Questa mattina in Piazza San Pietro al termine della Celebrazione Eucaristica Papa Francesco ha aperto la Porta Santa con la quale ha ufficialmente aperto il Giubileo della Misericordia.
“Attraversare oggi la porta santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano”. È il messaggio che Papa Francesco ha voluto rivolgere a tutta la Chiesa, ma anche al mondo intero aprendo la Porta Santa della Basilica Vaticana, alla presenza di Benedetto XVI, e con questo gesto dando il via ufficiale al Giubileo straordinario della Misericordia da lui annunciato soltanto 9 mesi prima.
Un Anno Santo delle periferie con la prima porta santa aperta da Bergoglio in anticipo nella cattedrale di Bangui nella Repubblica Centrafricana. Ma il Papa ha voluto anche che in ogni cattedrale e santuario del mondo fosse aperta una porta santa. Piazza San Pietro piena di fedeli a dispetto degli allarmi per possibili attacchi terroristici in una Roma, però, “blindata” per il primo Giubileo al tempo dell’Isis. Tra le delegazioni ufficiali, salutate dal Pontefice prima dell’inizio della messa, presenti per l’Italia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la figlia Laura e il premier Matteo Renzi con la moglie Agnese.
“Tra poco avrò la gioia di aprire la Porta Santa della Misericordia – ha detto Francesco durante l’Omelia della Santa Messa – Compiamo questo gesto, come ho fatto a Bangui tanto semplice quanto fortemente simbolico, alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, e che pone in primo piano il primato della grazia. Ciò che ritorna più volte in queste Letture, infatti, rimanda a quell’espressione che l’angelo Gabriele rivolse a una giovane ragazza, sorpresa e turbata, indicando il mistero che l’avrebbe avvolta: «Rallegrati, piena di grazia» (Lc 1,28).
Oggi, qui a Roma e in tutte le diocesi del mondo, varcando la Porta Santa vogliamo anche ricordare un’altra porta che, cinquant’anni fa, i Padri del Concilio Vaticano II spalancarono verso il mondo. Questa scadenza non può essere ricordata solo per la ricchezza dei documenti prodotti, che fino ai nostri giorni permettono di verificare il grande progresso compiuto nella fede. In primo luogo, però, il Concilio è stato un incontro. Un vero incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in sé stessa, per riprendere con entusiasmo il cammino missionario. Era la ripresa di un percorso per andare incontro ad ogni uomo là dove vive: nella sua città, nella sua casa, nel luogo di lavoro… dovunque c’è una persona, là la Chiesa è chiamata a raggiungerla per portare la gioia del Vangelo, per portare la Misericordia e il Perdono di Dio. Una spinta missionaria, dunque, che dopo questi decenni riprendiamo con la stessa forza e lo stesso entusiasmo.
Il Giubileo ci provoca a questa apertura e ci obbliga a non trascurare lo spirito emerso dal Vaticano II, quello del Samaritano, come ricordò il beato Paolo VI a conclusione del Concilio. Attraversare oggi la Porta Santa ci impegni a fare nostra la misericordia del buon samaritano.
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di Francesco Rossi per Redazione Papaboys
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