Sancta Sedes

Papa Francesco incontra i seminaristi, e tra pochi giorni festeggerà i 50 anni dalla sua ordinazione sacerdotale

I tre aspetti del seminario e i quattro atteggiamenti che un sacerdote diocesano non deve trascurare

Papa Francesco con i seminaristi

Il 13 dicembre ricorre il cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Papa Francesco ed oggi il Santo Padre ha avuto modo di parlare proprio della “bellezza della chiamata al sacerdozio ministeriale” ai membri del Pontificio Seminario regionale Flaminio (Emilia Romagna ).

Ai seminaristi, meglio definiti oggi da Papa Francesco “rappresentanti del Buon Pastore in mezzo al suo Popolo”, il Pontefice parla del Seminario: il loro attuale luogo di crescita e di preghiera.

Il Seminario infatti, è identificato da tre aspetti: è casa di preghiera, di studio e di comunione.

Sono tutte dimensioni di carattere “trasversale”: “la preghiera è unione con Dio e in Dio con il prossimo; lo studio è personale ma non individuale; e la comunione è apertura umana ma anche comunione presbiteriale”.

Ai tre aspetti che determinano il Seminario, si uniscono i quattro atteggiamenti che un sacerdote diocesano non deve trascurare per non cadere lentamente nella perversione del clericalismo che è anche corruzione e nella rigidità che cela gravi problemi.

Le tre dimensioni

La formazione spirituale.

Il Papa spiega cosa significa “formazione spirituale” che comincia in Seminario, sia nel rapporto con Dio che nell’incontro con il povero.

La ” scristianizzazione” odierna, dice il Papa, chiama ad essere “evangelizzatori” dalla fede robusta:

“Quanti sono più esposti al vento freddo dell’incertezza o dell’indifferenza religiosa, hanno bisogno di trovare nella persona del sacerdote quella fede robusta che è come una fiaccola nella notte e come una roccia alla quale attaccarsi. Questa fede si coltiva soprattutto nel rapporto personale, cuore a cuore, con la persona di Gesù Cristo. E il Seminario è prima di tutto la casa della preghiera dove il Signore convoca ancora i «suoi» in «un luogo appartato», a vivere un’esperienza forte di incontro e di ascolto.”

Incontrare Gesù nel povero

Serve dedicare “un adeguato impegno alla formazione spirituale” visto che – prosegue il Papa – si tratta degli “anni più favorevoli” per imparare a “stare con Lui”, “imparare ad ascoltarlo e a contemplare il suo volto”.

Cosi continua:“Qui l’esperienza del silenzio e della preghiera è fondamentale: è lì, nel rimanere alla sua presenza, che il discepolo può conoscere il Maestro, come da Lui è conosciuto – direbbe San Paolo. Ma è essenziale anche l’incontro con Gesù nel volto e nella carne dei poveri. Anche questo è parte integrante della formazione spirituale del seminarista.”

Studiare insieme e senza autoreferenzialità

In seminario si studia, per cui il Papa spiega come si arriva a costruire “fondamenta solide nell’edificio della formazione”.

Per educare ad una “fede viva e consapevole” quella del sacerdote, lo studio è non solo uno strumento privilegiato per la “conoscenza sapienziale e scientifica”, ma anche uno “strumento di un sapere condiviso”:“L’impegno di studiare, anche in Seminario, – continua il Pontefice – è chiaramente personale, ma non è individuale. Condividere le lezioni e lo studio con i compagni di Seminario è anch’esso un modo di entrare a far parte di un presbiterio. Infatti, senza trascurare le inclinazioni e i talenti personali, anzi, valorizzandoli, in Seminario si studia insieme per una missione comune, e questo dà un “sapore” tutto speciale all’apprendimento della Sacra Scrittura, della teologia, della storia, del diritto e di ogni disciplina. “

Carità unita alla fraternità

La terza ed ultima dimensione del Seminario, è quella di “casa di comunione” dal carattere “trasversale”, infatti ” parte da un’apertura agli altri” ma assume forma di “comunione presbiteriale intorno alla guida del vescovo”: 

“La carità pastorale del prete non può essere credibile se non è preceduta e accompagnata dalla fraternità, prima tra seminaristi e poi tra presbiteri. Una fraternità sempre più impregnata della forma apostolica, e arricchita dai tratti propri della diocesanità, cioè da quelle caratteristiche peculiari del popolo di Dio e dei santi, specialmente dei santi preti, di una Chiesa particolare.”

Papa Francesco con i seminaristi

I volti della “Vicinità”

Il Papa, parlando a braccio, soffermandosi sul concetto di fraternità, rimarca quanto vale per i sacerdoti diocesani quella che lui stesso definisce come “vicinanze”.

Vicini a Dio, vicini al vescovo “senza il quale la chiesa non va e il prete può essere un leader ma non un prete”, e  vicini tra presbiteri.

“Questa è una cosa che a me fa soffrire, quando vedo dei presbitéri frammentati, dove sono l’uno contro l’altro, oppure tutti cortesi ma poi sparlano l’uno dell’altro. Se non c’è un presbiterio unito… Questo non significa che non si può discutere, no, si discute, si scambiano le idee, ma la carità è quella che unisce. E la quarta vicinanza: la vicinanza al popolo di Dio. “

La raccomandazione finale di Papa Francesco: “Non dimenticate da dove venite, siete stati scelti dal Signore”, continua ricordando loro di essere annunciatori gioiosi del Vangelo, affidandoli in ultimo affidandoli alle braccia della Vergine Maria, affinchè aiutati da Lei, possano scoprire la “perla preziosa” che è Cristo.

“Se manca una di queste, il prete non funziona e scivolerà, lentamente, nella perversione del clericalismo o in atteggiamenti di rigidità. Dove c’è clericalismo c’è corruzione, e dove c’è rigidità, sotto la rigidità, ci sono gravi problemi.”

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