La storia della Chiesa è una “storia di amore”, “amore ricevuto da Dio che va portato al mondo”. E’ uno dei passaggi del discorso che Papa Francesco ha rivolto, in Vaticano, ai partecipanti al Congresso Internazionale per il 10.mo anniversario della Deus caritas est di Benedetto XVI, promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum.
Il Pontefice ha sottolineato che, nell’Anno Giubilare, i cristiani sono chiamati a vivere le opere di misericordia come segno dell’amore di Gesù. L’indirizzo d’omaggio a Francesco è stato rivolto da mons. Giovanni Pietro Dal Toso.
Una storia di amore, una storia di carità. Papa Francesco sottolinea il valore della prima Enciclica di Benedetto XVI e annota che la carità sta al centro della vita della Chiesa, “ne è veramente il cuore, come diceva Santa Teresa di Gesù Bambino”.
L’amore di Dio è il cuore pulsante della vita di un cristiano
L’Anno giubilare che stiamo vivendo, è dunque la sua esortazione, “è anche l’occasione per ritornare a questo cuore pulsante della nostra vita e della nostra testimonianza, al centro dell’annuncio di fede”:
“Dio è amore (1 Gv 4,8.16). Dio non ha semplicemente il desiderio o la capacità di amare; Dio è carità: la carità è la sua essenza, la sua natura. Egli è unico, ma non è solitario; non può stare da solo, non può chiudersi in Sé stesso, perché è comunione, è carità, e la carità per sua natura si comunica, si diffonde”.
“Così Dio associa alla sua vita di amore l’uomo e – sottolinea – anche se l’uomo si allontana da Lui, Egli non rimane distante e gli va incontro”. Proprio questo venirci incontro, soggiunge, “è la sua misericordia, è il suo modo di esprimersi verso di noi peccatori, il suo volto che ci guarda e si prende cura di noi”.
Cristiani siano testimoni dell’amore di Dio nel mondo
“Carità e misericordia – riprende Francesco – sono così strettamente legate, perché sono il modo di essere e di agire di Dio: la sua identità e il suo nome”. E, riprendendo la Deus caritas est
“Egli, senza mai stancarsi, riversa la sua carità su di noi e noi siamo chiamati a diventare testimoni di questo amore nel mondo. Perciò dobbiamo guardare alla carità divina come alla bussola che orienta la nostra vita, prima di incamminarci in ogni attività: lì troviamo la direzione, da essa impariamo come guardare i fratelli e il mondo”.
Ogni istituzione della Chiesa riveli che Dio ama l’uomo
L’Enciclica, prosegue Francesco, ci ricorda che la carità “vuole rispecchiarsi sempre più nella vita della Chiesa”:
“Come vorrei che ognuno nella Chiesa, ogni istituzione, ogni attività riveli che Dio ama l’uomo! La missione che i nostri organismi di carità svolgono è importante, perché avvicinano tante persone povere ad una vita più dignitosa, più umana, cosa quanto mai necessaria”.
Opere di misericordia, segno dell’amore di Gesù
Questa missione, riprende, “è importantissima perché, non a parole, ma con l’amore concreto può far sentire ogni uomo amato dal Padre, figlio suo, destinato alla vita eterna con Dio”. Francesco ringrazia quindi “tutti coloro che si impegnano quotidianamente in questa missione, che interpella ogni cristiano”:
“In questo Anno giubilare ho voluto sottolineare che tutti possiamo vivere la grazia del Giubileo proprio mettendo in pratica le opere di misericordia corporale e spirituale: vivere le opere di misericordia significa coniugare il verbo amare secondo Gesù. E così, tutti insieme, contribuiamo concretamente alla grande missione della Chiesa di comunicare l’amore di Dio, che vuole diffondersi”.
L’Enciclica Deus caritas est, ribadisce, “conserva intatta la freschezza del suo messaggio, con cui indica la prospettiva sempre attuale per il cammino della Chiesa”. Tutti, conclude il Papa, “siamo tanto più veri cristiani, quanto più viviamo con questo spirito”.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana
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