Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
“Non dimenticatevi mai dei primi maestri, non dimenticatevi mai della scuola. Perché sono le radici della vostra cultura”. E non dovete essere sradicati, perché avere radici “ci aiuterà a dare fiori e frutti”. Nell’atrio dell’Aula Paolo VI, Papa Francesco ha davanti a sé più di 500 bambini col cappellino rosso delle Fs, le Ferrovie di Stato italiane e la maglietta bianca del “Treno dei bambini”, l’iniziativa promossa dal Cortile dei Gentili, del Pontificio Consiglio della Cultura, che per la sua sesta edizione ha portato in Vaticano studenti delle elementari delle periferie di Milano, Gallaratese, Corvetto, Barona e via Padova, e Roma Prenestino/Centocelle e il Trullo.
Il tema, quest’anno, è “Città amica”, come i bambini sognano la riqualificazione del loro quartiere. Anna Greta gli chiede: ricordi come erano le tue maestre?
La maestra si chiamava Stella, una maestra che ho avuto nel primo anno e nel terzo, la stessa maestra. Nel secondo e nel quarto ne ho avuta un’altra. Era brava, ci insegnava a scrivere e a leggere, bravissima. Poi, quando sono uscito dalla scuola, l’ho ricordata sempre, perché ricordare la prima maestra o il primo maestro è molto importante perché è quello che ti fa andare nella vita per primo. E io la chiamavo al telefono, già da ragazzo, già da prete. E poi da vescovo l’ho aiutata nella sua malattia. E’ morta a 94 anni. E io l’ho seguita sempre. Quel ricordo non lo dimentico mai.
Clara entra nel tema del “Treno dei bambini” 2018, “Città amica” e chiede al Pontefice com’era il suo quartiere quando era bambino. “Io abitavo nella città più bella del mondo! A Buenos Aires, nel quartiere di Flores,c he è uno dei più vecchi della città” risponde il Papa.
E’ un quartiere popolare, non c’erano palazzi alti, no, erano tutte case basse. In quel tempo i palazzi alti quasi, ce n’erano pochi, pochi, pochi. Sono arrivati dopo i palazzi alti… un quartiere semplice e a 30 metri dalla casa c’è una piazza bellissima dove noi facevamo il calcio.
E ad Eiman che gli chiede quali erano i suoi giochi preferiti da bambino, Francesco risponde che “giocavamo tanto con l’aquilone, facevamo anche un campionato, per “quello che portava il più bello e quello che andava più in alto”. E’ il gioco che più ci piaceva. Poi il calcio ci piaceva tanto. “Nel carnevale noi facevamo la marcia. Tutti travestiti ma in tante cose, ognuno si travestiva come voleva e andavamo per strada cantando e anche suonando nelle case, chiedendo qualcosa per comprare cioccolate”.
Dopo altre domande dei bambini, cattolici, ma anche musulmani, buddhisti, ortodossi, atei, Papa Francesco ringrazia “per le domande e per i regali che sono stati fatti da voi e queste cose sono meravigliose, perché non siete andati a comprare qualcosa per portare, l’avete fatto voi!”
E questo è importante perché lo avete fatto con l’intelligenza, con le mani, ma anche col cuore. E quando una cosa si fa con le tre cose, con l’intelligenza, con il cuore, e con le mani, è una cosa profonda e umana.
Poi il Papa ritorna sulla prima domanda di Anna Greta, che lo ha colpito molto.
Non dimenticatevi mai dei primi maestri, non dimenticatevi mai della scuola. Perché? Sentite bene. Perché sono le radici della vostra cultura. Cosa significa sradicato? Senza radici. Io non devo essere sradicato, cioè senza radici. E per questo ricordare la scuola, le maestre, sempre nella vita ci aiuterà, mantenere le radici per dare fiori e frutti.
Il Frecciarossa 1000 di Trenitalia è arrivato alle 11 in Vaticano, da Milano, portando i piccoli studenti di quattro scuole del Gallaratese, Corvetto, Barona e Via Padova, quartieri caratterizzati da rilevanti complessità e fragilità sociali, con significative presenze di famiglie straniere, alti tassi di microcriminalità e numerose problematiche urbanistiche. Ad accoglierli, insieme al cardinale Gianfranco Ravasi, milanese e presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, i compagni di due scuole di Roma, del Prenestino/Centocelle e della Borgata del Trullo zona Magliana.
Al Papa i bambini hanno portato i frutti del loro lavoro di un anno, plastici, cartelloni e disegni del quartiere che vorrebbero, con tanto verde, punti di aggregazione, impianti sportivi e ospedali. Il percorso pedagogico li ha portati alla scoperta dei propri quartieri e all’elaborazione di idee e soluzioni per conoscerne e migliorarne la qualità della vita. “Città Amica” è la sesta edizione del “Treno dei Bambini”, che dal 2013, grazie a Ferrovie dello Stato, porta in Vaticano centinaia di bambini in condizioni svantaggiate. Tra i piccoli partecipanti alle scorse edizioni, per esempio, i bambini migranti, gli studenti a rischio di dispersione scolastica, i figli di carcerati e i bambini delle città del Centro Italia colpite dal sisma.
Fonte: Vaticannews.va
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