivolto alle realtà impegnate nell’accoglienza o nell’integrazione dei migranti. Parole che risuonano nei cuori dei presenti che nel quotidiano lavorano, spesso silenziosamente, a fianco di chi arriva da lontano.
Una frase ispirata al messaggio delle due Letture scelte per la Celebrazione: il brano del Libro dell’Esodo in cui, spiega Francesco, “Mosè invita il popolo a non avere paura perché il Signore è con loro”, e quello del Vangelo di Matteo in cui Gesù rassicura i discepoli che non lo riconoscono mentre cammina sulle acque. Episodi biblici, spiega il Papa, con cui il Signore parla all’uomo di oggi:
Il Signore parla oggi a noi e ci chiede di lasciare che Lui ci liberi dalle nostre paure. “Liberi dalla paura” è proprio il tema scelto per il vostro incontro. La paura è l’origine della schiavitù (…) E’ anche l’origine di ogni dittatura, perché sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori. Di fronte alle cattiverie e alle brutture del nostro tempo, anche noi, come il popolo d’Israele, siamo tentati di abbandonare il nostro sogno di libertà.
Ma come non ripiegarsi su se stessi rifugiandosi nella propria realtà quando le situazioni ci sembrano senza via d’uscita? Francesco lo ribadisce anche in questa occasione:
Proviamo legittima paura di fronte a situazioni che ci sembrano senza via d’uscita. E non bastano le parole umane di un condottiero o di un profeta a rassicurarci, quando non riusciamo a sentire la presenza di Dio e non siamo capaci di abbandonarci alla sua Provvidenza.
Ed è proprio questo senso di sconfitta, prosegue il Papa, che ci fa ergere muri di divisione. Sempre, anche e soprattutto oggi: Questo ripiegamento su sé stessi, segno di sconfitta, accresce il nostro timore verso gli “altri”, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri. E questo si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, sicurezza e un futuro migliore. Il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro.
Con grande lucidità e conoscenza delle fragilità del cuore umano, il Pontefice sottolinea inoltre:
Il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro. Lo dicevo l’anno scorso, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: ‘Non è facile entrare nella cultura altrui, mettersi nei panni di persone così diverse da noi, comprenderne i pensieri e le esperienze. E così, spesso, rinunciamo all’incontro con l’altro e alziamo barriere per difenderci’.
Come Mosè si fida di Dio, invitando gli israeliti a non aver paura perchè il Signore non abbandona il suo popolo, così è lo stesso Gesù a dirci che è Lui stesso a bussare alla nostra porta:
L’incontro con l’altro, poi, è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato e carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito. E se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: «In verità io vi dico: tutto quello a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
Come in un amorevole scambio, chi ha avuto la forza di lasciarsi liberare dalla paura, ricevendo la gioia dell’incontro con Cristo, è chiamato ad una missione che, spiega ancora il Papa, “è per noi l’unica vera certezza”:
E chi ha avuto la forza di lasciarsi liberare dalla paura, chi ha sperimentato la gioia di questo incontro è chiamato oggi ad annunciarlo sui tetti, apertamente, per aiutare altri a fare lo stesso, predisponendosi all’incontro con Cristo e la sua salvezza.
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