Adriana Masotti – Città del Vaticano
Proseguendo il ciclo dedicato alle Beatitudini, all’udienza generale di oggi in Aula Paolo VI, Papa Francesco parla della mitezza. Spiega che la parola “mite” significa dolce, mansueto, gentile, privo di violenza e nota che “la mitezza si manifesta nei momenti di conflitto”, perché “chiunque potrebbe sembrare mite quando tutto è tranquillo”. Il comportamento mansueto mantenuto da Gesù nella Passione ne è un esempio. Ma la parola mite, prosegue Francesco, nella Scrittura indica anche “colui che non ha proprietà terriere”. La terza Beatitudine dice invece che proprio i miti ‘avranno in eredità la terra’.
Il Vangelo rimanda al Salmo 37 letto prima delle parole del Papa, dove “si mettono in relazione la mitezza e il possesso della terra”. Due cose che “sembrano incompatibili” perché, osserva il Papa, spesso si combatte proprio per “il possesso della terra”. Ma, afferma, il possesso dei miti non è una conquista, è una ‘eredità’.
Quella terra è una promessa e un dono per il popolo di Dio, e diventa segno di qualcosa di molto più grande di un semplice territorio. C’è una “terra” – permettete il gioco di parole – che è il Cielo, cioè la terra verso cui noi camminiamo: i nuovi cieli e la nuova terra verso cui noi andiamo.
Il mite dice Francesco, non è un codardo, uno che cerca di restare fuori dai problemi.
Il mite non è un accomodante ma è il discepolo di Cristo che ha imparato a difendere ben altra terra. Lui difende la sua pace, difende il suo rapporto con Dio, e difende i suoi doni, i doni di Dio, custodendo la misericordia, la fraternità, la fiducia, la speranza. Perché le persone miti sono persone misericordiose, fraterne, fiduciose e persone con speranza.
Papa Francesco parla poi del peccato dell’ira, che tutti noi in qualche momento abbiamo sperimentato e invita a domandarsi quante cose abbiamo distrutto o perso con l’ira:
Un momento di collera può distruggere tante cose; si perde il controllo e non si valuta ciò che veramente è importante, e si può rovinare il rapporto con un fratello, talvolta senza rimedio. Per l’ira, tanti fratelli non si parlano più, si allontanano l’uno dall’altro. E’ il contrario della mitezza. La mitezza raduna, l’ira separa. La mitezza è conquista di tante cose. La mitezza è capace di vincere il cuore, salvare le amicizie e tanto altro, perché le persone si adirano ma poi si calmano, ci ripensano e tornano sui loro passi, e così si può ricostruire con la mitezza.
Allora la “terra” da conquistare con la mitezza, dice ancora il Papa, è la salvezza del fratello e conclude: “Non c’è terra più bella del cuore altrui, non c’è territorio più bello da guadagnare della pace ritrovata con un fratello”.
Tra i saluti del Papa ai fedeli di lingua italiana, al termine della catechesi, quello alla delegazione della Fiaccola benedettina guidata dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, e dall’abate di Montecassino, dom Donato Ogliari. La fiaccola, benedetta da Papa Francesco, inizierà il suo cammino sabato prossimo alle 15.30 da Norcia alla volta dell’Ungheria.
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