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Papa Francesco al centro della sua riflessione pone la vicenda di Caino e Abele, proposta dalla Prima Lettura della Liturgia di oggi. Una Lettura che fa parte di quel genere letterario che si ripete tante volte nella Bibbia: “possiamo chiamarlo ‘domande scomode e risposte di compromesso’”. E’ infatti proprio “una domanda imbarazzante”, quella rivolta da Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?”. E la risposta è in questo caso “un po’ di compromesso”, ma anche data per difendersi: “Ma cosa c’entro io, nella vita di mio fratello? Forse sono io il custode? Io me ne lavo le mani. E con questo Caino cerca di fuggire lo sguardo di Dio”, nota il pontefice.
Papa Francesco poi si sofferma sulle “domande scomode” che Gesù ha rivolto. Tante volte ne ha poste a Pietro, ad esempio quando gli ha chiesto tre volte: “Mi ami?”. Tanto che alla fine Pietro non sapeva più cosa rispondere. Così come le ha rivolte ai discepoli: “La gente cosa dice di me?”. E loro hanno risposto: “un profeta, il Battista …”. “Ma voi, cosa dite?”, gli ha chiesto.
“Una domanda imbarazzante”, dunque. Dio a Caino ha fatto un’altra domanda: dov’è tuo fratello? “Questa – sottolinea – è una domanda scomoda: meglio non farla. E noi conosciamo tante risposte: ma, è la sua vita, io la rispetto, me ne lavo le mani … io non mi immischio nella vita altrui”, ognuno è libero di scegliere la propria strada. Il Papa, con questi esempi, vuole mettere in evidenza come nella vita di tutti i giorni a queste domande scomode del Signore, “rispondiamo un po’ con principi generici che non dicono niente ma dicono tutto, tutto quello che c’è nel cuore”.
Il Signore oggi a ognuno di noi fa dunque questa domanda: “Dove è tuo fratello?”. Forse qualcuno che è un po’ distratto può dire che è casa con sua moglie, ma il Papa chiarisce che si sta parlando del fratello affamato, dell’ammalato, del carcerato, del perseguitato per la giustizia:
“Dov’è tuo fratello?” – “Non lo so” – “Ma tuo fratello è affamato!” – “Sì, sì, sicuramente è a pranzo nella Caritas della parrocchia, sì, sicuramente gli daranno da mangiare”, e con questa risposta – di compromesso – salvo la pelle. “No, l’altro, l’ammalato …” – “Sicuro che è in ospedale!” – “Ma non c’è posto in ospedale! E ha le medicine?” – “Ma, è una cosa sua, io non posso immischiarmi nella vita altrui … avrà dei parenti che gli danno le medicine”, e me ne lavo le mani.
“Dov’è tuo fratello, il carcerato?” – “Ah, sta pagando quello che si merita. L’ha fatta, che la paghi. Noi siamo stanchi di tanti delinquenti per strada: paghi”. Ma magari mai tu senti questa risposta detta a te dalla bocca del Signore. Dov’è tuo fratello? Dov’è il tuo fratello sfruttato, quello che lavora in nero, nove mesi l’anno per riprendere, dopo tre mesi, un altro anno? E così non c’è sicurezza, non c’è vacanze … “Eh, oggi non c’è lavoro e uno prende quello che può …”: un’altra risposta di compromesso.
Con questi esempi concreti il Papa chiede che ciascuno prenda questa parola del Signore come se fosse rivolta a ognuno di noi personalmente:
Il Signore a me domanda “dov’è tuo fratello?”, e mettere il nome dei fratelli che il Signore nomina nel capitolo 25 di Matteo: l’ammalato, l’affamato, l’assetato, quello che non ha vestiti, quel fratellino piccolino che non può andare a scuola, il drogato, il carcerato … Dov’è? Dov’è tuo fratello nel tuo cuore? C’è posto per questa gente nel nostro cuore? O noi parliamo, sì, della gente, scarichiamo un po’ la coscienza dando un’elemosina
Ma che non disturbino troppo “per favore perché – prosegue il Papa – con queste cose sociali dalla Chiesa”, finisce che sembri “un partito comunista e questo ci fa male. Va bene, ma il Signore lo ha detto: dov’è tuo fratello? Non è il partito, è il Signore”. “Siamo abituati – sottolinea ancora – a dare delle risposte di compromesso, risposte per scappare dal problema, per non vedere il problema, per non toccare il problema”.
Francesco, in conclusione, torna ad esortare a “fare la lista” di tutti coloro che il Signore nomina in Matteo 25. Altrimenti comincia a crearsi “una vita oscura”: il peccato è accovacciato alla tua porta, dice il Signore a Caino, e “quando portiamo questa vita oscura senza prendere in mano quello che il Signore Gesù ci ha insegnato, alla porta c’è il peccato, accovacciato, aspettando per entrare. E distruggerci”, ricorda esortando anche a porsi l’altra domanda contenuta nel libro della Genesi, quella che Dio rivolge ad Adamo dopo il peccato: “Adamo, dove sei?”.
E Adamo si nascose di vergogna, di paura. Magari noi sentissimo questa vergogna. Dov’è tuo fratello? Dove sei? In quale mondo vivi, che non te ne accorgi di queste cose, di queste sofferenze, di questi dolori? Dov’è tuo fratello? …Dove sei? Non nasconderti dalla realtà. Rispondere apertamente, con lealtà, con gioia anzi, a queste due domande del Signore.
Fonte vaticannews.va/Debora Donnini – Città del Vaticano
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