Sancta Sedes

Papa Francesco: In Vaticano c’è corruzione, ma io non perdo serenità!

“C’è corruzione in Vaticano. Ma io sono in pace. Se c’è un problema, io scrivo un biglietto a S.Giuseppe e lo metto sotto una statuetta che ho in camera mia”. Lo afferma il Papa in un’intervista alla Civilità cattolica, pubblicata dal Corriere della Sera. Sugli abusi sessuali, spiega: “Se sono coinvolti religiosi, è chiaro che è in azione la presenza del diavolo che rovina l’opera di Gesù, tramite colui che doveva annunciare Gesù. Ma parliamoci chiaro: questa è una malattia. Se non siamo convinti che questa è una malattia, non si potrà risolvere bene il problema”.

‘A volte i marinai della barca di Pietro remano contro’
La “barca di Pietro”, “a volte nella storia, oggi come ieri, può essere sballottata dalle onde e non c’è da meravigliarsi di questo. Ma anche gli stessi marinai chiamati a remare nella barca di Pietro possono remare in senso contrario. È sempre accaduto”. Lo ha detto il Papa nell’udienza alla comunità di ‘Civiltà Cattolica’, la rivista dei Gesuiti giunta al numero 4000.

Francesco a Civiltà Cattolica: siate rivista ponte, in dialogo con il mondo

(servizio di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana)  Inquietudine, incompletezza, immaginazione. Sono i tre punti chiave sottolineati da Papa Francesco nel discorso alla comunità de La Civiltà Cattolica, in occasione del numero 4000 della storica rivista dei gesuiti nata 167 anni fa. In un chirografo, pubblicato sul quindicinale, il Pontefice ha inoltre esortato la rivista, diretta da padre Antonio Spadaro, ad essere “una rivista ponte, di frontiera e di discernimento”. Il Papa ha infine elogiato l’iniziativa delle nuove pubblicazioni in lingua inglese, francese, spagnolo e coreano. Il segno, ha detto, di una rivista “sempre più aperta al mondo”. All’udienza era presente il preposito generale dei Gesuiti, padre Arturo Sosa, dal quale – come ha ricordato Francesco, riprendendo il Beato Pio IX – Civiltà Cattolica

dipende “completamente e in tutto”.
Quattromila fascicoli “non sono una raccolta di carta”, “c’è una vita dentro”. Papa Francesco esordisce così incontrando la comunità di Civiltà Cattolica in occasione del numero 4 mila della rivista dei gesuiti fondata 167 anni fa. Il Papa gesuita invita con forza i suoi confratelli a proseguire “con coraggio” la “navigazione in mare aperto” e ribadisce che il gesuita deve evitare di aggrapparsi “a certezze e sicurezze”.

Civiltà Cattolica è sulla mia scrivania, vi seguo con affetto
Al tempo stesso, Francesco ricorda che quella di Civiltà Cattolica non è una navigazione “solitaria”, si rema infatti sempre “a servizio della Chiesa” nella Barca di Pietro. Quindi, confida il suo affetto per il quindicinale dei gesuiti:

“Io nel mio lavoro vi vedo, vi seguo, vi accompagno con affetto. La vostra rivista è spesso sulla mia scrivania. E so che voi nel vostro lavoro non mi perdete mai di vista. Avete accompagnato fedelmente tutti i passaggi fondamentali del mio Pontificato a partire dalla lunga intervista che ho concesso al vostro direttore nell’agosto 2013”.

Apritevi sempre più al mondo, dialogando con tutti
Francesco sottolinea poi che – grazie alle nuove edizioni in spagnolo, inglese, francese e coreano – il quindicinale allarga i suoi confini linguistici. Questa nuova tappa, evidenzia, contribuirà ad “ampliare” l’orizzonte di una rivista:

“La cultura viva tende ad aprire, a integrare, a moltiplicare, a condividere, a dialogare, a dare e a ricevere all’interno di un popolo e con gli altri popoli con cui entra in rapporto. La Civiltà Cattolica sarà una rivista sempre più aperta al mondo. Questo è un nuovo modo di vivere la vostra missione specifica”.

La missione specifica, riprende, è quella di essere una rivista cattolica che non ha cura solamente di difendere “le idee cattoliche” ma di trasmettere e testimoniare lo sguardo di Cristo sul mondo.

La fede sia la certezza della vostra ricerca, senza inquietudine siamo sterili
Il Papa si è così soffermato su tre punti consegnati idealmente a Civiltà Cattolica per “andare avanti” nella sua missione, accompagnati da tre speciali “patroni”. Innanzitutto, inquietudine:

“Vi pongo una domanda: il vostro cuore ha conservato l’inquietudine della ricerca? Solo l’inquietudine dà pace al cuore di un gesuita. Senza inquietudine siamo sterili. Se volete abitare ponti e frontiere dovete avere una mente e un cuore inquieti. A volte si confonde la sicurezza della dottrina con il sospetto per la ricerca. Per voi non sia così. I valori e le tradizioni cristiane non sono pezzi rari da chiudere nelle casse di un museo. La certezza della fede sia invece il motore della vostra ricerca”.

Come “patrono” il Papa ha consegnato San Pietro Favre (1506-1546) ed ha chiesto di porsi sempre alcune domande: “Abbiamo grandi visioni e slancio? Siamo audaci? Oppure siamo mediocri, e ci accontentiamo di riflessioni di laboratorio?” La vostra rivista, ha detto ancora, “prenda consapevolezza delle ferite di questo mondo, e individui terapie”, “camminate con la vostra intelligenza inquieta che le tastiere dei vostri computer traducono in riflessioni utili per costruire un mondo migliore, il Regno di Dio”.




In un mondo pieno di sfide, la vostra fede apra il vostro pensiero
La seconda parola indicata dal Papa è “incompletezza”. Dio, ha affermato, ci sorprende sempre” . Per questo, ha esortato, “dovete essere scrittori e giornalisti dal pensiero incompleto, cioè aperto e non chiuso e rigido”:

“La vostra fede apra il vostro pensiero. Fatevi guidare dallo spirito profetico del Vangelo per avere una visione originale, vitale, dinamica, non ovvia. E questo specialmente oggi in un mondo così complesso e pieno di sfide in cui sembra trionfare la ‘cultura del naufragio’ – nutrita di messianismo profano, di mediocrità relativista, di sospetto e di rigidità – e la ‘cultura del cassonetto’, dove ogni cosa che non funziona come si vorrebbe o che si considera ormai inutile si butta via”.

“Solo un pensiero davvero aperto – ha soggiunto – può affrontare la crisi e la comprensione di dove sta andando il mondo” ed ha offerto come “figura di riferimento”, padre Matteo Ricci. Sul suo esempio, ha detto, “fate conoscere qual è il significato della ‘civiltà’ cattolica, ma pure fate conoscere ai cattolici che Dio è al lavoro anche fuori dai confini della Chiesa, in ogni vera “civiltà”, col soffio del suo Spirito”.

Ascoltare la gente, avere la sapienza del discernimento
Infine, il terzo punto: immaginazione. “Questo nella Chiesa e nel mondo – ha affermato – è il tempo del discernimento”. Un discernimento, ha precisato, che “si realizza sempre alla presenza del Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che accadono, il sentire della gente”, “specialmente dei poveri”:

“La sapienza del discernimento riscatta la necessaria ambiguità della vita. Ma bisogna penetrare l’ambiguità, bisogna entrarci, come ha fatto il Signore Gesù assumendo la nostra carne. Il pensiero rigido non è divino perché Gesù ha assunto la nostra carne che non è rigida se non nel momento della morte”.

“Chi ha immaginazione – ha ribadito – non si irrigidisce, ha il senso dell’umorismo, gode sempre della dolcezza della misericordia e della libertà interiore”. E ricorda  le opere pittoriche di fratel Andrea Pozzo che apriva “con l’immaginazione spazi aperti, cupole e corridoi, lì dove ci sono solo tetti e muri”.

Il pensiero della Chiesa recuperi la sua genialità
Di qui l’incoraggiamento del Papa a coltivare nella rivista “lo spazio per l’arte, la letteratura, il cinema, il teatro e la musica”:

“Il pensiero della Chiesa deve recuperare genialità e capire sempre meglio come l’uomo si comprende oggi per sviluppare e approfondire il proprio insegnamento. E questa genialità aiuta a capire che la vita non è un quadro in bianco e nero. È un quadro a colori. Alcuni chiari e altri scuri, alcuni tenui e altri vivaci. Ma comunque prevalgono le sfumature. Ed è questo lo spazio del discernimento, lo spazio in cui lo Spirito agita il cielo come l’aria e il mare come l’acqua”.




Il Papa ha concluso il suo discorso auspicando che Civiltà Cattolica sia sostenuta dalla Compagnia di Gesù e dai vescovi. Una “rivista unica”, ha concluso, per il suo legame speciale con la Sede Apostolica.
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Redazione Papaboys – Fonti: Ansa / Radio Vaticana

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