“Arrabbiarsi con il Signore è un modo di pregare”: così Francesco rispondendo ai giovani incontrati nella parrocchia romana di San Giulio, sottolineando che “a Gesù piace vedere la verità del nostro cuore”. Unico momento in cui “è lecito guardare una persona dall’alto in basso è per aiutarla” perchè – ha spiegato – “tutti dobbiamo aiutare a sollevare chi è caduto”
Un pomeriggio denso di incontri, pieno di gioia e di momenti di preghiera. È quello che si vissuto nella parrocchia romana di San Giulio, nel quartiere di Monteverede, dove Papa Francesco si è recato in visita pastorale. Un abbraccio per festeggiare la conclusione dei lavori di consolidamento della chiesa, che ha costretto la comunità parrocchiale ha trascorrere tre anni in una tensostruttura.
L’ accoglienza della comunità
Papa Francesco arriva nella parrocchia intorno alle 15.45 e saluta alcuni ospiti della vicina Casa di cura “Città di Roma”, che si erano radunati per aspettare il passaggio della sua auto. Ad accoglierlo i tanti fedeli sorridenti che lo acclamano con cori di benvenuto e con striscioni realizzati per l’occasione. Uno tra tutti quello appeso lungo il muro della parrocchia, con su scritto: “Papa Francesco Buonasera!” riferimento alle prime parole del Pontefice rivolte al popolo di Dio, appena dopo l’elezione dalla loggia di San Pietro. Insieme al Papa c’è come sempre il cardinale vicario Angelo De Donatis, il vescovo ausiliare del settore Ovest, monsignor Paolo Selvadagi e il parroco di San Giulio, padre Dario Frattini.
L’incontro con i gruppi della parrocchia
Prima della Messa, Papa Francesco incontra i vari gruppi che compongono la comunità parrocchiale. Nella canonica, si ferma con quanti hanno contribuito alla realizzazione del presepe vivente, che negli ultimi due anni è stato allestito dai fedeli di San Giulio a Porta Asinaria, proprio con lo scopo di raccogliere fondi per i lavori della loro chiesa. A loro ricorda che San Francesco evangelizzava solo con la Natività e li incoraggia ad andare avanti con questa iniziativa. Poi anticipa che il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione sta studiando per far sì che ci sia “una giornata, una settimana del presepe” per incentivare la realizzazione nelle case e nelle piazze. Poi l’abbraccio con i novelli sposi e con quanti stanno frequentando i corsi di preparazione al matrimonio, scandito dalle parole chiave: “posso-scusa-grazie”. Francesco suggerisce di “non aver paura di litigare”, ma raccomanda di non finire la giornata senza fare la pace. Infine con la realtà della Caritas, tra volontari e assistiti, suggerisce i segnali che indicano una parrocchia in salute: “la preghiera; la carità dei fatti; la carità passiva, una carità fatta di amore e non di critiche né di chiacchiericcio”.
Gesù non delude mai
Nel corso della visita, durante l’incontro con i malati e gli anziani, ancora una volta un riferimento al “Buonasera” del 13 marzo 2013. Un signore legge a Papa Francesco una poesia scritta di suo pugno in romanesco in occasione della sua elezione . “Quel ‘buonasera’ insolito cordiale – recita la poesia – toglie ogni dubbio alla perplessa gente. ‘Questo è un amico’”.
Francesco ricorda loro che va bene dire: “evviva il Papa” ma che il centro è Gesù, “le altre cose senza di Lui non servono”. Quindi indica l’amore di Cristo e la sua vicinenza anche nei momenti difficili perchè dice: Lui “non delude mai”.
Il confronto con bambini e ragazzi
Alla tensostruttura che ha accolto i fedeli durante i lavori di ristrutturazione della chiesa, lo aspettano i bambini e i ragazzi che si stanno preparando alla Comunione e alla Cresima insieme ai loro catechisti. Presenti anche i familiari dei bimbi che hanno ricevuto o stanno per ricevere il Battesimo. Un coro di voci lo accoglie con entusasimo, tantissime bandierine gialle e bianche sventolavano al suo passaggio.
Dar da mangiare ai poveri
Nel corso dell’incontro, due ragazze, a nome di tutti i giovani della parrocchia, rivolgono alcune domande al Pontefice. La piccola Eleonora chiede al Santo Padre: “Avete mai dato da mangiare ai poveri in persona?”. “Sì, l’ho fatto, parecchie volte” risponde Francesco sottolineando come sia un’azione che “tutti noi dovremmo fare sempre”. Dobbiamo “dare da mangiare agli altri come Dio ci dà da mangiare”.
Non avere paura a dubitare
Poi la domanda di Carlotta, una degli animatori degli adolescenti: “In questi mesi abbiamo riflettuto con i ragazzi sul rapporto con Dio e lungo il percorso sono sorti dei dubbi, come possiamo affidarci senza riserve a Lui?”. “Tutti in un certo momento hanno dei dubbi, è parte della vita dubitare. In quel momento – spiega il Papa – dobbiamo scommettere sulla fedeltà di Gesù. È una fedeltà che non delude mai, prima o dopo ma il Signore si fa sentire” , è importante non “avere paura di dubitare. Dubito, ma questo dubbio è bene condividerlo con gli altri”.
Parlare dei dubbi con Gesù
Sempre il dubbio è al centro della seconda domanda di Carlotta che chiede se questo lo abbia messo davvero alla prova. La risposta di Francesco è carica di indicazioni, di suggerimenti, di vie dettate dal cuore. “Non si può mai uscire da soli dal dubbio” perché “ci vuole la compagnia di qualcuno che ti aiuti ad andare avanti” per questo è importante parlare dei dubbi con qualcuno e, soprattutto, con Gesù. “Arrabbiarsi con il Signore è un modo di pregare” prosegue il Papa sottolineando come “a Gesù piace vedere la verità del nostro cuore. Lui è tanto paziente, ci aspetta”. Il Pontefice, spiegando ancora una volta l’importanza della condivisione del dubbio, ricorda ai giovani che “nella vita tutti dobbiamo aiutare a sollevare chi è caduto” e che “l’unico momento in cui è lecito guardare una persona dall’alto in basso è per aiutarla a sollevarsi, altrimenti non si può guardare con superiorità”.
La consegna dei doni al Pontefice
Dopo aver risposto ai giovani, Greta e Maria Chiara, altre due piccole parrocchiane, consegnano al Santo Padre dei disegni fatti dai bambini della scuola elementare di piazza Forlanini che ha aderito al progetto caritativo: “Eccediamo”. Iniziativa che consiste nel donare le merendine alle persone più bisognose. Francesco dopo aver recitato l’Ave Maria e impartito la benedizione ai presenti, invitando qualche bimbo a fare il segno della Croce nel “modo giusto”, esce dalla struttura accompagnato dai canti e dal “viva il Papa” urlato da grandi e piccini.
di Luisa Urbani – Città del Vaticano per Vaticannews.va