L’incontro di Papa Francesco con i bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano è ritmato da canti che alimentano la speranza anche in momenti drammatici, come quello attuale scosso dalla guerra. Un incontro dedicato, come sottolinea il Pontefice, “ai bambini e ai ragazzi dell’Ucraina”.
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Il Santo Padre ricorda che alcuni bambini, rimasti feriti a causa della guerra, sono ricoverati all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. L’abbraccio di Francesco con i piccoli cantori, provenienti da tutta Italia, riempie di tenera allegria l’Aula Paolo VI nel giorno della festa di San Giuseppe. “Sono contento – afferma il Papa – di festeggiarla con voi”. Francesco sottolinea che lo sposo della Vergine Maria è “l’uomo che ha legato Gesù al suo popolo”. “Gesù non è spuntato dal nulla; non è venuto dal cielo come un extraterrestre”. “Gesù – ricorda il Pontefice – è nato da una donna del popolo di Dio e ha avuto un papà, Giuseppe, che lo ha educato secondo la legge del Signore”.
Sono contento che questo nostro incontro sia capitato proprio nella festa di San Giuseppe, perché lui ci insegna che nessuno di noi è un’isola, nessuno, ma facciamo parte di un popolo, il popolo di Dio. E, grazie a Gesù, al suo amore immenso che ci ha donato sulla Croce, questo popolo accoglie uomini e donne di tutte le lingue, di tutte le nazioni, di tutte le culture. Come un grande, grandissimo coro! Voi fate questa bella esperienza di cantare insieme, di creare armonia con la varietà delle vostre voci.
Pensate: se le vostre voci fossero tutte uguali, tutte identiche, ma che coro sarebbe? Sarebbe noiosissimo, anche brutto. Che musica verrebbe fuori? Niente. Non ci sarebbe nessuna armonia, ma solo un unico suono noioso… Invece noi siamo tutti diversi e da questa diversità possiamo formare una sinfonia di voci. Per formare una sinfonia di popoli. Questo è l’importante: che tutti i popoli cantino insieme, che ci sia la pace.
E questa è la pace. Ascoltate bene questo: la pace non appiattisce le differenze, no, la pace è l’armonia delle differenze. Ripetiamo insieme quest’ultima parte: la pace è l’armonia delle differenze.
Rivolgendosi ai bambini del piccolo Coro dell’Antoniano, nato nel 1963, Papa Francesco esprime il proprio ringraziamento, esteso anche a “tutti quelli che hanno cantato” in questo complesso corale infantile tra i più celebri del mondo.
Vi ringrazio perché voi unite le generazioni. Capite cosa voglio dire? Significa che le vostre canzoni piacciono ai piccoli e ai grandi, specialmente ai nonni. Le cantano insieme papà e mamma, i nonni e i nipoti. Sì, è così! Alcune canzoni dello “Zecchino d’Oro” uniscono le generazioni. E questo è molto bello e importante! C’è bisogno di legare le diverse generazioni; in particolare di favorire il dialogo tra gli anziani e i più giovani, tra i nonni e i nipoti. Questo è importante: parlare con i nonni, ascoltare i nonni. È tanto bello questo dialogo dei nipoti con i nonni, dei giovani con gli anziani. Scavalcando i genitori – non c’è problema –, ma sempre parlare con i nonni. È importante. E voi lo fate, col vostro canto.
Andate a trovare i vostri nonni? Quando andate dai nonni, sapete ascoltarli? Oppure parlate sempre voi? “O magari, peggio ancora, state a guardare la televisione o il telefonino”. Dopo aver posto queste domande, il Papa dà uno speciale consiglio ai bambini del Piccolo Coro dell’Antoniano:
Vi do un consiglio: chiedete al nonno o alla nonna di raccontarvi qualcosa della loro vita, di quei tempi. Fate a loro delle domande, ascoltateli. Scoprirete dei tesori! Sì, dei tesori nascosti nella loro memoria, nel loro cuore. Sono dei ricordi, ma non solo, sono anche dei pensieri di saggezza, a volte di fede, che loro hanno maturato nel cammino della vita; e sono preziosi, specialmente per voi, che state crescendo.
Il coro dell’Antoniano è arricchito dalla presenza di bambini di varie nazionalità. Una ricchezza vocale e culturale che si amplia di anno in anno. Ricordando questa peculiarità, il direttore di Antoniano, fra Giampaolo Cavalli, ha sottolineato che “nessun bambino può essere derubato della propria infanzia”. “Non crediamo nelle barriere, non crediamo nella guerra, vogliamo la pace, vogliamo un modo di tutti fratelli, senza escludere nessuno. Nessun bambino può essere derubato della propria infanzia, dell’innocenza, della vita”.
“E oggi – ha detto fra Giampaolo Cavalli nel suo discorso di saluto – vogliamo gridarlo insieme a lei, insieme a questi bambini, i bambini dei cori, i bambini che sono dovuti scappare dai loro paesi, alcuni sono qui con i loro genitori, i bambini della Siria che abbiamo conosciuto, i bambini dell’ucraina e della Russia, due di loro – Sofia e Matteo – sono qui accanto a me”. Davanti al Papa le voci dei bambini si sono elevate insieme allargando cuori e speranze all’Ucraina e al mondo intero per insegnare ai grandi a fare la pace.
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