“Madre, aiutaci a essere comunità che va incontro a tutti!”. A Nostra Signora di Lourdes, nel giorno solenne della sua Festa, l’11 febbraio – quando il Santuario a Lei intitolato a Buenos Aires, sin dall’inizio del”900, si riempie di fedeli – Papa Francesco rivolge la sua preghiera.
“Buona festa!” dice il Papa che invoca Maria perchè apra i cuori, faccia di una comunità un popolo che cammina senza egoismi e isolamenti.
Le parole del Papa raccolgono le intenzioni dei pellegrini che alla Vergine chiedono una grazia molto grande: essere comunità in uscita, in uno scambio continuo e reciproco, perchè l’incontro, dice il Pontefice, non è una concessione ma qualcosa di condiviso:
Essere comunità che va incontro a tutti, uscire per incontrare gli altri, ma anche uscire per lasciarsi incontrare, perché l’incontro è reciproco, l’incontro non è un’elemosina è camminare insieme, rifuggire dallo stare soli e dall’isolamento per stare insieme agli altri, con gli amici, con la famiglia, con il Popolo di Dio, tutti insieme in preghiera davanti alla Vergine
Incontrare, uscire, camminare insieme e andare incontro: per questo, ripete Francesco, “chiediamo alla Vergine di aiutarci a essere comunità”. Si ripete così l’invocazione alla Vergine prima della benedizione finale:
L’incontro è sempre aprirsi agli altri, l’opposto dell’incontro è chiudere il proprio cuore. Madre, fa’ che non abbiamo il cuore chiuso, perché l’egoismo è una tarma che ti rode il cuore dal di dentro.
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Francesco scrive una lettera a monsignor Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, dicastero al quale è affidata l’organizzazione dell’Anno Santo: “Negli ultimi due anni abbiamo patito dubbi e paure per la pandemia, la scienza con tempestività ha trovato un primo rimedio. Abbiamo piena fiducia che l’epidemia possa essere superata e il mondo ritrovare i suoi ritmi di relazioni personali e di vita sociale”
Un segno di quella “rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza”, dopo oltre due anni di pandemia, di dubbi, incertezze, di paura della morte, di parrocchie, scuole e uffici chiusi. Francesco guarda e invita a guardare con occhi di speranza al Giubileo che la Chiesa universale celebrerà nel 2025. “Pellegrini di speranza” è infatti il motto scelto per questo Anno Santo che vuole favorire “un clima di speranza e di fiducia” dopo la devastante pandemia, come sottolinea il Papa in un messaggio a monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, dicastero al quale è affidata l’organizzazione dell’evento.
Nel documento, firmato a San Giovanni in Laterano l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes,. Francesco rammenta le radici di questo momento “di grande rilevanza spirituale, ecclesiale e sociale” – a partire dal primo Anno Santo indetto nel 1300 da Bonifacio VIII fino al Giubileo della Misericordia del 2016 – che nel corso dei secoli ha rappresentato un “dono di grazia” per tanti fedeli, con pellegrinaggi, indulgenze, testimonianze vive di fede.
Il Grande Giubileo dell’anno 2000 ha introdotto la Chiesa nel terzo millennio della sua storia. San Giovanni Paolo II lo aveva tanto atteso e desiderato, nella speranza che tutti i cristiani, superate le storiche divisioni, potessero celebrare insieme i duemila anni della nascita di Gesù Cristo il Salvatore dell’umanità.
Ora che è vicino il traguardo dei primi 25 anni del secolo XXI, “siamo chiamati a mettere in atto una preparazione che permetta al popolo cristiano di vivere l’Anno Santo in tutta la sua pregnanza pastorale”, scrive il Pontefice. Lo sguardo si sposta sull’epoca odierna, gravemente ferita dalla pandemia di Covid. “Negli ultimi due anni – sottolinea Francesco – non c’è stato un Paese che non sia stato sconvolto dall’improvvisa epidemia che, oltre ad aver fatto toccare con mano il dramma della morte in solitudine, l’incertezza e la provvisorietà dell’esistenza, ha modificato il nostro modo di vivere”.
Come cristiani abbiamo patito insieme con tutti i fratelli e le sorelle le stesse sofferenze e limitazioni. Le nostre chiese sono rimaste chiuse, così come le scuole, le fabbriche, gli uffici, i negozi e i luoghi dedicati al tempo libero. Tutti abbiamo visto limitate alcune libertà e la pandemia, oltre al dolore, ha suscitato talvolta nel nostro animo il dubbio, la paura, lo smarrimento.
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