Quella di Papa Francesco in piazza San Pietro in questa festa dei Santi è una vera e propria catechesi sulla pace. ‘Si deve disarmare il cuore, si deve smilitarizzare il cuore’. Essere operatori di pace e santi, non è capacità nostra, ma è un dono di Gesù.
Cari fratelli e sorelle, buona festa, buongiorno!
Oggi, festeggiando tutti i Santi, potremmo avere un’impressione fuorviante: potremmo pensare di celebrare quelle sorelle e quei fratelli che in vita sono stati perfetti, sempre lineari, precisi, “inamidati”.
Invece, il Vangelo di oggi smentisce questa visione stereotipata, questa “santità da immaginetta”.
Infatti le Beatitudini di Gesù, che sono la carta d’identità dei santi, mostrano tutto l’opposto: parlano di una vita controcorrente e rivoluzionaria! Prendiamo ad esempio una beatitudine, molto attuale: «Beati gli operatori di pace», e vediamo come la pace di Gesù sia molto diversa da quella che immaginiamo. Tutti desideriamo la pace, ma spesso quello che vogliamo è stare in pace, essere lasciati in pace, non avere problemi ma tranquillità.
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Gesù, invece, non chiama beati quelli che stanno in pace, ma quelli che fanno la pace, i costruttori, gli operatori di pace. Infatti, la pace va costruita e come ogni costruzione richiede impegno, collaborazione, pazienza. Noi vorremmo che la pace piovesse dall’alto, invece la Bibbia parla del «seme della pace», perché essa germoglia dal terreno della vita, dal seme del nostro cuore; cresce nel silenzio, giorno dopo giorno, attraverso opere di giustizia e di misericordia, come ci mostrano i testimoni luminosi che festeggiamo oggi. Ancora, noi siamo portati a credere che la pace arrivi con la forza e la potenza: per Gesù è il contrario. La sua vita e quella dei santi ci dicono che il seme della pace, per crescere e dare frutto, deve prima morire.
La pace non si raggiunge conquistando o sconfiggendo qualcuno, non è mai violenta, non è mai armata.
Come si fa allora a diventare operatori di pace? Prima di tutto occorre disarmare il cuore. Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro, e parole taglienti, e pensiamo di difenderci con i fili spinati della lamentela e con i muri di cemento dell’indifferenza.
Il seme della pace chiede di smilitarizzare il campo del cuore. Come? Aprendoci a Gesù, che è «la nostra pace»; stando davanti alla sua Croce, che è la cattedra della pace; ricevendo da Lui, nella Confessione, «il perdono e la pace». Da qui si comincia, perché essere operatori di pace, essere santi, non è capacità nostra, è dono suo, è grazia.
Fratelli e sorelle, guardiamoci dentro e chiediamoci: siamo costruttori di pace? Lì dove viviamo, studiamo e lavoriamo, portiamo tensione, parole che feriscono, chiacchiere che avvelenano, polemiche che divideno? Oppure apriamo la via della pace: perdoniamo chi ci ha offeso, ci prendiamo cura di chi si trova ai margini, risaniamo qualche ingiustizia aiutando chi ha di meno? Questo si chiama costruire la pace.
Può sorgere però un’ultima domanda, che vale per ogni beatitudine: conviene vivere così? Non è perdente? È Gesù a darci la risposta: gli operatori di pace «saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9): nel mondo sembrano fuori posto, perché non cedono alla logica del potere e del prevalere, in Cielo saranno i più vicini a Dio, i più simili a Lui. Ma, in realtà, anche qui chi prevarica resta a mani vuote, mentre chi ama tutti e non ferisce nessuno vince: come dice il Salmo, “l’uomo di pace avrà una discendenza”
La Vergine Maria, Regina di tutti i santi, ci aiuti a essere costruttori di pace nella vita di ogni giorno.
Al termine della preghiera mariana Francesco parla del suo imminente viaggio apostolico in Bahrein, saluta i fedeli presenti in piazza San Pietro e quanti hanno preso parte alla Corsa dei Santi.
Chiede poi, di pregare ancora per la pace in Ucraina e nel mondo e infine ricorda che domani ricorre la commemorazione dei defunti invitando a dedicare loro preghiere di suffragio, “specialmente durante la Santa Messa”.
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