CITTA’ DEL VATICANO – Con i pastori lasciamo salire dal profondo del cuore la lode alla fedeltà di Gesù Bambino: queste le parole di Papa Francesco centrali nell’Omelia della S. Messa dalla Basilica Vaticana nella notte di Natale, che apre le porte alla festa cristiana in tutto il mondo. “È venuto nella nostra storia – ha detto il Vescovo di Roma nell’Omelia – ha condiviso il nostro cammino. È venuto per liberarci dalle tenebre e donarci la luce. In Lui è apparsa la grazia, la misericordia, la tenerezza del Padre: Gesù è l’Amore fattosi carne. Non è soltanto un maestro di sapienza, non è un ideale a cui tendiamo e dal quale sappiamo di essere inesorabilmente lontani, è il senso della vita e della storia che ha posto la sua tenda in mezzo a noi”
“E in questa notte mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l’avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo in cammino – ha sottolineato il Pontefice – vede una grande luce. Una luce che ci fa riflettere su questo mistero: mistero del camminare e del vedere». Papa Francesco ha spiegato che il verbo camminare «ci fa pensare al corso della storia, a quel lungo cammino che è la storia della salvezza, a cominciare da Abramo, nostro padre nella fede, che il Signore chiamò un giorno a partire, ad uscire dal suo paese per andare verso la terra che Lui gli avrebbe indicato. Da allora, la nostra identità di credenti è quella di gente pellegrina verso la terra promessa». “Questa storia – ha aggiunto Francesco – è sempre accompagnata dal Signore! Egli è sempre fedele al suo patto e alle sue promesse». Anche se da parte del popolo si alternano «momenti di luce e di tenebra, fedeltà e infedeltà, obbedienza e ribellione”.
Papa Francesco che porta in braccio il piccolo Gesù fino al presepe. Una scena nuova nella Notte di Natale in Vaticano, che almeno 65 televisioni inquadrato in diretta tv. Gesù Bambino tenuto in braccio dal Papa della tenerezza a nome dell’umanità, da lui invitata a togliere in questi giorni dal cuore il cartello “Non disturbare”, ad abbassare il cicaleccio delle parole e i watt delle luminarie per cogliere più nitidamente – come si fa guardando in campagna il cielo stellato, senza l’inquinamento luminoso della città – il raggio della Cometa che indica Betlemme. C’è il calore di questo sentimento nelle ultime ore dell’Attesa e ad accenderlo è stato il Papa stesso con le sue ultime omelie a Santa Marta, la sua carità sorridente tra i piccoli del Bambin Gesù, la sua attenzione ai senza casa perché Natale vuol dire famiglia, ma una famiglia senza una casa è come un futuro al quale hanno già strappato la speranza nel presente.
Che sia un Natale con l’anima aperta, vigilante e in pellegrinaggio – chiede dunque Papa Francesco – e non chiusa, indifferente ed “errante”, senza cioè una meta più alta e che porti più in là del più vicino centro commerciale. Che sia un Natale trascorso pensando a chi lo festeggerà senza festa, né allegria, o addirittura sfiorando la morte mentre Gesù viene alla vita, per il solo fatto di essere cristiano e di voler pregare in questa notte dentro una chiesa. Per tutti loro ci sarà certamente il pensiero del Papa, cne non li dimenticherà come dimostra la preghiera dei fedeli della notte di Natale, dedicata in particolare ai perseguitati a causa della fede perché possano ricevere “forza dall’Incarnazione del Verbo di Dio che dona salvezza dai nemici”. Per tutti, la speranza del Natale sarà simboleggiata dai dieci bambini che, in rappresentanza dei diversi Continenti, deporranno i fiori davanti al Bambinello. “Viene il Signore – ripete ancora Papa Francesco nel tweet di oggi – Aspettiamolo con cuore aperto!”.
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