Don Franco Diamante: “Sia nei credenti che nei non credenti la visita del Papa suscita una grande emozione. Tutti si stanno preparando al meglio. Lasciamo che questa visita ci colmi di gioia”
La visita oggi pomeriggio di Papa Francesco sta suscitando comprensibili attese tra i detenuti
che si aspettano parole di incoraggiamento da parte del Pontefice. E non verrà certo meno il messaggio di speranza, così come la sua solidarietà e quella di tutta la Chiesa. Quella solidarietà dovuta ad ogni persona che anche in carcere conserva la propria dignità e che, anche se ha fatto un cattivo uso della libertà, compiendo azioni che la legge punisce, continua a godere della capacità di ritornare ad usarla propriamente e di non essere tagliato fuori dalla società a cui continua ad appartenere.Ad accogliere oggi il Santo Padre, nella Casa Circondariale di Velletri, insieme alla direttrice, Maria Donata Iannantuono, il cappellano don Franco Diamante. Si dice certo che il carcere sequestra non solo la libertà di chi vive al suo interno, ma anche il suo tempo e i suoi bisogni, senza che i desideri e la volontà degli individui abbiano la minima rilevanza. Papa Francesco, di contro, ribadisce che abbassare le frontiere che ci dividono dai “ristretti” non solo è possibile, ma è fondamentale affinché la solidarietà sostituisca l’antagonismo, la fiducia prenda il posto della diffidenza e la simpatia dell’ostilità.
Chi opera nella realtà di Velletri, educatori, psicologi, medici, volontari, deve realmente amare il proprio lavoro, essere motivato, sapere che chi si ha di fronte è comunque una persona che chiede aiuto. Spesso, purtroppo, la società tende a considerare il detenuto un emarginato o comunque qualcuno che va condannato al di là dei suoi sentimenti e delle sue esigenze. Per lui, quindi, il carcere inizia molto prima della detenzione vera e propria e non finisce certo nel momento in cui si riacquisisce lo stato di libertà.
LE PAROLE DI DON FRANCO DIAMANTE
“Un ruolo determinante assuma allora il volontario, colui che è il segno di una testimonianza. Una presenza costante che intende il carcere non come un luogo che custodisce, ma che educa, un valore e non una misura estrema” spiega Sara Bianchini, una delle volontarie dell’associazione Vol.a.re (Volontari Assistenza Reclusi) che nel pomeriggio parteciperà alla Santa Messa nel Salone-teatro del carcere, durante la quale il Papa laverà i piedi a dodici detenuti.
Fonte www.vaticannews.va/Davide Dionisi
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