Papa Francesco ha ricevuto stamani i presuli della Conferenza Episcopale del Cile, in visita “ad Limina Apostolorum”, guidati dal loro presidente, mons. Santiago Jaime Silva Retamales.
Tra i partecipanti, anche il card. Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Santiago del Cile, intervistato al termine dell’incontro col Pontefice da Giada Aquilino della Radio Vaticana.
R. – Il Papa ha parlato con noi per circa tre ore e noi abbiamo dialogato con lui di tutti i problemi, con una semplicità e con un’apertura eccezionali che considero davvero un grande segno della riforma della Chiesa che vuole Papa Francesco, in senso di comunione, di sinodalità.
D. – Ci sono dei temi in particolare che sono stati toccati dal Papa e da voi?
R. – Problemi concreti di un popolo che è secolarizzato, pensando a come si evangelizza questo popolo secolarizzato; di un popolo che è governato fondamentalmente da persone che non sono credenti ma che sono aperte, con buona volontà, ad accogliere pure il messaggio della Chiesa. Abbiamo parlato di gioie e anche di sofferenze: la gioia, per esempio, di vedere una Chiesa che nel nostro Paese ha nella devozione popolare, specialmente della Madonna e dei Santi, una forza incredibile: basti pensare che la devozione alla Madonna del Carmine è presente dal deserto del Nord al freddo del Sud. Abbiamo parlato del clero, della formazione dei seminaristi, dei giovani che oggi hanno bisogno di essere ascoltati: il Papa ci ha parlato della ‘pastorale dell’orecchio’: camminare con loro ascoltandoli e annunciando la novità di Gesù Cristo. Abbiamo parlato poi di problemi sociali, dei nostri anziani e dei poveri.
D. – Eminenza, lei ha fatto cenno anche ai ‘dolori’ del vostro Paese e della Chiesa. La pedofilia, purtroppo, ha toccato anche la Chiesa cilena. E’ stato un argomento trattato?
R. – E’ stato senz’altro un argomento trattato, con molta sincerità, con la capacità – che il Papa ci ha chiesto – di essere attenti ai problemi, appunto, e alle ingiustizie che, quando si tratta soprattutto di pedofilia, sono mancanze gravissime riguardo ai diritti umani e sono anche un grave peccato davanti a Dio. Il Papa ci ha raccontato che una volta, uscendo dalla metropolitana di Buenos Aires, in una piazza affollata perché c’era una manifestazione, c’erano dei genitori con un bambino e questi genitori gridarono al piccolo: “Vieni via, perché ci sono i pedofili”. Il Papa ci rimase male, ma ora ci ha detto: “Guardate fino a che punto può arrivare una mentalità che vede il male dappertutto”. Quindi ci ha invitato a superare anche questa situazione.
D. – Tra le sfide della Chiesa oggi, in Cile, c’è anche l’attenzione alla società contemporanea: si discute molto dell’aborto, delle unioni tra persone dello stesso sesso. Qual è la via della Chiesa?
R. – E’ stato toccato anche questo tema, con il Santo Padre. Lui ci ha ricordato l’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, frutto del Sinodo e anche dell’intervento diretto del Santo Padre. Io ho avuto l’occasione di partecipare alle due sessioni del Sinodo, con l’apporto personale del Papa, l’attenzione al capitolo IV di “Amoris Laetitia”, e poi tutto il capitolo sull’educazione dei figli. E oggi è tornato a dirci che il capitolo fondamentale è il IV, ma poi abbiamo analizzato anche gli altri capitoli. Noi stiamo lavorando molto sulla famiglia; sappiamo che l’ambiente culturale è avverso; sappiamo quanto incida la ‘dottrina del genere’ e quanto influisca anche sulla vita concreta il tema del matrimonio e il tema della vita. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando fortemente su questo.
D. – Si parla anche della questione dei Mapuche…
R. – Sono convinto che il popolo Mapuche abbia tutte le qualità e le possibilità per poter dialogare con lo Stato cileno: è un popolo maturo, che ha convinzioni profonde, che ha formazione profonda. Al presidente della Repubblica è stato presentato un documento, un mese fa. A capo dell’équipe di riflessione c’era il vescovo di Temuco. Come all’epoca dello sciopero della fame dei gruppi dissidenti c’era stato l’arcivescovo di Concepción – che allora ero io – adesso il vescovo di Temuco è a capo di tutto questo. Ciò significa anche una certa fiducia: anche se lo Stato di per sé è uno Stato laicista, comunque ha una certa fiducia in noi, anche se ci critica, poi alla fine viene a cercarci. E credo che questa sia un’opera molto bella della Chiesa.
D. – Un auspicio della Chiesa cilena per il futuro del Paese, a oltre 40 anni dai fatti del regime Pinochet…
R. – Possiamo camminare decisamente sulla via della riconciliazione profonda. La riconciliazione non dimentica i fatti: dimenticare sarebbe dimenticare la storia che è maestra di vita. Ma la riconciliazione significa andare anche più in là dei fatti e quindi io credo che i valori e il messaggio del Vangelo ci invitino a riconoscere le situazioni, soprattutto la mancanze riguardo ai diritti umani che hanno fatto un danno grandissimo e continuano a farlo, ancora dopo 40 anni. Ma significa anche volontà del perdono nella coscienza che quello che si perdona è gratuito: il perdono è sempre gratuito. Unire quindi la verità con una strada nuova di costruzione del futuro.
di Redaizone Papaboys fonte: Radio Vaticana