Nell’omelia della Messa a Casa Santa Marta stamani Papa Francesco riflette sul ministero dei Vescovi, prendendo spunto dal Vangelo odierno di Luca (Lc 6,12-19).
Nel brano proposto dalla Liturgia, Gesù infatti passa la notte pregando, poi è lui a scegliere i Dodici Apostoli – cioè i “primi vescovi” – e quindi scende in pianura e sta in mezzo al popolo che viene per ascoltarlo ed essere guarito da malattie.
In questi tempi sembra che il Grande Accusatore ce l’abbia con i vescovi per creare scandalo. I vescovi devono quindi ricordare tre aspetti fondamentali: la loro forza è essere uomini di preghiera, avere l’umiltà di sapere di essere stati scelti da Dio e rimanere vicino al popolo.
Francesco ha pensato di fare questa riflessione sulla elezione dei vescovi come Gesù l’ha fatta la prima volta, anche alla luce del fatto che in questo periodo a Roma si stanno facendo tre corsi per i vescovi: uno di aggiornamento per i presuli che hanno fatto 10 anni di episcopato – finito in questi giorni – uno per 74 vescovi che guidano le diocesi dei Territori di missione, che fanno dunque riferimento alla Congregazione di Propaganda Fidae,
ed uno con 130-140 vescovi che appartengono alla Congregazione dei Vescovi. Quindi nuovi vescovi: più di 200 in questi due corsi.Il primo aspetto fondamentale è essere uomini di preghiera. La preghiera è infatti “la consolazione che un vescovo ha nei momenti brutti”, nota il Papa, cioè sapere che “in questo momento Gesù prega per me”, “prega per tutti i vescovi”. In questa consapevolezza il vescovo trova quella “consolazione” e quella forza che lo porta a sua volta a pregare per se stesso e per il popolo di Dio. Questo è il suo primo compito. E che il vescovo sia un uomo di preghiera lo conferma anche San Pietro quando dice: : “A noi, la preghiera e l’annuncio della Parola”. Non dice: “A noi, l’organizzazione dei piani pastorali …”, sottolinea Francesco.
Il secondo atteggiamento che il Papa sottolinea è che è Gesù a scegliere i Dodici e il vescovo fedele sa che non ha scelto lui:
Il vescovo che ama Gesù non è un arrampicatore che va avanti con la sua vocazione come fosse una funzione, forse guardando a un’altra possibilità di andare avanti e di andare su: no. Il vescovo si sente scelto. E ha proprio la certezza di essere stato scelto. E questo lo porta al dialogo con il Signore: “Tu hai scelto me, che sono poca cosa, che sono peccatore …”: ha l’umiltà. Perché lui, quando si sente scelto, sente lo sguardo di Gesù sulla propria esistenza e questo gli dà la forza.
Infine, come Gesù nel Vangelo odierno, il vescovo scende in un luogo pianeggiante per essere vicino al popolo e non si allontana:
Il vescovo che non rimane distante dal popolo, che non usa atteggiamenti che lo portano a essere distante dal popolo; il vescovo tocca il popolo e si lascia toccare dal popolo. Non va a cercare rifugio dai potenti, dalle élite: no. Saranno le élite a criticare il vescovo; il popolo ha questo atteggiamento di amore verso il vescovo, e ha questa – come fosse – questa unzione speciale: conferma il vescovo nella vocazione.
Più volte dunque il Papa ribadisce che la forza del vescovo è proprio essere “uomo di preghiera”, “uomo che si sente scelto da Dio” e “uomo in mezzo al popolo”:
Questo fa bene ricordarlo, in questi tempi in cui sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi. E vero, ci sono, tutti siamo peccatori, noi vescovi. Cerca di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo. Il Grande Accusatore che, come lui stesso dice a Dio nel primo capitolo del Libro di Giobbe, “gira per il mondo cercando come accusare”. La forza del vescovo contro il Grande Accusatore è la preghiera, quella di Gesù su di lui e quella propria; e l’umiltà di sentirsi scelto e rimanere vicino al popolo di Dio, senza andare verso una vita aristocratica che gli toglie questa unzione. Preghiamo, oggi, per i nostri vescovi: per me, per questi che sono qui davanti e per tutti i vescovi del mondo.
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