R. – Abbiamo ipotizzato il percorso che il Santo Padre farà. La cosa certa è che starà qui per tutta la giornata. L’altro punto fermo è la Messa alle ore 17. Abbiamo inoltre ipotizzato tutto il programma della giornata, però dobbiamo verificare alcuni piccoli particolari relativi soprattutto ai percorsi interni, ai percorsi cittadini.
D. – Dunque, un programma ancora da definire. Come si sta preparando la comunità, la diocesi in vista della visita di Papa Francesco?
R. – C’è veramente, e non poteva non essere così, un grande entusiasmo. Ma c’è soprattutto la consapevolezza del dono che è stato fatto a questa Chiesa diocesana in maniera del tutto gratuita, perché evidentemente è una piccola comunità. Quanto alle preparazioni – oltre a quelle che stanno pianificando i singoli movimenti, le singole parrocchie e le associazioni – abbiamo fatto anche un programma che si chiama “Missione scusa”. Il Santo Padre ha detto che viene qui per chiedere scusa alla diocesi per aver sottratto il vescovo in alcuni giorni della settimana. Allora, anche noi ci siamo posti questo problema. Come vivere la preparazione? E abbiamo intitolato la missione: “Anche noi vogliamo chiedere scusa”.
D. – A chi chiedere scusa?
R. – Vogliamo chiedere scusa ai poveri per averli lasciati tante volte soli per strada. C’è allora l’impegno della Caritas nel vedere cosa significhi oggi chiedere scusa ai poveri. Altra tappa della missione è chiedere scusa ai giovani per non aver dato loro sempre le possibilità per realizzare i loro sogni: così, la diocesi sta mettendo in campo – proprio in vista della visita del Papa – alcuni progetti. Chiedere scusa ai ragazzi perché spesso abdichiamo dal nostro impegno di educatori. Poi, chiedere scusa ai non credenti perché tante volte il modo in cui viviamo la nostra esperienza religiosa ignora completamente le sensibilità dei non credenti, per cui facciamo e diciamo cose che molto spesso non li raggiungono, anzi li infastidiscono. Quindi, anche noi sul piano pastorale dobbiamo rivedere certi comportamenti, rivedere il modo con cui esprimere la nostra esperienza religiosa, ma anche chiedere scusa al territorio. Il territorio calabrese è bellissimo ma, purtroppo, è sfregiato dall’egoismo. Questo è il tipo di percorso di preparazione che stiamo facendo.
D. – A proposito di territori, la Calabria sicuramente trarrà giovamento dalla visita del Santo Padre. Qual è il suo auspicio per questa regione?
R. – Sicuramente, trarremo tutti vantaggio dalla parola illuminata, dalla presenza del Santo Padre. Questa è una regione che ha bisogno di gente che stia un po’ di più per strada per conoscere quali sono le attese delle persone. Attese che molte volte sono state gridate e vengono ancora gridate ma che altrettante volte purtroppo trovano orecchie molto, molto sorde. Allora, se si riuscisse ad avere gente capace di ascoltare – e che dall’ascolto faccia poi derivare un impegno più concreto a favore delle categorie di cui parlavo prima – saremmo già a buon punto.
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