Nell’udienza generale in Aula Paolo VI, Papa Francesco, si concentra sul tema della giustificazione: l’amore di Cristo ci ha salvato tutti “gratis”.
(Debora Donnini) “La giustificazione che Dio opera, pertanto, ci permette di recuperare l’innocenza perduta con il peccato”. La giustificazione, spiega a braccio il Papa, è un processo di cambiamento: “da peccatori, siamo diventati giusti”, “siamo santi, alla base”:
“Ma, Padre, io sono giusto perché compio tutti i comandamenti!” – sì: ma da lì non ti viene la giustificazione. Ti viene prima. Qualcuno ti ha giustificato, qualcuno ti ha fatto giusto davanti a Dio. “Sì, ma sono peccatore!” – sì: sei giusto, ma peccatore. Ma alla base sei giusto. Chi ti ha fatto giusto? Gesù Cristo.
Questo non significa però per Paolo che la Legge mosaica non abbia più valore anzi essa resta “un dono irrevocabile di Dio”: è “santa” scrive l’Apostolo. È, dunque, “essenziale osservare i comandamenti”, ma anche in questo “non possiamo contare sulle nostre forze: è fondamentale la grazia di Dio che riceviamo in Cristo”, “quella grazia che ci viene dalla giustificazione che ci ha dato Cristo, che ha già pagato per noi” e che permette a noi, poi, di amare concretamente. La giustificazione, dunque, “ci inserisce nella lunga storia della salvezza, che mostra la giustizia di Dio: di fronte alle nostre continue cadute e alle nostre insufficienze, Egli non si è rassegnato, ma ha voluto renderci giusti e lo ha fatto per grazia, attraverso il dono di Gesù Cristo, della sua morte e risurrezione”. Il Papa ricorda quindi lo stile di Dio di vicinanza, compassione e tenerezza verso di noi.
Così, la luce della fede ci permette di riconoscere quanto sia infinita la misericordia di Dio, la grazia che opera per il nostro bene. Ma la stessa luce ci fa anche vedere la responsabilità che ci è affidata per collaborare con Dio nella sua opera di salvezza. La forza della grazia ha bisogno di coniugarsi con le nostre opere di misericordia, che siamo chiamati a vivere per testimoniare quanto è grande l’amore di Dio.
Viene anche ricordato l’insegnamento che proviene dall’apostolo Giacomo, che integra quello di Paolo. Giacomo scrive che l’uomo è giustificato per le opere e non soltanto per la fede. “Sembrerebbe il contrario, ma non è il contrario”, nota Francesco perché la giustificazione, “se non fiorisce con le opere nostre, sarà lì, sotto terra, come morta. C’è, ma noi dobbiamo attuarla con il nostro operato”. Per entrambi, la risposta della fede esige di essere attivi nell’amore per Dio e nell’amore per il prossimo, perché “quell’amore ci ha salvato tutti, ci ha giustificati gratuitamente, gratis!”.
Paolo partiva dalla sua esperienza: era convinto che nella “scrupolosa osservanza dei precetti consistesse la giustizia”, ma l’incontro con Cristo risorto e la fede in Lui gli permette di scoprire che “non siamo noi con i nostri sforzi che diventiamo giusti, ma è Cristo con la sua grazia a renderci giusti”. Il Papa sottolinea, quindi, la bontà di Dio, che è misericordioso che “continuamente dà il perdono”. “La giustificazione è Dio che perdona dall’inizio a ognuno, in Cristo”. E il Papa rimarca che Dio, attraverso la morte di Gesù, ha distrutto il peccato e ci ha donato in maniera definitiva il perdono e la salvezza. La giustificazione per fede “sottolinea la priorità della grazia, che Dio offre a quanti credono nel Figlio suo senza distinzione alcuna”.
Solo per grazia: noi siamo stati giustificati per pura grazia. “Ma io non posso, come fa qualcuno, andare dal giudice e pagare perché mi dia giustizia?” – no: in questo non si può pagare. Ha pagato Uno per tutti noi: Cristo. E da Cristo che è morto per noi viene quella grazia che il Padre ci dà a tutti: la giustificazione avviene per grazia.
Al termine dell’udienza generale il Papa rivolge il suo pensiero alla Nigeria dove domenica scorsa sono avvenuti degli attacchi armati in due villaggi. Prega per le vittime e auspica che sia sempre garantita nel Paese l’incolumità di tutti i cittadini.
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