Serve un “nuovo catecumenato” che prepari al matrimonio, antidoto al moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle. E’ l’auspicio ribadito anche quest’anno da Papa Francesco nel discorso al Tribunale Apostolico della Rota Romana.
Giudici, officiali, avvocati e collaboratori del Tribunale sono stati ricevuti stamani nella tradizionale udienza per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. Due i capisaldi che il Papa segnala per aiutare oggi gli sposi: una formazione efficace prima del sacramento e, dopo, l’accompagnamento da parte della Chiesa. Il servizio di Debora Donnini per Radio Vaticana:
Formazione, prima e dopo il sacramento del matrimonio. E’ la via principale indicata da Francesco nel suo discorso. Il Papa propone dunque questi due “rimedi” di fronte ad una mentalità diffusa che tende ad “oscurare l’accesso alle verità eterne” e che coinvolge, spesso in modo vasto e capillare, gli atteggiamenti degli stessi cristiani. Un contesto carente di valori religiosi, spiega, “non può non condizionare anche il consenso matrimoniale”. Diverse fra loro sono infatti le esperienze di fede di chi chiede il sacramento: da chi partecipa attivamente alla vita della parrocchia a chi è guidato da un generico sentimento religioso fino a chi è lontano dalla fede.
Un “nuovo catecumenato” per chi si prepara al matrimonio
Formazione permanente per i giovani sposi
Il secondo caposaldo per Francesco è quello della formazione permanente. La comunità cristiana è quindi chiamata ad accompagnare le giovani coppie con strumenti adeguati, a partire dalla partecipazione alla Messa domenicale, per curare la vita spirituale sia nella parrocchia sia nelle aggregazioni:
“Nel cammino di crescita umana e spirituale dei giovani sposi è auspicabile che vi siano dei gruppi di riferimento nei quali poter compiere un cammino di formazione permanente: attraverso l’ascolto della Parola, il confronto sulle tematiche che interessano la vita delle famiglie, la preghiera, la condivisione fraterna”.
Bisogna far sentire alle giovani coppie che, nonostante le fatiche e le povertà con cui devono misurarsi nella vita quotidiana, la loro storia d’amore è parte della “storia sacra” perché Dio non viene mai meno all’impegno che ha assunto con gli sposi il giorno delle nozze.
La Chiesa sia vicina, non lasci sole le giovani famiglie
In sostanza, non bisogna lasciare i giovani sposi a se stessi ma dare loro vicinanza e sostegno:
“Spesso i giovani sposi vengono lasciati a sé stessi, magari per il semplice fatto che si fanno vedere meno in parrocchia; ciò avviene soprattutto con la nascita dei bambini. Ma è proprio in questi primi momenti della vita familiare che occorre garantire maggiore vicinanza e un forte sostegno spirituale, anche nell’opera educativa dei figli, nei confronti dei quali sono i primi testimoni e portatori del dono della fede”.
I parroci sono quindi chiamati a essere sempre più consapevoli del delicato compito loro affidato nel gestire il percorso dei futuri sposi: rendere comprensibile il legame fra il foedus, cioè il patto, e fides, la fede. All’inizio del suo discorso, il Papa si era richiamato all’insegnamento dei suoi predecessori, San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il primo aveva sottolineato proprio il legame profondo fra fede e matrimonio: quanto più l’uomo si allontana dalla fede, tanto più non è capace di fissare lo sguardo sulle cose essenziali. Benedetto XVI nel suo ultimo discorso alla Rota Romana aveva messo in risalto il rapporto fra amore e verità: senza questo, l’amore è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo. “Occorre grande coraggio a sposarsi nel tempo in cui viviamo”, ribadisce in conclusione Francesco che, pertanto, chiede alla Chiesa di far sentire la sua vicinanza concreta a chi compie questo passo importante.
Prima dell’udienza dal Papa, nella Cappella Paolina del Palazzo Apostolico, la Celebrazione eucaristica per l’inaugurazione del nuovo Anno giudiziario, presieduta da mons. Angelo Becciu, sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.
Fonte it.radiovaticana.va
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