“L’amore di Dio per l’umanità affamata di pane, di libertà, di giustizia, di pace, e soprattutto della sua grazia divina, non viene mai meno. Gesù continua anche oggi a sfamare, a rendersi presenza viva e consolante, e lo fa attraverso di noi”. Sono le parole di Papa Francesco prima della recita dell’Angelus di questa domenica in piazza San Pietro.
L’annuncio di Cristo, pane di vita eterna – ha detto il Pontefice – richiede un generoso impegno di solidarietà per i poveri, i deboli, gli ultimi, gli indifesi. Questa azione di prossimità e di carità è la migliore verifica della qualità della nostra fede, tanto a livello personale, quanto a livello comunitario. Al termine del racconto, l’Evangelista riferisce che, quando tutti furono saziati, Gesù disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (v. 12) ed invita ciascuno di noi a fare altrettanto, non sprecando gli avanzi dei pasti buttandoli via, ma donandoli a chi ha fame.
LE PAROLE DEL SANTO PADRE PRIMA DELLA RECITA DELL’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Con questo sole sulla Piazza voi siete coraggiosi. Complimenti!
Il Vangelo di oggi (cfr Gv 6,1-15) presenta il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Vedendo la grande folla che lo aveva seguito nei pressi del lago di Tiberiade, Gesù si rivolge all’apostolo Filippo e domanda: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» (v. 5). I pochi denari che Gesù e gli apostoli possiedono, infatti, non bastano per sfamare quella moltitudine.
Ed ecco che Andrea, un altro dei Dodici, conduce da Gesù un ragazzo che mette a disposizione tutto quello che ha: cinque pani e due pesci; ma certo – dice Andrea – sono niente per quella folla (cfr v. 9). Eppure Gesù ordina ai discepoli di far sedere la gente, poi prende quei pani e quei pesci, rende grazie al Padre e li distribuisce (cfr v. 11), e tutti possono avere cibo a sazietà. Tutti hanno mangiato quanto volevano.
Con questa pagina evangelica, la liturgia ci induce a non distogliere lo sguardo da quel Gesù che domenica scorsa, nel Vangelo di Marco, vedendo «una grande folla, ebbe compassione di loro» (6,34).
Oggi infatti Giovanni ci mostra nuovamente Gesù attento ai bisogni primari delle persone. L’episodio scaturisce da un fatto concreto: la gente ha fame e Gesù coinvolge i suoi discepoli perché questa fame venga saziata. E’ questo il fatto concreto. Alle folle, Gesù non si è limitato a donare questo – ha offerto la sua Parola, la sua consolazione, la sua salvezza, infine la sua vita –, ma certamente ha fatto anche questo: ha avuto cura del cibo per il corpo. E noi, suoi discepoli, non possiamo far finta di niente. Soltanto ascoltando le più semplici richieste della gente e ponendosi accanto alle loro concrete situazioni esistenziali si potrà essere ascoltati quando si parla di valori superiori.
L’amore di Dio per l’umanità affamata di pane, di libertà, di giustizia, di pace, e soprattutto della sua grazia divina, non viene mai meno. Gesù continua anche oggi a sfamare, a rendersi presenza viva e consolante, e lo fa attraverso di noi. Pertanto, il Vangelo ci invita ad essere disponibili e operosi Di fronte al grido di fame – ogni sorta di “fame” – di tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo, non possiamo restare spettatori distaccati e tranquilli.
L’annuncio di Cristo, pane di vita eterna, richiede un generoso impegno di solidarietà per i poveri, i deboli, gli ultimi, gli indifesi. Questa azione di prossimità e di carità è la migliore verifica della qualità della nostra fede, tanto a livello personale, quanto a livello comunitario.
Al termine del racconto, l’Evangelista riferisce che, quando tutti furono saziati, Gesù disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto» (v. 12).
Preghiamo la Vergine Maria, perché nel mondo prevalgano i programmi dedicati allo sviluppo, all’alimentazione, alla solidarietà, e non quelli dell’odio, degli armamenti e della guerra.
I SALUTI DI PAPA FRANCESCO DOPO L’ANGELUS
Cari fratelli e sorelle,
domani ricorre la Giornata Mondiale contro la tratta di persone, promossa dalle Nazioni Unite. Questa piaga riduce in schiavitù molti uomini, donne e bambini con lo scopo dello sfruttamento lavorativo e sessuale, del commercio di organi, dell’accattonaggio e della delinquenza forzata. Pure qui, a Roma. Anche le rotte migratorie sono spesso utilizzate da trafficanti e sfruttatori per reclutare nuove vittime della tratta. È responsabilità di tutti denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questo vergognoso crimine.
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Saluto ora tutti i pellegrini provenienti dall’Italia e da diversi Paesi, in particolare i fedeli di Rio de Janeiro, Nova Friburgo, Viseu, Quixadá e Fortaleza, in Brasile.
Saluto l’associazione “Amici di Santa Giovanna Antida Thouret”; il gruppo di scout da Padova e da Betlemme; i giovani di Cerese di Borgo Virgilio e i cresimati di Tombelle.
A tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!
A cura della Redazione