Oggi mia sorella mi ha scritto un SMS disperata: era più di un’ora che aspettava un tram che la portasse dall’università a casa! L’unica cosa che ho saputo dirle è stata: “Papa Francesco è dalla nostra parte!”
Dopo molte polemiche e grandi attese è finalmente arrivata l’edizione integrale e definiva dell’enciclica sulla “Cura della casa comune” che è stata presentata ufficialmente in Vaticano. La Laudato Si’ è la seconda enciclica pubblicata dal papa argentino, dopo la Lumen Fidei (preparata da papa Benedetto XVI alla fine del suo pontificato e rivista e firmata dal nuovo papa).
C’è un aspetto nella nuova enciclica del papa che ci fa capire l’ampiezza del discorso ecologico, la larghezza delle sue implicazioni pratiche nella vita quotidiana e la quantità di lavoro che le politiche internazionali e le amministrazioni locali hanno ancora da fare. Oltre alle questioni scientifiche legate alla cura del pianeta, papa Francesco offre lo spunto per uno sviluppo e un rinnovamento umano e sociale che parte da piccoli gesti ricchi di significato destinati a contribuire al miglioramento della qualità della vita umana.
La cura del creato e delle creature non può prescindere dalla cura dell’essere umano che – in quanto creatura – “ha il diritto a vivere e ad essere felice, e inoltre ha una speciale dignità”. Uno degli effetti della “cultura dello scarto” sulla vita delle persone è il degrado ambientale che incide negativamente sulla qualità della vita umana provocando un – ben più grave – degrado sociale. (LS 43).
Il concetto di ecologia integrale (cap. 4), che si pone come filo conduttore per la comprensione del testo, coinvolge tutti gli aspetti della vita: dal degrado ambientale a quello umano, dall’economia alla politica. Il documento papale invita tutti – cristiani e non cristiani – a rivolgere la propria attenzione al creato come “casa comune”; è un appello alle coscienze affinché si assuma uno stile di vita responsabile e solidale (cap. 6), rispettoso verso l’ambiente, attento ai poveri e ai deboli sia nella vita privata che in quella pubblica. E’ ciò che Paolo VI suggeriva quando parlava all’ONU della necessità di “un autentico progresso sociale e morale” (cf. LS 4).
Al di là degli aspetti tecnici e scientifici che interessano l’ecologia così come siamo abituati a parlarne, uno dei risvolti pratici di questa “ecologia integrale” è quello della promozione e del miglioramento della “qualità della vita” nelle città. Nel parlare dell’”ecologia della vita quotidiana” il Santo Padre ha affrontato il problema della dignità umana e dello sviluppo integrale della persona assicurando che “gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita”: la stanza, il luogo di lavoro, il quartiere, la città. Un ambiente “disordinato e caotico (…) mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice” (LS 147).
. Vivere in un luogo brutto, sporco, disordinato e caotico, ci demoralizza, ci rattrista, rende la quotidianità difficile e pesante. A lungo andare le situazioni di degrado (specie nelle periferie e nelle zone più povere) possono causare o favorire “comportamenti antisociali e violenza” (LS 149).
Il numero 153 della Laudato Si’ parla dei trasporti pubblici come un esempio concreto di questa applicazione dell’ecologia integrale alla vita quotidiana. Francesco afferma che “la qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti”. Ogni giorno infatti, nelle grandi città, centinaia di migliaia di cittadini utilizzano i mezzi di trasporto pubblico per recarsi a scuola, all’università o ai propri posti di lavoro. Spesso però i viaggiatori trovano un servizio scadente, lento, scomodo, al punto di non sentirsi più esseri umani ma merce trasportata senza riguardo e senza alcuna cura, nonostante la spesa fatta per acquistare biglietti o abbonamenti.
A questo riguardo papa Francesco cita quattro elementi che rendono il trasporto pubblico un servizio indegno
per le persone che ne fanno uso: l’affollamento, la scomodità, la scarsa frequenza dei servizi e l’insicurezza.Queste caratteristiche tipiche di un servizio pubblico scadente, vanno a ledere la persona nella sua dignità: basti pensare ai viaggiatori costretti ad attese spropositate per ottenere un servizio basilare come quello del trasporto pubblico, basti pensare alle persone più fragili o deboli costrette ad aspettare in piedi l’arrivo dei mezzi di trasporto o costretti a farsi spazio tra le folle accalcate all’ingresso o all’uscita dei treni: anziani, portatori di handicap, donne in cinta, famiglie con passeggini, bambini… “Il riconoscimento della peculiare dignità dell’essere umano – afferma il Papa – molte volte contrasta con la vita caotica che devono condurre le persone nelle nostre città”.
Si dice che, prima di diventare papa, mentre era arcivescovo di Buenos Aires, il cardinale Bergoglio era solito prendere la metro o il bus (il colectivo) per muoversi in città rinunciando, quando possibile, ad utilizzare la macchina e ad usufruire dei servizi di un autista. Il suo basso profilo, la sua vicinanza alla gente comune e la sua disponibilità ad incontrare i fedeli della sua diocesi, hanno caratterizzato il suo stile di vita semplice e vicino alla gente che ha conservato anche dopo l’elezione a Sommo Pontefice.
Se Francesco, dunque, parla del trasporto pubblico che non rende giustizia alla dignità degli uomini e dei cittadini, lo fa con cognizione di causa dopo aver sperimentato cosa significa entrare in metro o in un autobus come un comune viaggiatore e non come un personaggio pubblico di fama nazionale invitato per inaugurare nuove linee o nuovi treni come fanno i nostri sindaci che tagliano nastri e si fanno fotografare nei treni in condizioni speciali, straordinariamente favorevoli.
Questo stile di vita è collegato a quella “conversione ecologica” di cui parla la Laudato Si’ (cap. 6) dove la responsabilità collettiva della protezione del creato, come una casa comune, implica l’adoperarsi in “semplici gesti quotidiani” che rispettino, e allo stesso tempo nobilitino, la vita in tutti i suoi aspetti (LS 230). E’ la carità che esige alle coscienze di intervenire nella società per contribuire a una “cultura della cura che impregni tutta la società”.
Allo stesso tempo questa conversione ecologica “comporta il lasciar emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo che li circonda” (LS 217) in modo che questo incontro trasformi non solo la persona – rinnovata integralmente dall’esperienza di Dio – ma anche l’ambiente in cui vive, incidendo nella costruzione e nel rinnovamento di un mondo che – a causa del peccato – ha perso di vista il Creatore e il senso profondo del creato.
In questo quadro, insieme all’importanza dei piccoli gesti quotidiani, l’amore sociale ci spinge a pensare a grandi strategie che arrestino efficacemente il degrado ambientale e incoraggino una cultura della cura che impregni tutta la società. Quando qualcuno riconosce la vocazione di Dio a intervenire insieme con gli altri in queste dinamiche sociali, deve ricordare che ciò fa parte della sua spiritualità, che è esercizio della carità, e che in tal modo matura e si santifica. (LS 231)
Ecco il paragrafo dedicato da papa Francesco ai mezzi di trasporto pubblico, un monito verso chi li gestisce perché provvedano a un “miglioramento sostanziale” del servizio al fine di assicurare ai viaggiatori per un trattamento più comodo, un servizio più frequente, più sicuro e meno affollato. Anche questo è ecologia integrale, anche questo è adoperarsi per il bene comune.
La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei mezzi.
Di Miguel Cuartero Samperi per Aleteia
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