A parte Papa Giovanni XXIII che in Turchia visse 13 anni ed è ancora “amatissimo”, ci sono stati i viaggi di Paolo VI nel 1967, di Giovanni Paolo II nel 1979 e di Benedetto XVI nel 2006. Diverse poi sono le “motivazioni” che hanno spinto Francesco a recarsi in Turchia: “c’è l’attenzione per il paese ospitante e per la situazione in cui la Turchia si trova in momento; c’è il dialogo interreligioso in un paese dove la popolazione è a maggioranza musulmana e dove vive una piccola comunità cattolica che viene presa in considerazione per essere incoraggiata; e c’è la sede del Patriarcato Ecumenico con il quale si è sviluppato un dialogo fraterno e di amicizia profonda”.
“Il viaggio – dice padre Lombardi ai giornalisti – è stato organizzato nei particolari in modo rapido perché in Turchia c’era una situazione in evoluzione con le elezioni nel mese di agosto e la formazione del nuovo governo”.
La preparazione dettagliata della visita ha dovuto pertanto “attendere che fossero stabilite le competenze per una definitiva e formale decisione risalente a due mesi fa”.
Lo schema del viaggio è molto simile a quello di Benedetto VI, sebbene manchi la tappa di Smirne. Il Papa arriverà il 28 novembre all’Aeroporto Esemboða di Ankara e si recherà subito al Mausoleo di Atatürk per “un omaggio al fondatore dello Stato della Turchia”. Poi al Palazzo Presidenziale, il Papa verrà accolto dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Alle 16.30 è prevista la visita Presidente degli Affari Religiosi al Diyanet. Riguardo alle accese polemiche in Turchia circa la costruzione del nuovo palazzo presidenziale, il direttore della Sala Stampa ha detto che queste polemiche sono antecedenti alla decisione del viaggio del Papa e che il Papa “va dove il presidente lo riceve”.
A Istanbul, il Papa verrà accolto all’Aeroporto Internazionale Atatürk di Istanbul dal Patriarca ecumenico e dal governatore di Istanbul. Poi subito dopo la Visita al Museo di Santa Sofia e il passaggio alla Moschea Sultan Ahmet conosciuta come la moschea blu. Si tratta – ha detto Lombardi – “di un gesto importante per i rapporti con i musulmani”.
Riguardo alla presenza del Papa in una moschea, Lombardi ha detto: “È evidente che non si può parlare di una preghiera formale da parte di un cristiano ma essendo il Papa un uomo religioso, manifesterà il suo rispetto” e vivrà questo momento in “raccoglimento spirituale in un luogo religioso di un’altra religione senza esprimere esternamente atteggiamenti o parole che siano specifiche”. Nel quadro quindi di “un atteggiamento raccolto e rispettoso” e di “un rapporto interreligioso che sa tenere le espressione della fede religiosa nei luoghi appropriati in luoghi appropriati. D’altra parte più volte i papi hanno fatto visite nelle sinagoghe e nelle moschee”.
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