Tiziana Campisi – Città del Vaticano per Vaticannews.va
“Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli”: sono parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli; tratte dal Vangelo di Matteo, l’Azione Cattolica Ragazzi le ha scelte perché ispirino quest’anno i suoi iscritti. E proprio queste parole Papa Francesco sceglie di approfondire incontrando alcuni giovani dell’associazione nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico. Nel discorso che consegna ai ragazzi, il Pontefice fa notare anzitutto che l’invito di Gesù – “andate” – “trasforma il discepolo in apostolo, lo rende missionario”, e li esorta allo stesso modo, “perché a Dio non piace quando stiamo a impigrirci sul divano; Lui ci vuole in movimento, in cammino, pronti e ben disposti a metterci in gioco”. Li incoraggia ad andare verso “tutti i popoli”.
Il Signore non vuole che trascorriamo le giornate restando chiusi in noi stessi. E questo è un grande rischio per un ragazzo e una ragazza oggi: passare le giornate tenendo davanti agli occhi lo schermo di un telefonino. No, i nostri occhi sono fatti per guardare quelli degli altri. Non sono fatti per guardare in basso un mondo virtuale che teniamo tra le mani, ma per alzare lo sguardo al cielo, a Dio, e per guardare negli occhi chi ci vive accanto. Il nostro sguardo, i nostri occhi sono fatti per trasmettere la gioia sperimentata dall’aver incontrato Gesù.
Il cammino insieme
E non è un andare da soli ciò che chiede Gesù, “ma insieme”, specifica Francesco che chiarisce il senso di questo cammino al plurale.
Per testimoniare l’amore di Gesù, bisogna “scendere in campo” non individualmente, ma insieme, come gruppo. Bisogna, in altre parole, “fare squadra”, per scoprirci fratelli e sorelle in un mondo che tende a isolarci, a dividerci, a metterci l’uno contro l’altro; che ti dice: “pensa a te stesso e non preoccuparti degli altri”. Invece, il segreto è proprio prendersi cura degli altri. E così ci si prende cura anche di sé stessi.
Lo sguardo verso gli altri e verso gli ultimi
Il punto di partenza, sottolinea il Papa nel discorso consegnato, è “vedere in ogni persona non un avversario, ma un compagno di squadra, un figlio di Dio”. È quello che ci insegna Gesù, che considera tutti importanti, prosegue Francesco, e che in modo particolare ama “i più piccoli, i poveri, i dimenticati, gli scartati, quelli di cui nessuno si cura”: pensare a loro e a ciò di cui necessitano “è il segreto per rendere più bello, giusto e pacifico il nostro mondo, che di pace ha tanto bisogno”.
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