Siate espressioni della Chiesa che si china come una madre a curare i più deboli, specie in Africa dove la salute “è negata”. È stato questo l’augurio, accompagnato da ammirazione e benedizioni, che Papa Francesco ha rivolto ai “Medici con l’Africa – Cuamm”, l’ong che dal 1950 lavora con personale sanitario e volontari al miglioramento della salute nel continente africano.
Uganda e Tanzania, Mozambico e Angola, Etiopia e Sierra Leone, Sud Sudan. La carta geografica della precarietà, un novero di Paesi dove in troppi nascono senza sapere per quanto vivranno – sulle spalle l’ipoteca della miseria, delle condizioni ambientali avverse, di democrazie troppo fragili per dare risposte alle urgenze specie di tipo sanitario.
Salute negata, a parte i ricchi
A dare risposte in queste aree dimenticate da oltre 65 anni, volutamente senza protagonismi, è “Medici con l’Africa – CUAMM”, che dal 1950 ha portato oltre mille persone a dare aiuto ai più poveri del continente. E in novemila, tra medici, infermieri, volontari e sostenitori riempiono l’Aula Paolo VI, accolti dalla gratitudine senza limiti di Papa Francesco, che ascolta le toccanti testimonianze di due medici, raccontate dal direttore don Dante Carraro. Esperienze, sottolinea il Pontefice, come riporta la Radio Vaticana, in favore “del diritto umano fondamentale della salute per tutti”: “La salute, soprattutto quella di base, è di fatto negata – negata! – in diverse parti del mondo e in molte regioni dell’Africa. Non è un diritto per tutti, ma piuttosto è ancora un privilegio per pochi, quelli che possono permettersela. L’accessibilità ai servizi sanitari, alle cure e ai farmaci rimane ancora un miraggio. I più poveri non riescono a pagare e sono esclusi dai servizi ospedalieri, anche dai più essenziali e primari”.
La “Porta santa” delle periferie
Voi, osserva Francesco, siete quelli dell’“ultimo miglio” dei sistemi sanitari e in queste “periferie geografiche” come buoni samaritani andate incontro ai “Lazzaro” in difficoltà passando “la porta che conduce dal primo al terzo mondo”, la vostra “porta santa”, per assicurare, ad esempio, un “parto sicuro e dignitoso” alle mamme e assistenza ai loro bambini, specie neonati.
“In Africa, troppe mamme muoiono durante il parto e troppi bambini non superano il primo mese di vita a causa della malnutrizione e delle grandi endemie. Vi incoraggio a rimanere in mezzo a questa umanità ferita e dolente: è Gesù. La vostra opera di misericordia è la cura del malato, secondo il motto evangelico ‘Guarite gli infermi’. Possiate essere espressione della Chiesa madre, che si china sui più deboli e se ne prende cura”.
Solidarietà gratis
L’Africa, dice con forza il Papa, “ha bisogno di accompagnamento paziente e continuativo, tenace e competente”, di “ricerca e innovazione”, del “dovere di trasparenza verso i donatori e l’opinione pubblica”.
“Siete medici ‘con’ l’Africa e non ‘per’ l’Africa, e questo è tanto importante. Siete chiamati a coinvolgere la gente africana nel processo di crescita, camminando insieme, condividendo drammi e gioie, dolori ed entusiasmi. I popoli sono i primi artefici del loro sviluppo, i primi responsabili! So che affrontate le sfide quotidiane con gratuità e aiuto disinteressato, senza proselitismi e occupazione di spazi. Anzi, collaborando con le Chiese e i Governi locali, nella logica della partecipazione e della condivisione di impegni e responsabilità reciproche”.
Chiesa non è “super-clinica per vip”
Ricordando Francesco Canova, fondatore del Cuamm, e colui che diresse per 53 anni l’organizzazione, don Luigi Mazzuccato, il Papa conclude indicando ai volontari di oggi il modello rappresentato dalle due storiche figure, così simile all’ideale sognato da Francesco di una Chiesa povera per i poveri.
“Sulla scia di questi grandi testimoni di una missionarietà di prossimità ed evangelicamente feconda, voi portate avanti con coraggio la vostra opera, esprimendo una Chiesa che non è una ‘super clinica per vip’ ma piuttosto un ‘ospedale da campo’. Una Chiesa dal cuore grande, vicina ai tanti feriti e umiliati della storia, a servizio dei più poveri”.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it)