“Nel cuore dell’Europa ci può essere fratellanza tra i popoli solo se esiste una civiltà aperta a Dio”: così il Papa in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin inviato al vescovo di Piacenza- Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, ricordando il grande evangelizzatore irlandese, San Colombano, morto 1400 anni fa a Bobbio il 23 novembre 615.
“Colombano – si legge nel messaggio – ha sempre nutrito un’idea ‘europea’ del suo impegno ecclesiale” facendo “riferimento al compito di tutti i cristiani di collaborare affinché le diverse genti del continente” potessero vivere “nella pace e nell’unità”.
“La sua vita di preghiera, di ascesi e di studio” non “lo ha mai reso lontano o disattento rispetto alle vicende religiose e politiche dell’epoca, nelle quali anzi è intervenuto più volte, con toni decisi, evocando la figura severa di san Giovanni Battista”.
Dopo trent’anni di permanenza in monastero – si legge ancora nel messaggio – “Colombano fa proprio l’ideale ascetico tipico delle comunità irlandesi, quello della peregrinatio pro Christo, e si fa pellegrino nell’Europa continentale, con l’intento di far riscoprire la luce del Vangelo in alcune regioni europee già scristianizzate dopo l’immigrazione di popoli dal Nord-Est”. Approda sulla costa bretone con un gruppo di monaci e, “con la benevola accoglienza del re dei Franchi”, dà inizio “a una grande opera di evangelizzazione dell’Europa, non attraverso l’imposizione del Credo, ma mediante l’attrazione che esercitava lo stile di vita dei monaci: la testimonianza di uomini che pregavano, lavoravano la terra, studiavano, e conducevano una vita sobria, basata sulle cose spirituali e materiali essenziali, e rigorosa sul piano morale”.
San Colombano – ricorda il Papa – è stato “un canale privilegiato della grazia di Dio, attraendo fiumi di pellegrini e penitenti, e accogliendo nei tanti nuovi monasteri moltissimi giovani, che abbracciavano la sua Regula monachorum. Convinto com’era che la grazia è l’aiuto specifico che la Provvidenza dona ad ogni creatura umana che con fede accoglie l’amore di Dio nella propria esistenza”, è stato “diffusore intrepido della Confessione, Sacramento di natura personale, da ripetere nella esistenza di ognuno, quale mezzo insostituibile per un serio cammino di conversione”.
I suoi monasteri “divennero fari di irradiazione spirituale, intellettuale e sociale”: Bangor in Irlanda, Annegrey e Luxeuil in Francia, Sankt Gallen in Svizzera, la regione di Bregen in Germania. Tappa finale dell’itinerario del santo Abate è stata Bobbio: “il monastero dove visse gli ultimi anni, fino alla morte, divenne un centro di cultura del livello di Montecassino ed oggi custodisce le sue spoglie mortali”. Anche nell’ultima fase della sua missione, ha promosso “l’unità spirituale dei popoli europei lottando per superare le lacerazioni dovute alla presenza nel Nord Italia dell’eresia ariana, che aveva rotto la comunione tra i Longobardi e il Vescovo di Roma”.
Come ha affermato Benedetto XVI, San Colombano può essere realmente considerato uno dei “Padri dell’Europa”: “la sua grande cultura, la sua energia spirituale e il suo stile morale ci mostrano chiaramente – afferma il messaggio – dove attingere perché anche nel nostro tempo tale civiltà possa ravvivarsi nel continente europeo”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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