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Papa Francesco: impariamo a guardare al mondo, con lo sguardo tenero di Dio!

“Voir Ensemble” è il nome dell’ Associazione, nata in Francia, che riunisce numerose persone affette da cecità o ipovedenti “che vogliono camminare insieme per vivere in fraternità la gioia del Vangelo”.
Francesco accoglie con gratitudine un gruppo di loro in pellegrinaggio a Roma. Lo sguardo di Gesù – afferma – è quello del cuore che apre all’amore e alla fraternità e va ben oltre l’apparenza delle cose

Adriana Masotti – Città del Vaticano per Vaticannews.va

È l’episodio di Gesù che incontra il cieco nato al centro della riflessione che Papa Francesco propone ai membri dell’Associazione Voir Ensemble, vedere insieme, in pellegrinaggio a Roma, incontrandoli a fine mattinata nella Sala Clementina.

Gesù rifiuta i pregiudizi

Nel brano del Vangelo di Giovanni si racconta che Gesù, arrivato alla piscina di Siloe con i suoi discepoli, vede un uomo cieco dalla nascita, ma solo Gesù scorge in lui “un fratello che ha bisogno di essere liberato”. La prima cosa su cui concentrare l’attenzione, osserva il Papa, è dunque lo sguardo di Gesù, uno sguardo che “chiama all’incontro, all’azione, alla tenerezza, alla fraternità”. Il modo di vedere dei discepoli è diverso, risente della cultura del tempo che giudica ed esclude le persone in questa condizione considerandola frutto del peccato.

Papa Francesco incontra i membri dell’Associazione Voir Ensemble

Un pregiudizio che Gesù rifiuta radicalmente. Il Papa commenta facendo riferimento all’oggi:

La nostra cultura afferma che le persone sono degne d’interesse in funzione del loro aspetto fisico, dei loro vestiti, delle loro belle case, delle loro vetture di lusso, della loro posizione sociale, delle loro ricchezze. Come il Vangelo ci insegna, ancora oggi la persona malata o con disabilità, a partire dalla sua fragilità, dal suo limite, può essere al cuore dell’incontro: l’incontro con Gesù, che apre alla vita e alla fede, e che può costruire relazioni fraterne e solidali, nella Chiesa e nella società.

Non restare indifferenti di fronte al dolore dei fratelli

La seconda osservazione riguarda il comportamento di Gesù di fronte a quell’uomo presso la piscina. Francesco afferma che il suo cuore “non può restare indifferente davanti alla sofferenza”. Gesù guarisce il cieco nato e invita anche noi a fare altrettanto cioè “a consolare, lenire e curare le ferite dei nostri fratelli”. Il Papa evoca l’immagine della Chiesa come un “ospedale da campo” e ricorda quanti intorno a noi hanno bisogno di una mano tesa.

Gesù rinnova il nostro sguardo sul mondo e sull’umanità

Papa Francesco sottolinea poi un paradosso: il cieco nato, dopo l’incontro con Gesù, acquista la capacità di vedere e diventa testimone del suo amore, mentre coloro che hanno la vista, nonostante l’incontro con Gesù, rimangono ciechi. E cita una frase di Saint-Exupéry, nel libro Il piccolo principe: “Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”. Quindi il Papa prosegue:

Vedere con il cuore è vedere il mondo e i nostri fratelli attraverso lo sguardo di Dio. Gesù ci invita a rinnovare il nostro modo di vedere le persone e le cose. Ci propone una visione sempre nuova delle nostre relazioni con gli altri, in particolare in famiglia, della nostra fragilità umana, della malattia e della morte. Ci invita a vedere tutto questo con lo sguardo di Dio! La fede non si riduce a una serie di credenze teoriche, di tradizioni o una serie di usanze. Essa è un legame e un cammino alla sequela di Gesù, che rinnova il nostro modo di vedere il mondo e dei fratelli.

Testimoniare Gesù con l’accoglienza e l’apertura del cuore

Sull’esempio del cieco nato anche noi – afferma ancora il Papa – siamo chiamati a testimoniare Gesù nella nostra vita con lo stile dell’accoglienza e dell’amore fraterno”. Francesco incoraggia i membri dell’associazione a continuare sul cammino intrapreso “in questo ‘vedere insieme’, ‘voir ensemble’ con il cuore”, lasciandosi condurre da Gesù. Solo Lui, infatti, può liberare il cuore dell’uomo “dalla chiusura e dalla rigidità e aprirlo alla vita e alla speranza”.

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