Andrea De Angelis – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Dinanzi agli orrori della guerra “ciò che sembra una sconfitta e un motivo di vergogna può, come lo scandalo della croce, trasformarsi in una vittoria”. Anche quando il conflitto sembra far vincere l’odio sull’amore, è lì che bisogna “apportare soluzioni, unire volontà”, dando così il proprio contributo per costruire la pace. Lo ha detto il Papa questa mattina, ricevendo in Vaticano una delegazione dell’Istituto Europeo di Studi Internazionali (EIIS) di Salamanca. Rallegrandosi di poter ricevere nuovamente questi studiosi e ricercatori, Francesco ha poi ricordato come la città di cui è vescovo sia da sempre una terra di incontro:
Roma è da millenni crogiolo di culture e di genti. Erede di questa vocazione universale, la Sede di Pietro è da sempre attenta alle vicissitudini di tutti i popoli, ai loro aneliti, ai loro sforzi e alle loro difficoltà per ottenere una vita migliore, cercando di far sì che raggiungano la pace che Gesù promise ai suoi discepoli.
Il Pontefice ha parlato dell’importanza di questa pace, del fatto che essa vada al di là di ciò che è possibile ottenere “con mezzi meramente umani” e di come sia un valore universale, un “bene essenziale” per gli uomini di ogni tempo. Una pace che non può essere confinata alle sole logiche di potere:
Questa pace non solo supera ciò che possiamo ottenere con mezzi meramente umani, ma ci interpella anche affinché essa non si basi semplicemente su equilibri di potere o sul silenziamento delle giuste domande dei meno favoriti. Nondimeno la pace tra gli uomini è un bene essenziale per il quale dobbiamo lavorare con zelo e supplicare con fervore Dio.
Francesco, citando l’enciclica Fratelli tutti, ha poi ricordato come “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male”.
Il Pontefice ancora una volta ha ricordato come lo scorso secolo sia stato caratterizzato da due conflitti mondiali, “e quella attuale, che è – ha aggiunto – una guerra mondiale”. Quindi il forte monito sulle spese esorbitanti per la fabbricazioni di armi, il cui potenziale è sempre più grande, in grado di distruggere intere città:
Se pensiamo che il budget più importante è la fabbricazione delle armi, e con un anno senza fabbricare armi si risolve il problema della fame in tutto il mondo. Ossia, abbiamo già un orientamento bellicista di distruzione. E se pensiamo che oggigiorno la tecnica delle armi è arrivata a un punto tale che con una sola bomba si può distruggere una città intera come questa, che ci aspettiamo? Stiamo andando in questa direzione, sembra che non lo si capisca. Per questo la lotta per l’intesa umana e per la pace deve essere instancabile, non possiamo permetterci di prenderci delle vacanze in questo.
Francesco ha poi ricordato quando, recandosi a Redipuglia, ha pianto “come un bambino”. Poi il ricordo si sposta alla visita al cimitero militare di Anzio. “Ho visto l’età dei soldati: 20, 21, 19, 22. Mi si è rivoltato qualcosa dentro”, racconta e ripete come l’uomo non riesca ad imparare dalla storia:
Quando nel 2014 sono stato a Redipuglia per il centenario ho visto quelle tombe e mi si è rivoltato qualcosa dentro. Ho pianto come un bambino. Ogni 2 novembre vado a un cimitero per celebrare. Una volta sono andato ad Anzio, al cimitero americano. Ad Anzio c’è stato uno degli sbarchi e ho visto l’età dei soldati: 20, 21, 19, 22. Mi si è rivoltato qualcosa dentro. Non impariamo. Poco tempo fa, non so precisamente quando, credo un paio d’anni, è stato commemorato il centenario dello sbarco in Normandia. Si sono riuniti diversi capi di Governo per commemorarlo perché è stato l’inizio della fine del nazismo, ossia la liberazione dell’Europa. Ma nessuno si è ricordato che sulle spiagge della Normandia rimasero trentamila ragazzi, trentamila! E penso alle mamme. “Una lettera, signora”. Apre la lettera: “Ho l’onore di comunicarle che lei è la mamma di un eroe che ha dato la vita per la patria”. E una medaglia. È il dramma della guerra, quando lo capiremo!
Dal Papa è giunto poi un forte appello alla coscienza di ogni uomo perché non si senta vinto davanti agli orrori della guerra. Il fallimento del conflitto può così diventare “una lezione di vita”, la guerra è terribile, ma ci porta ad una sfida: quella di operare affinchè l’amore vinca sull’odio, la fratellanza sul rifiuto, il vero umanesimo sulla brutalità.
La guerra è terribile. Non dobbiamo tuttavia darci per vinti, da queste ceneri può nascere qualcosa di nuovo, in questo fallimento possiamo trovare una lezione di vita. Ciò che sembra una sconfitta e un motivo di vergogna può, come lo scandalo della croce, trasformarsi in una vittoria. Come? Se con la nostra preghiera e con il nostro lavoro siamo capaci di apportare soluzioni, di unire volontà, di rendere testimonianza del fatto che l’amore, la fratellanza e il vero umanesimo che nasce dalla fede vincono l’odio, il rifiuto e la brutalità.
L’Istituto europeo di studi internazionali (EIIS) è un centro di ricerca e formazione sulle relazioni internazionali che vede al centro del suo operato la diplomazia, la governance globale, lo sviluppo sostenibile e la crescita economica. L’EIIS offre ai suoi studenti un’educazione integrale con valori e principi che serviranno nella loro vita professionale, sempre in un’ottica di responsabilità sociale. Offre inoltre un forum indipendente per il dialogo tra organizzazioni internazionali, ministeri degli Esteri e istituzioni accademiche, sostenendo efficacemente lo sviluppo di soluzioni reciprocamente vantaggiose.
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