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Papa Francesco: ‘Il silenzio della pandemia possa aprire ad un canto nuovo di fraternità nel mondo”

a musica come linguaggio che può ricreare e sostenere la fratellanza universale: è il cuore del videomessaggio di Francesco diffuso in occasione del quarto Convegno Internazionale sulla musica, organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura sul tema “Chiesa e musica: testi e contesti” che si svolge online oggi e domani

Antonella Palermo – Città del Vaticano per Vaticannews.va

Il silenzio della crisi che vive il mondo colpito dal virus può essere uno spazio “vuoto” oppure di “ascolto”. Il Papa mette a confronto questa doppia realtà riflettendo sulla “forza della musica” e del canto, che possono evocare la Parola di Dio e contribuire a generare ovunque uno spirito di fraternità. Le considerazioni di Francesco sono contenute nel videomessaggio inviato ai partecipanti alla due giorni di Convegno internazionale sulla musica, organizzati dal Pontificio Consiglio della Cultura, in collaborazione con il Pontificio Istituto di Musica Sacra e il Pontificio Istituto Liturgico dell’Ateneo Sant’Anselmo. Ad aprire il programma dei lavori, che si tengono online, è l’auspicio del Papa che le riflessioni sul tema scelto per questa quarta edizione, Testi e contesti, possano arricchire le comunità ecclesiali e quanti lavorano nel campo musicale, un ambito che il Pontefice definisce “molto importante per la liturgia e l’evangelizzazione”.

La molteplice applicazione dell’eredità musicale della Chiesa

Il Papa cita l’esortazione di Isaia a lodare il Signore con un canto nuovo (42,10) e ricorda che “la Bibbia ha ispirato innumerevoli espressioni musicali, tra cui pagine fondamentali nella storia della musica”, nei diversi continenti e anche in epoca contemporanea.

Molte comunità ecclesiali, negli ultimi decenni, hanno saputo interpretare questi testi sia seguendo le nuove forme musicali, sia valorizzando il patrimonio antico. L’eredità musicale della Chiesa, infatti, è assai varia e può sostenere, oltre alla liturgia, anche l’esecuzione in concerto, nella scuola o e nella catechesi, e anche nel teatro.

Il pensiero ai musicisti in difficoltà a causa della pandemia

Il Papa non manca di sfruttare questa occasione per rivolgere parole di solidarietà a tutti coloro che in diverse forme hanno risentito nella loro professione del forte ridimensionamento generato dalle conseguenze della pandemia da Covid.

Ai musicisti, che hanno visto sconvolgere le loro vite e la loro professione dalle esigenze del distanziamento; a chi ha perso il lavoro e il contatto sociale; a chi ha dovuto affrontare, in contesti difficili, i necessari momenti di formazione, educazione e vita comunitaria.

Il Papa ha lodato gli “sforzi significativi” di molti che hanno continuato a offrire un servizio musicale dotato di nuova creatività.

Si tratta di un impegno valido non solo per la Chiesa, ma anche per l’orizzonte pubblico, per la stessa “rete”, per chi lavora nelle sale da concerto e in altri luoghi dove la musica è a servizio della comunità.

La speranza che si possa tornare a suonare e cantare

“Dove c’è musica, non può esserci nulla di cattivo”. Il Papa cita Miguel Cervantes nel Don Chisciotte ed esprime l’augurio che questo aspetto della vita sociale possa rinascere.

Molti testi e composizioni, attraverso la forza della musica, stimolano la coscienza personale di ognuno e creano anche una fraternità universale.

La sfida comune è l’ascolto reciproco

Ancora citando il Profeta Isaia, Francesco parla del valore del silenzio, della pausa, elementi noti al buon musicista che, alternando suono e silenzio, permette l’ascolto. E’ questa una dimensione “fondamentale in ogni dialogo”. Si rivolge così direttamente ai musicisti:

Cari musicisti, la sfida comune è di ascoltarci a vicenda. Nella liturgia siamo invitati all’ascolto della Parola di Dio. La Parola è il nostro “testo”, il testo principale; la comunità il nostro “contesto”. La Parola è fonte di senso, illumina e guida il cammino della comunità.

L’esperienza integrale della musica a servizio dell’evangelizzazione

Il Papa evidenzia il contributo della musica nel portare il messaggio della storia della salvezza ai popoli:

Anche la musica può aiutare i testi biblici a “parlare” nei nuovi e differenti contesti culturali, così che la Parola divina possa raggiungere in modo efficace le menti e i cuori.

Facendo riferimento alla scelta di prestare attenzione, nell’ambito del convegno, alle forme musicali più diverse come espressione della varietà delle culture e delle comunità locali, Papa Francesco sottolinea il valore dell’arte musicale che include anche la dimensione della corporeità. Accade, per esempio, alle civiltà indigene, dove il rito della festa e della danza si fonde con la musica.

In questo contesto possono emergere narrazioni coinvolgenti al servizio dell’evangelizzazione.

E cita anche un parallelismo che si riscontra spesso nella tradizione popolare: “Lo stare bene è per cantare bene e il cantare bene è per stare bene!”.

Il silenzio che prepara al canto nuovo

Francesco conclude il suo videomessaggio con una domanda legata al contesto di pandemia che stiamo vivendo:

Il silenzio che viviamo è vuoto o siamo in fase di ascolto? È vuoto o siamo in fase di ascolto? Permetteremo, in seguito, l’emergere di un canto nuovo? Il testo e il contesto, ormai presenti in una nuova forma, ci stimolino a riprendere il nostro cammino insieme, perché «l’unità dei cuori è resa più profonda dall’unità delle voci» (Istruz. Musicam sacram, 5). Voci, strumenti musicali e composizioni continuino a esprimere, nell’attuale contesto, l’armonia della voce di Dio, conducendo verso la “sinfonia”, cioè la fraternità universale.

Il programma del convegno “Chiesa e musica: testi e contesti”

Il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, introdurrà i lavori con un intervento dal titolo: “Il rovescio di un arazzo: testo e traduzione”. Parteciperà Jordi-A. Piqué Collado, Maestro organista, Preside del Pontificio Istituto Liturgico di Roma e Consultore della Congregazione per le Cause dei Santi. Porrà in relazione la parola cantata e la parola parlata nella liturgia. Riflessioni sulla natura del linguaggio e della musica saranno condivise da João J. Vila-Chã, professore di Filosofia alla Pontificia Università Gregoriana. Alla musicologa Giuseppina Crescenzo toccherà un contributo sulle cantate e i drammi sacri come riflessi della riforma cattolica. Dall’Africa orientale, la cantautrice Saba Anglana parlerà di alcune esperienze africane di vita spirituale: tra musica e danza. Il Decano della Facoltà di Teologia presso l’Urbaniana, Pierangelo Muroni, affronterà il tema del linguaggio non verbale nella liturgia. A partecipare ai lavori anche il britannico Frank Cottrell-Boyce e Jen-yen Chen, da Taiwan e i clavicembalisti Andrea Coen e Maria Antonietta Cancellaro. “Dal Latino al locale” è il tema che affronterà Enda Murphy, Officiale alla Congregazione per il Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti. Le conclusioni saranno affidate alla filosofa statunietense Martha Nussbaum, su musica e corporeità.

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