“Nel cammino della verità, nelle tre strade – ha detto – possiamo trovare sbagli, anche trappole”. Si può cercare la verità ma bisogna stare attenti a “non diventare un intellettuale senza intelligenza”. Si può cercare la bontà, ma bisogna stare attenti a “non diventare un eticista senza bontà”. Può piacere la bellezza, ma bisogna stare attenti a “non fare quello che si fa tanto, truccare la bellezza, cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste. La verità, la bontà e la bellezza vengono da Dio e sono nell’uomo. E questo è il lavoro dei media: è il vostro”.
Il Papa ha parlato dell’unità armonica del lavoro svolto dal “Corallo”: “Ci sono i media grandi, i piccoli … ma se noi leggiamo” la lettera di San Paolo ai Corinzi “vediamo che nella Chiesa non c’è né grande, né piccolo: ognuno ha la sua funzione”. “La mano non può esistere senza la testa” – ha proseguito – e così, anche i media che siano grandi o piccoli “sono membri armonizzati per la vocazione di servizio nella Chiesa. Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo a confronto con un altro troppo grande. Tutti piccoli davanti a Dio nell’umiltà cristiana, ma tutti abbiamo una funzione, tutti! Tutti! Come nella Chiesa”. E qui ha fatto una domanda: “Chi è più importante nella Chiesa? Il Papa o quella vecchietta che tutti i gironi prega il Rosario per la Chiesa? Che lo dica Dio; io non posso dirlo!”. Ognuno è importante in questa armonia – ha detto – “perché la Chiesa è l’armonia della diversità; il corpo di Cristo è questa armonia della diversità. E quello che fa l’armonia è lo Spirito Santo, quello è il più importante di tutti!”. Così “è importante cercare l’unità e non andare per la logica del pesce grande che ingoia il piccolo”.
Poi ha parlato del clericalismo: “è uno dei mali della Chiesa, ma è un male complice, perché ai preti piace la tentazione di clericalizzare i laici; ma tanti laici in ginocchio chiedono di essere clericalizzati, perché è più comodo! È più comodo! E questo è un peccato a due mani. Dobbiamo vincere questa tentazione: il laico deve essere laico, battezzato; ha la forza che viene dal suo Battesimo: servitore, ma con la sua vocazione laicale” e questa “non si negozia” perché conta l’identità. “Tante volte – ha proseguito – ho sentito questo nella mia terra: ‘Ma, io, nella mia parrocchia, sa?, ho un laico bravissimo: quest’uomo sa organizzare … Eminenza, perché non lo facciamo diacono?’. E’ la proposta del prete, subito: clericalizzare”. “Perché è più importante il diacono, il prete, del laico? No! E’ questo lo sbaglio! Ah, è un buon laico? Che continui così e che cresca così. Perché è l’identità dell’appartenenza cristiana, lì. Per me – ha sottolineato – il clericalismo impedisce la crescita del laico”.
“E’ una tentazione complice fra i due” – ha aggiunto il Papa – “perché non ci sarebbe il clericalismo se non ci fossero laici che vogliono essere clericalizzati. E’ chiaro, questo?”. Quindi, ha proseguito il discorso sull’armonia: “anche questa è un’altra armonia, perché la funzione del laico non può farla il prete, e lo Spirito Santo è libero: alcune volte ispira il prete a fare una cosa, altre volte ispira il laico. Si parla, nel Consiglio pastorale – tanto importante, sono i Consigli pastorali … Una parrocchia – e in questo cito il Codice di diritto canonico – una parrocchia che non abbia Consiglio pastorale e Consiglio degli affari economici, non è una buona parrocchia: manca vita. Poi, sono tante le virtù”.
Il Papa ha poi ripreso il discorso della strada della bontà, della verità e della bellezza. “Ma anche – ha detto – ci sono i peccati dei media! Mi permetto di parlare un po’ di questo. Per me, i peccati dei media, i più grossi, sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna, e sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Queste due ultime sono gravi! Ma non tanto pericolose come la prima”. Infatti, ha detto, “la calunnia è peccato mortale, ma si può chiarire e arrivare a conoscere che quella è una calunnia. La diffamazione è peccato mortale, ma si può arrivare a dire: ‘Ma, questa è un’ingiustizia perché questa persona ha fatto quello in quel tempo, poi si è pentita, ha cambiato vita’. Ma la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può farsi un giudizio perfetto perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione”.
Il Papa ha concluso dicendo di aver parlato a braccio, ispirato da questo incontro, “con un linguaggio del cuore” e “non con il linguaggio italiano, perché io non parlo lo stile di Dante” ha detto sorridendo. L’incontro si è concluso con la preghiera dell’Ave Maria e la benedizione. Fonte: Radio Vaticana
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E' da tempo che anche noi resistiamo a questa spinta clericale, e siamo certi che abbiamo fatto bene a resistere, esattamente come ha detto Papa Francesco. Ognuno serva al proprio posto!
Per Mariam ad Iesum
fra Gianni