In questi giorni abbiamo visto un Papa Francesco in grandissima forma, perfettamente a suo agio sia tra le folle oceaniche, sia negli eventi più intimi e raccolti. Oltre un milione di fedeli sono accorsi per assistere alla Santa Messa a Guayaquil, due milioni a Quito, più di due milioni a Santa Cruz.
Il tema del viaggio è la gioia dell’annuncio del Vangelo. Il motto dell’Ecuador: Evangelizar con alegria, quello della Bolivia: Con Francisco anunciamos la alegria del Evangelio e quello del Paraguay: Mensajero de la alegria y de la paz ben descrivono il clima festoso di questi giorni.
Papa Francesco però non ha portato solo la gioia. Questo è stato chiaro fin dalla prima omelia a Guayaquil, quando Francesco, commentando l’episodio del Vangelo delle Nozze di Cana, ha lanciato questo forte messaggio di speranza: “Il vino migliore sta per venire per quelli che oggi vedono crollare tutto. Sussurratevelo fino a crederci: il vino migliore sta per arrivare, e sussurratelo ai disperati e a quelli con poco amore.
Dio si avvicina sempre alle periferie di coloro che sono rimasti senza vino, di quelli che hanno da bere solo lo scoraggiamento; Gesù ha una preferenza per versare il migliore dei vini a quelli che per una ragione o per l’altra ormai sentono di avere rotto tutte le anfore.”Quindi la gioia e la speranza. Ma anche la vicinanza. Papa Francesco è stato vicino a tutti. Ha cercato, per quanto possibile, di abbracciare, di accarezzare, di stringere la mano, di non negarsi mai, anzi, di andare incontro alla gente. E la gente comune, il popolo di Quito, ha stupito Francesco. Lui stesso lo ha confessato ai sacerdoti, nel corso del discorso a braccio presso il Santuario della Vergine di El Quinche: “mi ha colpito che la gente qui, quando mi saluta, china il capo e aspetta la benedizione, il segno della croce sulla fronte”.
La vicinanza agli ultimi, agli scartati, come ha dimostrato durante la visita al carcere di Palmasola, la vicinanza agli oppressi, ai lavoratori, ai campesinos. Proprio davanti a loro, in Bolivia, al ha tenuto uno dei suoi discorsi più intensi, quasi una piccola enciclica: “Voi, i più umili, gli sfruttati, i poveri e gli esclusi, potete fare e fate molto. Oserei dire che il futuro dell’umanità è in gran parte nelle vostre mani
“.Il tema dello scarto, sempre caro a Francesco, è stato al centro dell’omelia della Santa Messa celebrata nella Piazza di Cristo Redentore a Santa Cruz. Commentando il brano del Vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Papa ci ha offerto la ricetta di Gesù: “prende un po’ di pane e qualche pesce, li benedice, li divide e li consegna perché i discepoli lo condividano con gli altri. E questa è la strada del miracolo. Certamente non si tratta di magia o idolatria. Gesù, per mezzo di queste tre azioni, riesce a trasformare una logica dello scarto in una logica di comunione, in una logica di comunità”. E’ un invito che oggi risuona con forza per noi: “Non è necessario escludere nessuno, non è necessario che alcuno se ne vada; basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare. Gesù continua a dircelo in questa piazza. Sì, basta con gli scarti, date loro voi stessi da mangiare. La visione di Gesù non accetta una logica, una visione che sempre taglia il filo a chi è più debole, a chi ha più bisogno. Accettando la scommessa, Lui stesso ci dà l’esempio, ci indica la strada”.
Papa Francesco in Bolivia ha anche esortato sacerdoti, religiosi e religiose a non chiudere il proprio cuore: “Cuore blindato! Si tratta di un cuore che si è abituato a passare senza lasciarsi toccare; un’esistenza che, passando da una parte all’altra, non riesce a radicarsi nella vita del suo popolo semplicemente perché fa parte di questa elite. Potremmo chiamarla la spiritualità dello zapping… La compassione non è zapping, non è silenziare il dolore, al contrario, è la logica propria dell’amore. È la logica che non si è centrata sulla paura, ma sulla libertà che nasce dall’amore e mette il bene dell’altro sopra ogni cosa. È la logica che nasce dal non avere paura di avvicinarsi al dolore della nostra gente”.
Francesco, in questo viaggio hai accarezzato il cuore dei più deboli, hai portato speranza agli ultimi, hai visitato i reclusi, ci hai dato la ricetta per sconfiggere la logica dello scarto…
ah, se solo i potenti ti ascoltassero, ah… se solo tutti noi, ti ascoltassimo!
Con il cuore vorrei dirti grazie, Papa Francesco e, prendendo a prestito, con la masisma umiltà possibile, le parole di San Francesco, vorrei chiudere questo articolo con un:
Laudato sì, mio Signore, per Papa Francesco!
Di Alessandro Ginotta[box]
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