Papa Francesco in Albania per incoraggiare un paese che ha sofferto

Un «omaggio al martirio» e un «incoraggiamento alla convivenza interreligiosa». Con queste parole il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha descritto le caratteristiche del viaggio di Papa Francesco, in programma questa domenica 21 settembre.

Anche se la visita sarà di un solo giorno, concentrata a Tirana, la Capitale del Paese, il programma sarà intenso. Dopo l’incontro con l’autorità, infatti, la celebrazione della Messa con l’angelus nella piazza intitolata alla Beata Madre Teresa di Calcutta. Nel pomeriggio, poi, l’incontro interreligioso, con un ‘introduzione del presidente della Conferenza episcopale albanese Angelo Massafra, il discorso del pontefice e un momento dedicato al suo incontro personale con i leader di altre religioni e denominazioni cristiane. Al termine, la preghiera dei vespri con sacerdoti, religiose, religiosi, seminaristi e membri die movimenti laicali. Prevista anche la testimonianza di un sacerdote e di una suora, entrambi ottantenni, che hanno vissuto le persecuzioni del regime, ha informato il portavoce vaticano. Ancora, a concludere la giornata l’incontro con i bambini del Centro Betania e con una rappresentanza di assistiti di altri centri caritativi.

In realtà, era stato lo stesso Papa Francesco a preannunciare il senso del viaggio, parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Corea del Sud: “Alcuni dicono che il Papa ha uno stile di incominciare tutte le cose dalla periferia. Ma no, vado in Albania perché?”, aveva detto. “Per due motivi importanti. Primo, perché sono riusciti a fare un governo – pensiamo ai Balcani! -, un governo di unità nazionale tra islamici, ortodossi e cattolici, con un consiglio interreligioso che aiuta tanto ed è equilibrato. E questo va bene, è armonizzato. La presenza del Papa è per dire a tutti i popoli: ‘Si può lavorare insieme!’. Io l’ho sentito come se fosse un vero aiuto a quel nobile popolo. E l’altra cosa: se pensiamo alla storia dell’Albania, è stata religiosamente l’unico dei Paesi comunisti che nella sua Costituzione aveva l’ateismo pratico. Se tu andavi a Messa era anticostituzionale. E poi, mi diceva uno dei ministri, che sono state distrutte – voglio essere preciso nella cifra – 1.820 chiese. Distrutte! Ortodosse, cattoliche in quel tempo. E poi, altre chiese sono state trasformate in cinema, teatro, sale da ballo… Io ho sentito che dovevo andare: è vicino, in un giorno si fa…”.

Possiamo dire, allora, che L’appuntamento con Papa Francesco a Tirana, domenica 21 settembre, è speciale. Ad attenderlo in piazza Madre Teresa non ci saranno solo i cattolici ma anche ortodossi e musulmani. Ed è questa, come sappiamo la seconda visita di un Papa.  La prima visita, infatti, di un pontefice in un paese un tempo dichiarato ateo fu nel 1993 da parte di Papa Giovani Paolo II accompagnato da Madre Teresa. 21 anni dopo Papa Francesco viene, riportando le sue parole, “in Albania per incoraggiare un paese che ha sofferto” e un paese considerato alla periferia dell’Europa. Significativo è anche il logo utilizzato per questa giornata che, in forma stilizzata, “vuole rappresentare il popolo cristiano che risorge dal sangue dei martiri e continua a camminare avendo la croce come vessillo”.

Non a caso, sono nella fase finale i lavori della Positio istruita presso la Congregazione per le Cause dei Santi dei 40 Servi di Dio trucidati all’avvento del regime. Mons. Angelo Massafra ha dichiarato: “I nostri “martiri” sono oggi il modello più forte di cui disponiamo per stimolare ancora di più il popolo albanese a non rinnegare le proprie origini, barattandole con gli abbagli di una cultura dominante che tende ad affogare le prerogative dei singoli popoli con l’indifferentismo. Essi sono la possibilità dirifondare l’Albania facendo leva sul positivo di una storia, anche se triste, che non può essere annullata, ma che diventa monito per il futuro”.

Aspettando le parole di Papa Francesco, ricordiamo quelle pronunciate da San Giovanni Paolo II nel lontano 1993 al suo arrivo in aeroporto: “mi rallegro di poter condividere con te, Paese ricco di tradizioni culturali e spirituali, la gioia per la ritrovata libertà. Sono lieto di poterti incoraggiare nell’intrapreso sforzo di ricostruzione morale e materiale, assicurandoti il leale e costante sostegno della Chiesa Cattolica”.  Che questa visita del Papa possa portare speranza, coraggio, forza, unità nei cuori di questi fratelli.  Servizio di Don Francesco Cristofaro

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