Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
“Onora il padre e la madre”: è a partire da questo comandamento che il Papa propone la sua riflessione all’udienza generale del mercoledì in una Piazza San Pietro nuovamente affollata. Con un sottotitolo: l’amore per la vita vissuta. Prosegue così il ciclo di catechesi dedicato all’anzianità vista oggi nella sua esperienza di fragilità, smarrimento e avvilimento, disillusione e dubbio e spesso abbandono. Dobbiamo fare di tutto per sostenerla, raccomanda Francesco, nelle nostre società non si fa ancora abbastanza.
Stati di fragilità, osserva Papa Francesco, possono presentarsi in tutte le fasi della vita, ma quando toccano l’età anziana provocano negli altri una sorta di assuefazione, se non di fastidio, perché comunque si pensa che la vita “è già stata vissuta”. L’amore che si riversa sul nostro futuro, fa notare il Papa, non ritorna con la stessa forza, “sulla vita che sta dietro le spalle” e già questo dice la gratuità dell’amore che ben conoscono i genitori. Ma è possibile una “restituzione dell’amore” resa sotto forma di onore verso chi ci ha preceduto, un onore “sigillato dal comandamento di Dio”.
“Onora il padre e la madre” è un impegno solenne, il primo della “seconda tavola” dei dieci comandamenti. Non si tratta soltanto del proprio padre e della propria madre. Si tratta della generazione e delle generazioni che precedono, il cui congedo può anche essere lento e prolungato, creando un tempo e uno spazio di convivenza di lunga durata con le altre età della vita. In altre parole, si tratta della vecchiaia della vita.
Onore significa anche tenerezza e rispetto, concetti che oggi, prosegue il Papa, definiamo con la parola “dignità”. “Onorare il padre e la madre, aggiunge, onorare gli anziani è riconoscere la dignità che hanno”. Afferma quindi che la cura del malato o di chi non è più autosufficiente può mancare di onore e descrive alcuni atteggiamenti o situazioni in cui “l’eccesso di confidenza”, fa perdere di vista la delicatezza per trasformarsi in “ruvidezza e prevaricazione”.
Quando la debolezza è rimproverata, e addirittura punita, come fosse una colpa. Quando lo smarrimento e la confusione diventano un varco per l’irrisione e l’aggressività. Può accadere persino fra le pareti domestiche, nelle case di cura, come anche negli uffici o negli spazi aperti della città. Incoraggiare nei giovani, anche indirettamente, un atteggiamento di sufficienza – e persino di disprezzo – nei confronti dell’età anziana, delle sue debolezze e della sua precarietà, produce cose orribili.
E tra le conseguenze orribili il Papa ricorda il caso di ragazzi che sono arrivati a dare fuoco ad un “barbone” vedendo in lui nient’altro che “uno scarto umano”.
Il disprezzo verso un anziano, afferma ancora Francesco, disonora tutti e cita un passo nella storia di Noè che insegna molto a questo riguardo.
Il vecchio Noè, eroe del diluvio e ancora gran lavoratore, giace scomposto dopo aver bevuto qualche bicchiere di troppo. E’ anzianogià, ma ha bevuto troppo. I figli, per non farlo svegliare nell’imbarazzo, lo coprono delicatamente, con lo sguardo abbassato, con grande rispetto. Questo testo è molto bello e dice tutto dell’onore dovuto all’anziano. Coprire le debolezze dell’anziano, per non fargli fare vergogna.
Il Papa guarda alle società attuali per osservare che, nonostante le risorse materiali messe a disposizione degli anziani la lotta “per la restituzione di quella speciale forma dell’amore che è l’onore”, appare ancora fragile. Da qui la sua esortazione a fare di più per sostenere “coloro che sono sensibili a questa decisiva forma di “civiltà dell’amore”. Poi aggiunge a braccio:
E su questo, io mi permetto di consigliare ai genitori: per favore, avvicinare i figli, i bambini, i figli giovani agli anziani, avvicinarli sempre. E quando l’anziano è ammalato, un po’ fuori testa, avvicinarli sempre: che sappiano che questa è la nostra carne, che questo è quello che ha reso possibile che noi stessimo adesso qui. Per favore, non allontanare gli anziani. E se non c’è altra possibilità che inviarli in una casa di riposo, per favore, andarli a trovare e portare i bambini a trovarli:
L’onore per la vita vissuta, conclude Francesco, “non è una faccenda per vecchi”, è un comportamento che andrà a vantaggio delle nuove generazioni che ne erediterà le qualità maggiori. Si tratta di una “vera e propria rivoluzione culturale”, dice ancora il Papa, per la quale chiedere l’aiuto dello Spirito Santo.
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