L’udienza di Papa Francesco, 20 ottobre 2021
Al centro della catechesi è ancora la Lettera ai Galati, nella quale Paolo afferma che la libertà è tutt’altro che «un pretesto per la carne».
(di Debora Donnini)
Non c’è libertà senza amore
L’Apostolo, con la sua Lettera ai Galati, poco alla volta “ci introduce nella grande novità della fede”. C’è, infatti, una “vita nuova” che abbiamo ricevuto con il Battesimo, dove si è riversato su di noi il dono più grande, quello di essere figli di Dio. E, dunque, si passa da una religiosità fatta di precetti alla fede viva, che ha il suo centro nella comunione con Dio e con i fratelli, cioè nella carità. Ci troviamo davanti al paradosso del Vangelo: “siamo liberi nel servire, non nel fare quello che vogliamo”, rimarca il Papa, indicando ancora una volta come modello Cristo che lava i piedi:
Non c’è libertà senza amore. La libertà egoistica del fare quello che voglio non è libertà, perché torna su se stessa, non è feconda. Mediante l’amore: è l’amore di Cristo che ci ha liberati ed è ancora l’amore che ci libera dalla schiavitù peggiore, quella del nostro io; perciò la libertà cresce con l’amore. Ma attenzione: non con l’amore intimistico, con l’amore da telenovela, non con la passione che ricerca semplicemente quello che ci va e ci piace: non con quello, ma con l’amore che vediamo in Cristo, la carità: questo è l’amore veramente libero e liberante.
La libertà animata dall’amore conduce verso i poveri
Il Papa sottolinea, quindi, come quando si segua l’istinto, ci si trovi con un grande vuoto dentro, avendo usato male il tesoro della nostra libertà. Sarebbe, dice a braccio, “una libertà da circo”. Fa quindi riferimento ad un’altra Lettera, la prima ai Corinzi, nella quale l’Apostolo risponde a chi sostiene un’idea sbagliata di libertà secondo la quale tutto sarebbe lecito. «Tutto è lecito ma non tutto giova!», dice Paolo esortando, poi, a non cercare il proprio interesse ma quello degli altri. “Questa – dice il Papa – è la regola per smascherare qualsiasi libertà egoistica”. A chi, dunque, è tentato di ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore.
La libertà guidata dall’amore è l’unica che rende liberi gli altri e noi stessi, che sa ascoltare senza imporre, che sa voler bene senza costringere, che edifica e non distrugge, che non sfrutta gli altri per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile. Insomma, se la libertà non è a servizio – questo è il test – se la libertà non è a servizio del bene rischia di essere sterile e non portare frutto. Se la libertà non è a servizio del bene, non porta frutto. Invece, la libertà animata dall’amore conduce verso i poveri, riconoscendo nei loro volti quello di Cristo.
Paolo, infatti, parlando della libertà che gli altri Apostoli gli diedero di evangelizzare, sottolinea che gli raccomandarono solo una cosa: di ricordarsi dei poveri, “cioè che la tua libertà di predicatore – afferma Francesco a braccio – sia una libertà al servizio degli altri, non per te stesso, di fare quello che ti piace”.
La dimensione comunitaria
Viene, quindi, messa in rilievo la dimensione comunitaria e non individualista della libertà, da riscoprire specie in questo momento storico:
Sappiamo invece che una delle concezioni moderne più diffuse sulla libertà è questa: “la mia libertà finisce dove comincia la tua”. Ma qui manca la relazione! È una visione individualistica. Invece, chi ha ricevuto il dono della liberazione operata da Gesù non può pensare che la libertà consista nello stare lontano dagli altri, sentendoli come fastidi, non può vedere l’essere umano arroccato in sé stesso, ma sempre inserito in una comunità. La dimensione sociale è fondamentale per i cristiani, e consente loro di guardare al bene comune e non all’interesse privato.
Un insegnamento, quello che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che tra l’altro ha offerto la stessa la pandemia, ricorda Francesco: gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma la possibilità per realizzarla pienamente, “perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità”.
L’incontro con il bambino
L’udienza è stata caratterizzata da un piccolo fuoriprogramma : un bambino è corso sul palco avvicinandosi al Papa che con affetto gli ha rivolto qualche parola, chiedendo al reggente della Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, la cortesia di cedergli la sedia di fianco.
Un gesto che ha fatto echeggiare nel cuore di Francesco l’insegnamento di Gesù: “Se non vi fate come bambini non entrerete nel Regno dei Cieli”.
E ringraziare il bambino sottolineando il coraggio di avvicinarsi al Signore.