Lo scandalo della croce: nel Vangelo di oggi Gesù annuncia ai suoi discepoli che dovrà morire per poi risorgere.
Una realtà difficile da accettare per Pietro e gli altri, così come per noi oggi. Eppure questa è l’unica via per il cristiano. Papa Francesco invita tutti a vedere nella croce l’infinito amore di Dio e a imitare Gesù nel dono della propria vita per i fratelli
Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va
All’Angelus Papa Francesco commenta il brano del Vangelo di oggi che prosegue il racconto di domenica scorsa della confessione di fede in Gesù fatta da Pietro. In quello odierno Gesù parla ai suoi della passione che lo attende. Dice che dovrà soffrire molto e venire ucciso per poi risorgere il terzo giorno. Ma i discepoli non comprendono le sue parole perché, dice il Papa, “hanno una fede ancora immatura e troppo legata alla mentalità di questo mondo”. E prosegue:
Di fronte alla prospettiva che Gesù possa fallire e morire in croce, lo stesso Pietro si ribella e gli dice: ‘Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai!’. Crede in Gesù, lo vuole seguire, ma non accetta che la sua gloria passi attraverso la passione. Per Pietro e gli altri discepoli – ma anche per noi! – la croce è una cosa incomoda, la croce è uno “scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo” il uno “scandalo”, mentre Gesù considera “scandalo” il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza.
Gesù respinge bruscamente questo modo di pensare che non è secondo Dio e, anzi, afferma che chi lo vuol seguire deve rinnegare se stesso e abbracciare la croce e intima a Pietro: “Va’ dietro a me, Satana!”. E a braccio aggiunge:
Ma … dieci minuti prima, Gesù ha lodato Pietro, gli ha promesso di essere la base della sua Chiesa, il fondamento; dieci minuti dopo gli dice “Satana”. Come mai si capisce, questo? Succede a tutti noi: nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo, “ah, guardiamo Gesù e andiamo avanti”; ma nei momenti dove viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo – “Satana”, dice Gesù a Pietro – ci tenta. E’ proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù.
Con le sue parole Gesù indica con chiarezza il cammino del vero discepolo, sottolineando in particolare due atteggiamenti:
Il primo è “rinunciare a se stessi”, che non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di valori. L’altro atteggiamento è quello di prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia, lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il male.
Papa Francesco spiega che prendere la croce è partecipare alla salvezza del mondo portata da Cristo e invita a dare questo significato alla croce che spesso è “appesa alla parete di casa”, o portata al collo:
La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Ogni volta che fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristo crocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servo del Signore, ha realizzato la sua missione dando la vita, versando il suo sangue per la remissione dei peccati. E non laciamoci portare dall’altra parte, nella tentazione del Maligno. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo.
Nelle parole del Papa dopo la preghiera dell’Angelus l’appello al dialogo per risolvere pacificamente le tensioni in corso nell’area del Mediterraneo orientale, poi il ricordo della prossima Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato che si celebra il 1 settembre con un particolare pensiero all’isola di Mauritius colpita di recente da un disastro ambientale.
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