Cristo è presente “ogni volta che celebriamo un Battesimo, o consacriamo il pane e il vino nell’Eucaristia, o ungiamo con l’Olio santo il corpo di un malato”. Lo ha ricordato Papa Francesco nella catechesi di questo mercoledì, durante l’udienza generale. E la preghiera del cristiano “fa propria la presenza sacramentale di Gesù”. Ciò che è esterno a noi diventa parte di noi, e spiega Papa Francesco, “la liturgia lo esprime perfino con il gesto così naturale del mangiare”.
Per questo, sottolinea il Papa, “la Messa non può essere solo ‘ascoltata’, non possiamo dire “vado ad ascoltare Messa” come “se noi fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci”. La Messa “è sempre celebrata”, non solo dal sacerdote che la presiede, “ma da tutti i cristiani che la vivono”. E il centro è Cristo “è Lui il Protagonista della liturgia”.
Infatti, conclude Francesco, i primi cristiani, iniziando a vivere il loro culto, lo fecero attualizzarono “i gesti e le parole di Gesù, con la luce e la forza dello Spirito Santo”, in modo che la loro vita, “diventasse sacrificio spirituale offerto a Dio”. Un approccio rivoluzionario, per il quale “la vita è chiamata a diventare culto a Dio, ma questo non può avvenire senza la preghiera, specialmente la preghiera liturgica”.
Quando andiamo alla celebrazione di un battesimo, per esempio, è Cristo lì, presente, che battezza. “Ma, Padre, questa è un’idea, un modo di dire …”: no, non è un modo di dire. Cristo è presente e nella liturgia tu preghi con Cristo accanto a te.
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Lo sottolinea Papa Francesco nella catechesi dell’udienza generale di questa mattina, tenuta ancora nella Biblioteca del palazzo apostolico per evitare contatti tra i fedeli in questo tempo di pandemia, proseguendo le riflessioni sulla preghiera. Il Papa esordisce ricordando che spesso, nella storia della Chiesa, c’è stata “la tentazione di praticare un cristianesimo intimistico, che non riconosce ai riti liturgici pubblici la loro importanza spirituale”.
Si rivendicava, spiega Francesco, “la presunta maggiore purezza di una religiosità che non dipendesse dalle cerimonie esteriori, ritenute un peso inutile o dannoso”, criticando non “una particolare forma rituale”, o “un determinato modo di celebrare, ma la liturgia stessa”. E quindi, per il Pontefice, “si possono trovare nella Chiesa certe forme di spiritualità che non hanno saputo integrare adeguatamente il momento liturgico”. Così molti fedeli, anche se partecipano alla Messa “hanno attinto alimento per la loro fede e la loro vita spirituale piuttosto da altre fonti, di tipo devozionale”.
Ma su questo la Chiesa ha “molti camminato” e la costituzione apostolica Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II sintetizza bene questo cammino:
Essa ribadisce in maniera completa e organica l’importanza della divina liturgia per la vita dei cristiani, i quali trovano in essa quella mediazione oggettiva richiesta dal fatto che Gesù Cristo non è un’idea o un sentimento, ma una Persona vivente, e il suo Mistero un evento storico.
La preghiera dei cristiani, infatti, prosegue Papa Francesco, “passa attraverso mediazioni concrete: la Sacra Scrittura, i Sacramenti, i riti liturgici, la comunità”. E’ la “sfera corporea e materiale”, indispensabile per la vita cristiana, perché “in Gesù Cristo essa è diventata via di salvezza”. Quindi, aggiunge “a braccio”: “Ora dobbiamo pregare con il corpo. Il corpo entra nella preghiera”
Dunque, chiarisce il Papa, “non esiste spiritualità cristiana che non sia radicata nella celebrazione dei santi misteri”. Il Catechismo scrive infatti, al numero 2655: “La missione di Cristo e dello Spirito Santo che, nella Liturgia sacramentale della Chiesa, annunzia, attualizza e comunica il Mistero della salvezza, prosegue nel cuore che prega”.
La liturgia, in sé stessa, non è solo preghiera spontanea, ma qualcosa di più e di più originario: è atto che fonda l’esperienza cristiana tutta intera e, perciò, anche la preghiera. È evento, è accadimento, è presenza, è incontro.
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