Ultimo appuntamento del viaggio in Polonia, è stato l’incontro con i volontari della Giornata mondiale della Gioventù alla Tauron Arena, il grande palazzo dello sport costruito a circa 10 chilometri da Cracovia.
L’incontro si apre con la testimonianza di due volontari, una polacca e un panamense che confermano al Papa i doni ricevuti da questa e dalle altre Gmg vissute nel servizio, aiuti straordinari per scelte di vita personali coerenti con la fede e l’appartenenza alla Chiesa. E commovente è stata la lettura, fatta dal fratello, di una lettera scritta da un giovane grafico polacco, a cui si deve tutta la scenografia della Gmg a Cracovia, morto a causa di un tumore a inizio luglio.
Francesco ha iniziato a leggere il testo scritto del discorso: “Carissimi volontari – ha detto – prima di fare ritorno a Roma, sento il desiderio di incontrarvi e, soprattutto, ringraziare ciascuno di voi per l’impegno, la generosità e la dedizione con cui avete accompagnato, aiutato e servito le migliaia di giovani pellegrini. Grazie anche per la vostra testimonianza di fede che, unita a quella dei tantissimi giovani provenienti da ogni parte del mondo, è un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo. Donandovi per amore di Cristo, voi avete sperimentato quanto è bello impegnarsi per una nobile causa…”.
Poi il Papa ha lasciato il testo, dicendo che era noioso, lo ha consegnato e ha iniziato a parlare a braccio in spagnolo.
“Preparare una Giornata della Gioventù – ha detto – è tutta una avventura, vuol dire mettersi in una avventura e arrivare. Arrivare, servire, lavorare, fare e poi salutarsi. Quindi, prima di tutto, l’avventura, la generosità. Io voglio ringraziare tutti voi, volontari, volontarie, benefattori per tutto quello che avete fatto. Voglio ringraziare per le ore di preghiera che avete fatto, perché so che questa Giornata è stata messa insieme con tanto lavoro, ma anche con molta preghiera. Grazie ai volontari che hanno dedicato un tempo alla preghiera, perché potessimo andare avanti così”.
“Grazie ai sacerdoti, ai sacerdoti che vi hanno accompagnato; grazie alle religiose, che vi hanno accompagnato; grazie ai consacrati e grazie a voi che vi siete messi in questa avventura, con la speranza di riuscire ad arrivare alla fine”.
“Il vescovo, quando ha fatto una presentazione, gli ho detto – non so se capirete questa parola – un complimento adulatorio: ‘Voi siete la speranza del futuro’. Ed è vero! Però a due condizioni. Volete essere speranza per il futuro? Sì? Sicuri? [rispondono: “Sì!”] Allora a due condizioni: no, non occorre pagare il biglietto d’ingresso… La prima condizione è avere memoria, chiedermi da dove vengo; la memoria del mio popolo, la memoria della mia famiglia, del mio Paese, di tutta la mia storia. La testimonianza della seconda volontaria era piena di memoria, piena! Memoria di un cammino, memoria di quanto ho ricevuto dai miei genitori. Un giovane smemorato non può essere speranza per il futuro. E’ chiaro? [rispondono: “Sì!”]
“’Padre, come faccio per avere memoria?’ – ‘Parla con i tuoi genitori, parla con gli adulti. Soprattutto parla con i nonni’. E’ chiaro? In modo tale che se voi volete essere speranza del futuro dovete ricevere la torcia del nonno e della nonna. E’ chiaro?”.
“Mi promettete che per preparare Panama parlerete di più con i nonni? [rispondono: “Sì!”] E se i nonni già sono andati in cielo, parlerete comunque con gli anziani e chiederete loro? [rispondono: “Sì!”] Chiedete loro, perché loro sono la saggezza del popolo. Quindi per essere speranza la prima condizione è avere memoria. ‘Voi siete la speranza del futuro’ vi ha detto il vescovo”.
“Poi, la seconda condizione: se per il futuro sono speranza ed ho memoria del passato, mi rimane il presente. Cosa devo fare nel presente? Avere coraggio. Avere coraggio! Essere coraggioso: essere coraggioso! Non spaventarsi. Abbiamo ascoltato la testimonianza, l’addio di questo nostro amico che è stato sconfitto dal cancro: lui voleva essere qui! Non è arrivato, ma ha avuto il coraggio, il coraggio di affrontare, il coraggio di continuare a lottare, anche nella peggiore condizione. Questo giovane oggi non è qui ma quel giovane ha seminato speranza per il futuro. Quindi per il presente coraggio. “Per il presente?” [rispondono: “Coraggio!”] Valentia, coraggio. E’ chiaro?. Quindi se avete …. Quale era la prima cosa? [rispondono: “Memoria”] E se avete [rispondono: “Coraggio!”] sarete la speranza [rispondono: “Futuro!”] E’ tutto chiaro? Bene!”.
“Io non so se io ci sarà a Panama, ma vi posso assicurare una cosa che Pietro ci sarà a Panama. E Pietro vi chiederà se avete parlato con i nonni, se avete parlato con gli anziani per avere memoria, se avete avuto coraggio e audacia per affrontare la situazione e se avete seminato per il futuro. E a Pietro rispondere [rispondono: “Sì!”]. E’ chiaro?. Che Dio vi benedica tanto. Grazie. Grazie per tutto! E adesso tutti insieme, ciascuno nella propria lingua, preghiamo la Vergine.
[Recita Ave Maria]
E vi chiedo di pregare per me. Non dimenticatevi. E vi do la benedizione.
[Benedizione]
A mi stavo dimenticando: come era? [rispondono: “Memoria, coraggio, futuro!”]
Di seguito pubblichiamo il discorso che il Papa aveva preparato ma di cui ha letto solo le prime righe:
Carissimi volontari, prima di fare ritorno a Roma, sento il desiderio di incontrarvi e, soprattutto, di ringraziare ciascuno di voi per l’impegno, la generosità e la dedizione con cui avete accompagnato, aiutato e servito le migliaia di giovani pellegrini. Grazie anche per la vostra testimonianza di fede che, unita a quella dei tantissimi giovani provenienti da ogni parte del mondo, è un grande segno di speranza per la Chiesa e per il mondo. Donandovi per amore di Cristo, voi avete sperimentato quanto è bello impegnarsi per una nobile causa, e quanto è gratificante fare, in compagnia di tanti amici e amiche, un percorso anche faticoso, ma che ricambia la fatica con la gioia e la dedizione con nuova ricchezza di conoscenza e di apertura a Gesù, al prossimo, a scelte di vita importanti.
Come espressione della mia gratitudine vorrei condividere con voi un dono che ci viene offerto dalla Vergine Maria, la quale oggi è venuta a visitarci nella miracolosa immagine di Kalwaria Zebrzydowska, tanto cara al cuore di san Giovanni Paolo II. In effetti, proprio nel mistero evangelico della Visitazione (cfr Lc 1,39-45) possiamo trovare un’icona del volontariato cristiano. Da qui prendo tre atteggiamenti di Maria e ve li lascio, perché vi aiutino a leggere l’esperienza di questi giorni e ad andare avanti nel cammino del servizio. Questi atteggiamenti sono l’ascolto, la decisione e l’azione.
Primo: l’ascolto. Maria si mette in viaggio a partire da una parola dell’angelo: «Elisabetta tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito anch’essa un figlio…» (Lc 1,36). Maria sa ascoltare Dio: non si tratta di un semplice udire, ma di ascolto, fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità. E pensiamo a quante volte noi ci mettiamo in modo distratto di fronte al Signore o agli altri, e non ascoltiamo veramente. Maria ascolta anche i fatti, gli eventi della vita, è attenta alla realtà concreta e non si ferma alla superficie, ma cerca di coglierne il significato. Maria ha saputo che Elisabetta, ormai anziana, aspetta un figlio; e lì vede la mano di Dio, il segno della sua misericordia. Questo succede anche nella nostra vita: il Signore è alla porta e bussa in molti modi, pone dei segni sul nostro cammino e ci chiama a leggerli con la luce del Vangelo.
Il secondo atteggiamento di Maria è la decisione. Maria ascolta, riflette, ma sa fare anche un passo in avanti: decide. È stato così nella scelta fondamentale della sua esistenza: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). E’ così anche alle nozze di Cana, quando Maria si accorge del problema e decide di rivolgersi a Gesù perché intervenga: «Non hanno più vino» (Gv 2,3). Nella vita spesso è difficile prendere decisioni, sicché tendiamo a rimandarle, magari a lasciare che altri decidano al nostro posto; oppure preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la “tendenza” del momento; a volte comprendiamo quello che dovremmo fare, ma non ne abbiamo il coraggio, perché ci sembra troppo difficile andare controcorrente… Maria non teme di andare controcorrente: con il cuore saldo nell’ascolto, decide, assumendosi tutti i rischi, ma non da sola, insieme con Dio!
E infine l’azione. Maria si mise in viaggio e «andò in fretta…» (Lc 1,39). Nonostante le difficoltà e le critiche che avrà ricevuto, non indugia, non esita, ma va, e va “in fretta”, perché in lei c’è la forza della Parola di Dio. E il suo agire è pieno di carità, pieno d’amore: questa è l’impronta di Dio. Maria va da Elisabetta non per sentirsi dire che è brava, ma per aiutarla, per rendersi utile, per servire. E in questo uscire dalla sua casa, da sé stessa, per amore, porta quanto ha più di prezioso: Gesù, il Figlio di Dio, il Signore. Elisabetta lo coglie immediatamente: «A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43); lo Spirito Santo suscita in lei risonanze di fede e di gioia: «Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo» (Lc 1,44).
Anche nel volontariato ogni servizio è importante, anche il più semplice. E il suo senso ultimo è l’apertura alla presenza di Gesù; è l’esperienza dell’amore che viene dall’alto che mette in cammino e riempie di gioia. Il volontario delle Giornate Mondiali della Gioventù non è solo un “operatore”, è sempre un evangelizzatore, perché la Chiesa esiste e opera per evangelizzare.
Maria, terminato il suo servizio a Elisabetta, tornò a casa sua, a Nazaret. Con delicatezza e semplicità, come è venuta se ne va. Anche voi, carissimi, non vedrete tutti i frutti del lavoro compiuto qui a Cracovia, o durante i “gemellaggi”. Li scopriranno nella loro vita e ne gioiranno le vostre sorelle e i vostri fratelli che avete servito. E’ la gratuità dell’amore! Ma Dio conosce la vostra dedizione, il vostro impegno e la vostra generosità. Egli – siatene certi – non mancherà di ricompensarvi per quanto avete fatto per questa Chiesa dei giovani, che si è radunata in questi giorni a Cracovia con il Successore di Pietro. Vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia (cfr At 20,32); vi affido alla nostra Madre, modello di volontariato cristiano; e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me.
E poi, quelle parole del Pontefice che hanno ‘scosso’ non solo i giovani presenti….
.