Per entrare nel Regno dei cieli dobbiamo essere pronti all’incontro con il Signore. E non basta una vita scandita dalla fede se non è orientata anche dalla carità. E’ quanto ha affermato Papa Francesco all’Angelus ricordando la parabola delle dieci vergini. Non si deve aspettare – ha aggiunto il Santo Padre – “l’ultimo momento della nostra vita per collaborare con la grazia di Dio”. Si “deve farlo già da adesso”.
“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”. In questo passo conclusivo del racconto evangelico delle dieci vergini – afferma il Papa – Gesù ci dice che “vegliare non significa soltanto non dormire, ma essere preparati”. E bisogna prepararsi all’incontro con il Signore “come se fosse l’ultimo giorno”. La lampada – spiega il Pontefice – è “il simbolo della fede che illumina la nostra vita”. L’olio è il simbolo della carità “che alimenta, rende feconda e credibile la luce della fede”. Una vita povera di carità è priva della vera luce:
“Se ci lasciamo guidare da ciò che ci appare più comodo, dalla ricerca dei nostri interessi, la nostra vita diventa sterile, incapace di dare vita agli altri, e non accumuliamo nessuna scorta di olio per la lampada della nostra fede; e questa si spegnerà al momento della venuta del Signore, o ancora prima”.
“La condizione per essere pronti all’incontro con il Signore – sottolinea Papa Francesco – non è soltanto la fede, ma una vita cristiana ricca di amore e carità per il prossimo”:
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“Se invece siamo vigilanti e cerchiamo di compiere il bene, con gesti di amore, di condivisione, di servizio al prossimo in difficoltà, possiamo restare tranquilli mentre attendiamo la venuta dello sposo: il Signore potrà venire in qualunque momento, e anche il sonno della morte non ci spaventa, perché abbiamo la riserva di olio, accumulata con le opere buone di ogni giorno. La fede ispira la carità e la carità custodisce la fede”.
Dopo l’Angelus, il Papa ha ricordato che ieri a Madrid sono stati proclamati beati Vicente Queralt LLoret e 20 compagni martiri e José Maria Fernández Sánchez e 38 compagni martiri. “Tutti furono uccisi in odio alla fede durante la persecuzione religiosa avvenuta nel corso della guerra civile spagnola tra il 1936 e il ’37. Rendiamo grazie a Dio – ha concluso – per il grande dono di questi testimoni esemplari di Cristo e del Vangelo”.
di Amedeo Lomonaco per la Radio Vaticana
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