Sancta Sedes

Papa Francesco incoraggia la ‘grande famiglia’ di Loppiano: Maria, è la madre dell’unità

La sfida della “fedeltà creativa”, per guardare al futuro; dare “nuovo slancio” ai centri di formazione; diventare “artigiani del discernimento comunitario”. È il compito che Papa Francesco consegna alla Mariapoli di Loppiano.

Nata più di 50 anni fa, dedicata a Maria (e il nome ufficiale del Movimento è “Opera di Maria), i focolarini la chiamano “Cittadella”, e tante ce ne sono ormai nel mondo. Ma il Papa, nel suo discorso, la chiama “abbazia”, perché in fondo l’ispirazione di Chiara Lubich era quella di creare una abbazia moderna, e poi la descrive come “città aperta, città in uscita”, e città dove “non ci sono periferie”. 

Dopo aver pregato di fronte il tabernacolo che è il centro di tutta la cittadella, e aver sostato per un breve momento di fronte l’icona di Maria Theotokos dipinta da un artista indù, Papa Francesco si consegna all’affetto degli abitanti di Loppiano e non solo, arrivati dalla mattina presto attraverso le colline avvolte nella nebbia.
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Tre domande vengono rivolte al Papa: si parla del comandamento nuovo dell’amore, alla base del Patto di Loppiano che ieri sera è stato rafforzato e stipulato di nuovo e una cui copia viene consegnata a Papa Francesco; si parla della sfida della formazione; si parla del futuro della cittadella.

Papa Francesco sottolinea che il cammino della comunità cristiana deve vivere secondo due parole chiave, con parresia e hypomoné, vale a dire “il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme fiducia in Dio e la sua misericordia”, e il “sottostare, il rimanere e imparare ad abitare le situazioni impegnative che la vita ci presenta”.

Due parole che vanno inserite nella cornice della memoria, dice Papa Francesco, perché “la memoria è la dimensione deuteronomica della vita. Quando un uomo e una donna chiude la chiave della memoria incomincia a morire”, perché “questa cornice di memoria si può vivere, respirare, dare frutti, ma se non hai memoria… i frutti dell’albero sono possibili perché ha le radici, non è uno sradicato. Uno sradicato, una sradicata non ci danno frutti”.

Ed anche la preghiera, dice Papa Francesco, deve essere caratterizzata dalla parresia, perché “ci vuole coraggio a pregare Dio”. Mentre Papa Francescomette in guardia da quanti stanno in disparte per “seminare zizzania e mormorare”, perché questo “seminare zizzania, avvelena anche te. A me piace dire che quelli che vivono nel chiacchiericcio sono dei terroristi”.

Mentre il sottostare, l’abbandonarsi alla speranza che non delude, va anche affrontato con umorismo – dice il Papa – perché “la grazia dell’umorismo è atteggiamento che più di tutti si avvicina alla grazia di Dio. Ho conosciuto un santo prete, che mai smetteva di sorridere, e aveva questo senso dell’umorismo, e quelli che lo conoscevano dicevano di lui che era capace di ridere persino della propria ombra”.

Il Papa ricorda che Chiara Lubich ebbe l’ispirazione di Loppiano dopo aver visto dall’alto l’abbazia di Einsiedeln. L’idea era di fare “qualcosa di simile, in una forma nuova e moderna”

, con una città che ha “il suo cuore nel’Eucarestia, sorgente di unità e di vita sempre nuova”, e che si presenta anche “nella sua veste laica e feriale, inclusiva e aperta, con il lavoro della terra, le attività dell’impresa dell’industria, le scuole di formazione, le case per l’ospitalità e gli anziani, gli ateliers artistici, i complessi musicali, i moderni mezzi di comunicazione.

Papa Francesco sottolinea che “il carisma dell’unità è uno stimolo provvidenziale e un aiuto potente a vivere questa mistica evangelica del noi”, e questo “non è un fatto solo spirituale, ma una realtà concreta con formidabili conseguenze”, e sviluppare sempre di più questa vocazione significa “plasmare un volto nuovo della città degli uomini secondo il disegno d’amore di Dio”.

Da qui, il tema della formazionePapa Francesco suggerisce di dare ai centri di formazione di Loppiano “un nuovo slancio, aprendoli su più vasti orizzonti e proiettandoli sulle frontiere”, mettendo a punto un progetto formativo “che connetta i singoli percorsi che toccano più in concreto i bambini, i giovani, le famiglie, persone delle varie vocazioni”, con alla base “il patto formativo”, e con un accenno particolare all’Istituto Universitario Sophia che “cerca la sapienza e si pone come obiettivo la costruzione di una cultura dell’unità”.

Parola chiave, per Papa Francesco, è la prossimità, perché – afferma – “non si può essere cristiano senza essere prossimo, senza avere un atteggiamento di prossimità“, perché è quello che ha fatto Dio prima guidando il popolo di Israele e poi quando ha inviato “il Figlio a farsi più vicino, uno di noi, a farsi più prossimo. Questa parola è chiave nel cristianesimo e nel vostro carisma”.

Papa Francesco sottolinea anche che è importante “educare a pensare bene, a sentire bene, a fare bene”, e che questi linguaggi siano interconessi affinché “tu pensi quello che senti e fai, tu fai quello che pensi e senti, tu senti quello che pensi e fai”.
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Infine, Papa Francesco alza lo sguardo, per “guardare con fedeltà fiduciosa e con creatività generosa il futuro che comincia già oggi”, dato che “le urgenze, spesso drammatiche, che ci interpellano da ogni parte, non possono lasciarci tranquilli, ma ci chiedono il massimo, confidando sempre nella grazia di Dio”.

Papa Francesco sottolinea che “nel cambiamento epocale che stiamo vivendo occorre impegnarsi non solo per l’incontro tra le persone, le culture e i popoli e per un’alleanza tra le civiltà, ma per vincere tutti insieme la sfida epocale di costruire una cultura condivisa dell’incontro e un civiltà globale dell’alleanza”.

Il Papa cita l’arcobaleno, uno dei pilastri della spiritualità del movimento dei Focolari, dice che questa nuova civiltà deve apparire “come un arcobaleno di colori in cui si dispiega a ventaglio la luce bianca dell’amore di Dio”.

A giovani, famiglie, persone di tutte le vocazioni e professioni, il Papa lancia la sfida della fedeltà creativa, che significa “essere fedeli all’ispirazione originaria e insieme essere aperti al soffio dello Spirito Santo e intraprendere con coraggio le vie nuove che lui suggerisce”.

Papa Francesco aggiunge che “l’esempio più grande” è quello degli Apostoli, raccontato negli Atti degli Apostoli, che dimostra come i discepoli di Gesù “sono stati capaci di fare pazzie” pur rimanendo fedeli allo spirito.

“Lui, non il nostro buon senso, non le nostre capacità pragmatiche, non i nostri modi di vedere sempre limitati”, rimarca Papa Francesco.

E sottolinea che per conoscere e seguire lo Spirito Santo si deve praticare il “discernimento comunitario”, che significa riunirsi in assemblea “attorno a Gesù Risorto, il Signore e Maestro, per ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi come comunità cristiana”.

Insomma, “occorre l’ascolto di Dio fino a sentire con Lui il grido del Popolo, e occorre l’ascolto del Popolo fino a respirarvi la volontà cui Dio ci chiama”.

Conclude il Papa: “I Discepoli di Gesù debbono essere dei contemplativi della Parola e dei contemplativi del Popolo di Dio”. E poi si riferisce al santuario di Maria Theotokos, Maria Madre di Dio. Un segno di vicinanza al Concilio, sotto lo sguardo di Maria che Paolo VI definì Madre della Chiesa. Papa Francesco ne ha voluto istituire ogni anno la Memoria Liturgica, che sarà celebrata la prima volta il prossimo 21 maggio, lunedì dopo la Pentecoste.

E Maria “è la Madre di Gesù, ed è in lui la Madre di tutti noi, la Madre dell’Unità”. E Papa Francesco aggiunge: “Non dimenticatevi che Maria era laica. La prima discepola di Gesù, sua madre, era laica. Lì c’è un’ispirazione grande. E un bell’esercizio che possiamo fare, io vi sfido a farlo, è prendere i passi della vita di Gesù più conflittuali, e vedere come a Cana Maria reagisce”, perché questa “è una vera scuola per andare avanti: Maria è la donna della fedeltà, della creatività, del coraggio, della parresia, della pazienza, del sopportare le cose“.
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IL VIDEO INTEGRALE DELLA VISITA DI PAPA FRANCESCO LOPPIANO
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di Andrea Gagliarducci per AciStampa

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