Debora Donnini-Città del Vaticano
La vera pace non si trova nel cambiare la propria storia ma nell’accettarla e nel valorizzarla. La pace però si sceglie, non si impone né si trova per caso. All’udienza generale stamani in piazza San Pietro, Papa Francesco prosegue la sua riflessione sul Decalogo e, nella catechesi di oggi, parte dal comandamento sul giorno del riposo, sulla santificazione delle feste. “Sembra un comando facile da compiere” ma non è così perché esiste un riposo facile e uno difficile da compiere, nota Francesco.
La società odierna è infatti “assetata di divertimenti e vacanze” e “l’industria della distrazione disegna il mondo ideale come un grande parco giochi dove tutti si divertono” ma – avverte – viaggi e crociere non riempiono il cuore veramente. D’altronde “l’immagine-modello” che viene proposta è quella della persona di successo che si permette ampi spazi di piacere. Questa mentalità porta però all’insoddisfazione di un’esistenza “anestetizzata dal divertimento”, che non è riposo ma fuga dalla realtà. “L’uomo non si è mai riposato tanto come oggi, eppure l’uomo non ha mai sperimentato tanto vuoto come oggi!”, esclama il Papa.
E’ proprio questo comandamento a spiegare che in realtà il riposo è il momento della lode, tempo per guardare la realtà e dire: “come è bella la vita!”. Al riposo come fuga dalla realtà, il Decalogo oppone dunque il riposo come “benedizione della realtà”, spiega il Papa. E per i cristiani il centro del giorno del riposo, la domenica, è il proprio l’Eucaristia, che significa “rendimento di grazie”.
La domenica non è il giorno per cancellare gli altri giorni ma per ricordarli, benedirli e fare pace con la vita; fare pace con la vita … quanta gente, tanta, che ha tanta possibilità di divertirsi, e non vive in pace con la vita. La domenica è la giornata per fare pace con la vita, dicendo: la vita è preziosa; non è facile, a volte è dolorosa, ma è preziosa.
Mentre però è molto facile piegare il cuore all’infelicità, per benedire e gioire è invece necessario “un movimento adulto del cuore”, che si apra al bene. Il bene infatti non si impone ma va scelto, sottolinea Papa Francesco, così come la pace che “si sceglie, non si può imporre e non si trova per caso”:
È necessario riconciliarsi con la propria storia, con i fatti che non si accettano, con le parti difficili della propria esistenza. Io vi domando: ognuno di voi si è riconciliato con la propria storia? Una domanda per pensare: io, mi sono riconciliato con la mia storia? La vera pace, infatti, non è cambiare la propria storia ma accoglierla e valorizzarla, così com’è andata.
Il Papa fa, poi, l’esempio di quei cristiani malati che consolano con una serenità che non si trova in gaudenti ed edonisti. La vita infatti diventa bella quando si inizia a pensare bene della propria storia, cioè quando “si fa strada il dono di un dubbio: quello che tutto sia grazia, e quel santo pensiero sgretola il muro interiore dell’insoddisfazione inaugurando il riposo autentico”. In una parola, quando si scopre vero quello che dice il Salmo: «Solo in Dio riposa l’anima mia». “E’ bella, questa frase del Salmo: «Solo in Dio riposa l’anima mia»”, conclude Papa Francesco.
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