Il Santo Padre con le sue parole ha dato pace e speranza a molti cuori in tutto il mondo
Riviviamo, grazie all’articolo di Vatican News, il 2020 di Papa Francesco. Il momento più suggestivo di un anno segnato dal Coronavirus è avvenuto la sera del 27 marzo, Venerdì di Quaresima, quando c’è stato il Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia. Il Pontefice ha pregato per il mondo, solo, in una Piazza San Pietro deserta.
Alle sue spalle, il Crocifisso ligneo della chiesa romana di “San Marcello al Corso”, davanti al quale il Santo Padre aveva già pregato il 15 marzo, dopo aver percorso a piedi, in pellegrinaggio, un tratto di Via del Corso.
Davanti a quella Croce, il Papa invita l’umanità a non avere paura e ad affidarsi al Signore: “Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati – dice – Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore”.
La preghiera e l’emergenza sanitaria ritornano anche nelle catechesi delle Udienze generali del 2020: alla prima, infatti, il Papa dedica un intero ciclo che inizia il 6 maggio e riprende il 7 ottobre. “La preghiera è il respiro della fede – dice – è la sua espressione più propria. Come un grido che esce dal cuore di chi crede e si affida a Dio”. Sul tema “Guarire il mondo”, il Pontefice riflette a partire dal mese di agosto, richiamando in particolare, mercoledì 19, l’importanza di un accesso universale al vaccino: “Sarebbe triste se nel vaccino per il Covid-19 si desse la priorità ai più ricchi! Sarebbe triste se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione e non sia universale e per tutti”. Un terzo ciclo di catechesi, da gennaio a fine aprile, viene dedicato invece alle Beatitudini. Fino al prossimo 31 dicembre, saranno 46, in totale, le Udienze generali di quest’anno sullo sfondo di luoghi diversi, seguendo l’andamento più o meno grave della pandemia: Piazza San Pietro ne ospita una sola (quella del 26 febbraio, Mercoledì delle Ceneri), mentre le altre si svolgono in Aula Paolo VI, nel Cortile San Damaso o in diretta audio-video dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico, senza la presenza fisica dei fedeli.
Il collegamento mediatico dalla Biblioteca viene usato, da marzo a maggio, anche per l’Angelus e il Regina Coeli. Fino al 31 dicembre 2020, il Papa reciterà la preghiera mariana 58 volte, trovando l’occasione per lanciare appelli alla pace e alla solidarietà in molti Paesi schiacciati da guerre e calamità naturali. Su tutti prevale l’esortazione del 19 luglio: “Il mio pensiero va a quelle popolazioni le cui sofferenze sono aggravate da situazioni di conflitto – dice il Papa – Rinnovo l’appello ad un cessate-il-fuoco globale e immediato, che permetta la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria necessaria”.
In tempo di pandemia, la tecnologia digitale fa sentire il Papa vicino all’umanità sofferente: dal 9 marzo al 18 maggio, poiché in Italia le chiese sono interdette alle celebrazioni con concorso di popolo, il Pontefice autorizza la trasmissione in diretta audio-video della Messa da lui presieduta ogni mattina alle 7.00 in Casa Santa Marta. All’inizio di ogni celebrazione, il Papa prega per una categoria particolare di persone: malati, defunti, operatori sanitari, carcerati, anziani, famiglie, lavoratori essenziali, artisti, ma anche per i pastori e le autorità, chiamate a scelte difficili. L’ultima diretta si tiene la mattina del 18 maggio dalla Basilica Vaticana: quel giorno, ricorre il centenario della nascita di San Giovanni Paolo II e Papa Francesco celebra la Messa nella cappella dedicata al Papa polacco. In lui, dice, troviamo tre “tracce di Buon Pastore: la preghiera, la vicinanza al popolo, l’amore alla giustizia”.
L’anno che costringe l’umanità al distanziamento sociale è anche l’anno della terza Enciclica di Papa Francesco: il 4 ottobre viene pubblicata “Fratelli tutti”, che mutua il titolo dalle “Ammonizioni” di San Francesco di Assisi e viene diffusa nel giorno in cui la Chiesa fa memoria del Santo Poverello. Nell’Enciclica, il Pontefice indica la fraternità e l’amicizia sociale come vie primarie per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico, con l’impegno di tutti. Il documento offre anche al Papa l’occasione per ribadire il no alla guerra e per richiamare alla consapevolezza che, in un mondo globalizzato, ci si può salvare solo insieme. Ma il 2020 si apre con un altro documento fondamentale di Francesco: l’Esortazione apostolica “Querida Amazonia”, frutto del Sinodo speciale per la Regione panamazzonica svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2019. Diffuso il 12 febbraio, il testo rappresenta l’auspicio di Francesco per una Chiesa dal volto amazzonico e traccia nuovi cammini di evangelizzazione e di cura dell’ambiente e dei poveri. In particolare, il Papa chiama ad un nuovo slancio missionario, incoraggiando il ruolo dei laici nelle comunità ecclesiali.
Il 2020 vede anche il quinto anniversario della seconda Enciclica di Papa Francesco, “Laudato si’”: per questo, il 18 giugno viene diffuso il documento “In cammino per la cura della casa comune”, elaborato dal Tavolo Inter-dicasteriale della Santa Sede sull’ecologia integrale e che mira ad interpellare ogni cristiano ad una sana relazione con il Creato. Il 24 maggio, poi, viene lanciato uno speciale “Anno della Laudato si’”, mentre il 12 dicembre Papa Francesco invia un videomessaggio ai partecipanti all’“High Level Virtual Climate Ambition Summit”, la videoconferenza dell’Onu sul clima. Nel videomessaggio, Francesco dichiara l’impegno del Vaticano “a ridurre a zero le emissioni nette prima del 2050, intensificando gli sforzi di gestione ambientale” per rendere possibile “l’uso razionale delle risorse naturali, l’efficienza energetica, la mobilità sostenibile, la riforestazione, e l’economia circolare anche nella gestione dei rifiuti”.
In quanto Vescovo di Roma, il 3 febbraio Francesco firma un messaggio per i 150 anni di Roma Capitale, in cui scrive che “Roma avrà un futuro se condivideremo la visione di città fraterna, inclusiva, aperta al mondo”. Tra le Lettere apostoliche di quest’anno, invece, risalta la “Patris corde”, diffusa l’8 dicembre, a 150 anni dalla dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa Cattolica fatta dal Beato Pio IX. Il documento descrive i tratti salienti del padre putativo di Gesù, cogliendone la forza di “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza” proprio nel suo restare “nascosto” e “decentrato” per amore del Figlio e di Maria. La Lettera è accompagnata da un Decreto della Penitenzieria Apostolica con cui viene annunciato uno speciale “Anno di San Giuseppe” che si concluderà l’8 dicembre 2021. All’Angelus del 27 dicembre, poi, Francesco annuncia che il 19 marzo 2021, proprio nella Solennità del padre putativo di Gesù, verrà inaugurato l’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” che si concluderà il 26 giugno 2022 con il decimo Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Roma. Lo speciale Anno vuole celebrare il quinto anniversario dell’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, firmata dal Pontefice il 19 marzo 2016.
Il 2020 vede poi alcune celebrazioni particolari presiedute dal Pontefice: il 26 gennaio, nella Basilica Vaticana, si tiene la Messa per la prima Domenica della Parola di Dio, istituita dal Papa nel 2019. “La Parola che salva viene nelle nostre complessità, nelle nostre oscurità – sottolinea Francesco nell’omelia – Oggi come allora Dio desidera visitare quei luoghi dove pensiamo che Egli non arrivi”. La sera del 10 aprile, a meno di un mese dall’intenso momento di preghiera del 27 marzo, Piazza San Pietro torna a fare da scenario ad un’altra preghiera, altrettanto sentita: la Via Crucis, scritta dai detenuti del carcere “Due Palazzi” di Padova. Al termine del rito, il Papa non pronuncia alcun discorso, ma il suo silenzio orante è più forte di ogni altra parola. Lo stesso silenzio, colmo di fede, lo accompagnerà, mesi dopo, in Piazza di Spagna, a Roma: è l’alba dell’8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, e il Papa, con il volto coperto dalla mascherina e un ombrello a ripararsi dalla pioggia, si raccoglie in preghiera davanti alla colonna sormontata dalla statua della Vergine. Ai suoi piedi, depone un mazzo di rose bianche, insieme alle speranze di tutta l’umanità.
La Pasqua di Risurrezione, celebrata il 12 aprile, è connotata da una Basilica Vaticana vuota di fedeli: il Papa presiede la Messa alla presenza di pochissime persone e pronuncia l’Urbi et Orbi non dalla Loggia centrale, bensì in piedi, da solo, davanti all’Altare della Confessione. Ma non è soltanto il contesto inusuale ad imprimere nella memoria quel momento: sono anche le parole che il Papa dice. Perché quel giorno sale alla ribalta internazionale il dramma di Cabo Delgado, in Mozambico. Tra i diversi appelli alla pace che Francesco lancia nel suo Messaggio alla città e al mondo, infatti, c’è anche quello per la Provincia nord-orientale del Paese africano, scenario da tre anni di un violento conflitto. Ed in quel momento, è come se il Papa mettese Cabo Delgado sulla mappa del mondo. La Basilica Vaticana accoglie anche un’altra celebrazione particolare: il 22 novembre, al termine della Messa nella Solennità di Cristo Re, si svolge la cerimonia di consegna della Croce e dell’Icona mariana, simboli della Giornata mondiale della gioventù, tra i ragazzi di Panama, Paese ospitante della Gmg 2019, e i giovani di Lisbona, in Portogallo, che accoglierà l’evento nel 2023. Per l’occasione, il Papa stabilisce che, d’ora in poi, la celebrazione diocesana della Gmg venga trasferita dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re.
Dal punto di vista delle riforme, nell’anno che sta per terminare Francesco firma diversi documenti: a marzo, promulga la legge CCCLI sull’ordinamento giudiziario dello Stato Città del Vaticano che sostituisce quella in vigore dal 1987, dando una maggiore indipendenza ai magistrati e semplificando il sistema grazie ad una separazione più specifica tra magistratura inquirente e giudicante. Il 1° giugno è la volta delle “Norme sulla trasparenza, il controllo e la concorrenza dei contratti pubblici della Santa Sede e della Città del Vaticano”, il Motu proprio che consentirà una migliore gestione delle risorse e ridurrà il pericolo di corruzione e che sarà seguito, il 18 settembre, da un Protocollo di intesa in materia di lotta alla corruzione, siglato dal Prefetto della Segreteria per l’Economia, padre Juan Antonio Guerrero, e dal Revisore generale ad interim, Alessandro Cassinis Righini. Il 5 ottobre arriva anche la nomina della Commissione per le Materie riservate che dovrà stabilire, caso per caso, su quali atti di natura economica è necessario mantenere la riservatezza. Il 5 dicembre, inoltre, Papa Francesco approva, con un Chirografo , il nuovo Statuto dell’Autorità di Informazione Finanziaria, che d’ora in avanti si chiamerà Autorità di Supervisione e Informazione Finanziaria (Asif). Infine, il 28 dicembre, con il Motu proprio “Circa alcune competenze in materia economico-finanziaria”, la gestione di fondi e immobili della Segreteria di Stato, compreso l’Obolo di San Pietro, viene trasferita all’Apsa. Tale passaggio, preannunciato lo scorso agosto con una lettera del Papa al cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, è stato messo a punto da un’apposita “Commissione di passaggio e di controllo” istituita all’inizio di novembre e diverrà operativo il prossimo 1° gennaio. Al contempo, viene rafforzato il ruolo di controllo della Segreteria per l’Economia, che avrà funzioni di Segreteria Papale per le materie economiche e finanziarie.
Significativo è anche, il 22 ottobre, il rinnovo per due anni dell’Accordo Provvisorio tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese, firmato a Pechino nel 2018 e riguardante la nomina dei vescovi. La proroga è seguita, il 24 novembre, dalla nomina di un nuovo presule, Monsignor Tommaso Chen Tianhao, che guiderà la diocesi di Qingdao. Sempre a novembre, martedì 10, viene pubblicato il “Rapporto sulla conoscenza istituzionale e il processo decisionale della Santa Sede riguardante l’ex Cardinale Theodore Edgar McCarrick”. Riconosciuto responsabile di abusi sessuali su minori e dimesso dallo stato clericale nel 2019, l’ex porporato è oggetto di un ampio dossier che la Segreteria di Stato elabora su mandato del Papa. Lo stesso Pontefice ne parla all’Udienza generale dell’11 novembre: “Ieri è stato pubblicato il Rapporto sul doloroso caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick – dice – Rinnovo la mia vicinanza alle vittime di ogni abuso e l’impegno della Chiesa per sradicare questo male”. Da segnalare che il 16 luglio la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblica un Vademecum per guidare, passo dopo passo, chi deve procedere all’accertamento della verità nei casi di abuso su un minore da parte di un chierico. Il testo è uno dei frutti del summit sulla tutela dei minori nella Chiesa, svoltosi in Vaticano nel febbraio 2019.
Verso la fine del 2020 cambia la composizione del Collegio Cardinalizio: il 28 novembre il Pontefice crea 13 nuovi porporati, chiamandoli al nuovo incarico dalle periferie del mondo. Paesi come il Brunei e il Rwanda entrano per la prima volta a far parte della “geografia” del Collegio Cardinalizio. L’annuncio del Concistoro, il settimo di Francesco, arriva a sorpresa, come è consuetudine di questo Pontificato, al termine dell’Angelus del 25 ottobre. Nel rito del 28 novembre, che si svolge nel rispetto delle normative anti-Covid e con diversi porporati in video-collegamento, il Papa esorta i cardinali a non cedere alla “corruzione nella vita sacerdotale”, affinché “il rosso porpora dell’abito cardinalizio, che è il colore del sangue”, non diventi “per lo spirito mondano, quello di una eminente distinzione”.
Il 2020 è l’anno senza viaggi internazionali del Papa: quello annunciato per la fine di maggio a Malta viene rinviato a data da destinarsi. Francesco si sposta soltanto in Italia: il 23 febbraio si reca a Bari in occasione dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace”: qui, dalla Basilica di San Nicola, il Pontefice invoca la pace e la fratellanza, perché la guerra “è una pazzia alla quale non ci possiamo rassegnare. Mai”. Il 3 ottobre, invece, Francesco va ad Assisi, in visita privata, e lì, sulla tomba del Poverello, firma l’Enciclica “Fratelli tutti” che verrà diffusa il giorno dopo.
In questi 12 mesi, il Pontefice si fa vicino ai fedeli anche con numerosi videomessaggi. Restano impressi nella memoria soprattutto quelli del 3 aprile, del 25 settembre e del 10 dicembre. Il primo è dedicato alle famiglie, in vista della Pasqua: nella fase più critica del lockdown, il Papa parla con la tenerezza di un padre. “Vi ringrazio per avermi permesso di entrare nelle vostre case – dice – Fate un gesto di tenerezza verso chi soffre, verso i bambini, verso gli anziani. Dite loro che il Papa è vicino e prega, perché il Signore ci liberi tutti presto dal male”. Il 25 settembre Francesco si rivolge alla 75.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite e lancia un forte monito alla comunità internazionale perché ponga fine alla corsa agli armamenti, tuteli i diritti dei migranti e ripensi i sistemi economici e finanziari. Dura anche la condanna dell’aborto come “servizio essenziale” umanitario. Il terzo videomessaggio è indirizzato ai partecipanti all’incontro on line, in Vaticano, sulla crisi in Siria e in Iraq, promosso dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Bisogna fare in modo – sottolinea Francesco – che la presenza cristiana, in queste terre, continui ad essere ciò che è sempre stata: un segno di pace, di progresso, di sviluppo e di riconciliazione tra le persone e i popoli”.
Ed è proprio l’Iraq a proiettare il Pontificato di Francesco verso il 2021: il 7 dicembre viene annunciato il viaggio del Papa in terra irachena dal 5 all’8 marzo prossimi. Una visita che Francesco desidera fortemente, tanto da aver espresso l’intenzione di realizzarla sin dal giugno 2019, nell’udienza ai partecipanti alla Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali (Roaco). “Un pensiero insistente mi accompagna pensando all’Iraq – aveva detto allora – perché possa guardare avanti attraverso la pacifica e condivisa partecipazione alla costruzione del bene comune di tutte le componenti anche religiose della società”. Un segnale in questa direzione arriva il 25 gennaio del 2020, quando il Pontefice riceve in Vaticano Barham Salih, Presidente della Repubblica d’Iraq. Spetta dunque a questo Paese costruire un ponte, per usare un’espressione cara a Francesco, tra un anno che se ne va e un altro che arriva, foriero di nuove speranze.
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