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Papa Francesco: la Chiesa è chiamata ad indicare Gesù alla gente! Questa è la nostra missione

Guai quando la Chiesa annuncia se stessa: la Chiesa è chiamata ad annunciare Cristo alle genti! ‘Giovanni predica che il regno dei cieli è vicino’: bisogna prepararsi, convertirsi, comportarsi con giustizia’, Lui sa che il Messia, il consacrato del Signore è ormai vicino, ed il segno per riconoscerlo sarà che su di Lui si poserà lo Spirito Santo e porterà il vero Battesimo, quello nello Spirito Santo.

Il momento arriva – ha detto Papa Francesco, e descrive il momento ai fedeli presenti – : Gesù si presenta per il Battesimo: è il suo primo atto pubblico, la prima cosa che fa, a 30 anni.

Va a farsi battezzare da Giovanni; su Gesù scende lo Spirito Santo e la voce del Padre lo proclama Figlio prediletto: è il segno che Giovanni aspettava:  sono le parole pronunciate questa domenica in piazza San Pietro da Papa Francesco prima della recita della preghiera mariana dell’Angelus, tratte dal Vangelo della domenica.Questa scena è decisiva, non è un aneddoto, è un fatto storico decisivo ha detto il Papa; decisiva per la nostra fede e per la missione della Chiesa. La Chiesa è chiamata a fare questo: indicare Gesù alla gente.

Le parole del Papa prima della recita dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle, buon giorno,
al centro del Vangelo di oggi (Gv 1,29-34) c’è questa parola di Giovanni il Battista: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (v. 29). Una parola accompagnata dallo sguardo e dal gesto della mano che indicano Lui, Gesù.
Immaginiamo la scena. Siamo sulla riva del fiume Giordano. Giovanni sta battezzando; c’è tanta gente, uomini e donne di varie età, venuti lì, al fiume, per ricevere il battesimo dalle mani di quell’uomo che a molti ricordava Elia, il grande profeta che nove secoli prima aveva purificato gli israeliti dall’idolatria e li aveva ricondotti alla vera fede nel Dio dell’alleanza, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe.

Giovanni predica che il regno dei cieli è vicino, che il Messia sta per manifestarsi e bisogna prepararsi, convertirsi e comportarsi con giustizia; e si mette a battezzare nel Giordano per dare al popolo un mezzo concreto di penitenza (cfr Mt 3,1-6). Questa gente veniva per pentirsi dei suoi peccati, per fare penitenza, per ricominciare la loro vita. Lui sa che il Messia, il Consacrato del Signore è ormai vicino, e il segno per riconoscerlo sarà che su di Lui si poserà lo Spirito Santo; infatti Lui porterà il vero battesimo, il battesimo nello Spirito Santo (cfr Gv 1,33).

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Ed ecco il momento arriva: Gesù si presenta sulla riva del fiume, in mezzo alla gente, ai peccatori – come tutti noi –. E’ il suo primo atto pubblico, la prima cosa che fa quando lascia la casa di Nazaret, a trent’anni: scende in Giudea, va al Giordano e si fa battezzare da Giovanni. Sappiamo che cosa succede – lo abbiamo celebrato domenica scorsa –: su Gesù scende lo Spirito Santo in forma come di colomba e la voce del Padre lo proclama Figlio prediletto (cfr Mt 3,16-17). E’ il segno che Giovanni aspettava. E’ Lui! Gesù è il Messia. Giovanni è sconcertato, perché si è manifestato in un modo impensabile: in mezzo ai peccatori, battezzato come loro, anzi, per loro. Ma lo Spirito illumina Giovanni e gli fa capire che così si compie la giustizia di Dio, si compie il suo disegno di salvezza: Gesù è il Messia, il Re d’Israele, ma non con la potenza di questo mondo, bensì come Agnello di Dio, che prende su di sé e toglie il peccato del mondo.
Così Giovanni lo indica alla gente e ai suoi discepoli. Perché Giovanni aveva una numerosa cerchia di discepoli, che lo avevano scelto come guida spirituale, e proprio alcuni di loro diventeranno i primi discepoli di Gesù. Conosciamo bene i loro nomi: Simone, detto poi Pietro, suo fratello Andrea, Giacomo e suo fratello Giovanni. Tutti pescatori; tutti galilei, come Gesù.
Cari fratelli e sorelle, perché ci siamo soffermati a lungo su questa scena? Perché è decisiva! E’ decisiva per la nostra fede; ed è decisiva anche per la missione della Chiesa. Non è un annedoto. E’ un fatto storico decisivo. La Chiesa, in ogni tempo, è chiamata a fare quello che fece Giovanni il Battista, indicare Gesù alla gente dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!». Lui è l’unico Salvatore, è Lui, non un altro potente. No. E’ Lui.
E queste sono le parole che noi sacerdoti ripetiamo ogni giorno, durante la Messa, quando presentiamo al popolo il pane e il vino diventati il Corpo e il Sangue di Cristo. Questo gesto liturgico rappresenta tutta la missione della Chiesa, la quale non annuncia sé stessa, guai quando annuncia se stessa … perde la bussola, non sa dove va … annuncia Cristo; non porta sé stessa, porta Cristo. Perché è Lui e solo Lui che salva il suo popolo dal peccato, lo libera e lo guida alla terra della vita e della libertà.
La Vergine Maria, Madre dell’Agnello di Dio, ci aiuti a credere in Lui e a seguirlo.

 
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I saluti del Pontefice dopo la preghiera dell’Angelus

Cari fratelli e sorelle,
oggi si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, dedicata al tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”. Questi nostri piccoli fratelli, specialmente se non accompagnati, sono esposti a tanti pericoli. E sono tanti! È necessario adottare ogni possibile misura per garantire ai minori migranti la protezione e la difesa, come anche la loro integrazione.

Rivolgo un saluto speciale alle rappresentanze di diverse comunità etniche qui convenute, in particolare a quelle cattoliche di Roma. Cari amici, vi auguro di vivere serenamente nelle località che vi accolgono, rispettandone le leggi e le tradizioni e, al tempo stesso, custodendo i valori delle vostre culture di origine. L’incontro di varie culture è sempre un arricchimento per tutti!
Ringrazio l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma e quanti lavorano con i migranti per accoglierli e accompagnarli nelle loro difficoltà, e incoraggio a proseguire in questa opera, ricordando l’esempio di santa Francesca Saverio Cabrini, patrona dei migranti, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte. Questa Suora coraggiosa dedicò la sua vita a portare l’amore di Cristo a quanti erano lontani dalla patria e dalla famiglia. La sua testimonianza ci aiuti a prenderci cura del fratello forestiero, nel quale è presente Gesù, spesso sofferente, rifiutato e umiliato. Quanto volte nella Bibbia il Signore ci invita ad accoglieri migranti e forestieri, ricordandoci che anche tutti noi siamo foretieri.
Saluto con affetto tutti voi, cari fedeli provenienti da diverse parrocchie d’Italia e di altri Paesi, come pure le associazioni e i vari gruppi. In particolare, gli studenti dell’Istituto Meléndez Valdés de Villafranca de los Barros, Spagna.
A tutti auguro una buona domenica e buon pranzo. E non dimenticatevi di pregare per me. Arrivederci!

 

+++ Il video servizio a cura del Centro Televisivo Vaticano +++
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A cura di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys

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