Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Sì, c’è la preghiera, strumento potente, ma “di fronte a una guerra che sembra un mostro invincibile”, cos’altro possiamo fare? “Possiamo cercare, nella vita di tutti i giorni, di affrontare i conflitti evitando ogni violenza e sopraffazione, anche verbale”. Francesco intreccia l’orrore dell’attualità con l’impegno della quotidianità nel suo discorso all’Unione Nazionale Mutilati per Servizio, ente morale con sede a Roma ma presente in tutta Italia per tutelare coloro che hanno riportato mutilazioni ed infermità in servizio e per causa di servizio militare e civile. Sono soci, quindi, carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti di Polizia Penitenziaria, Guardie Forestali, vigili del Fuoco e via dicendo. Il Papa li riceve tutti (circa 200) in Sala Clementina e li ringrazia per il dono di un Crocifisso con l’immagine del Buon Pastore, fatto realizzare per l’occasione, ma soprattutto per il sostegno nella preghiera.
“Davvero, ne ho bisogno: questo lavoro non è facile. Grazie della vostra preghiera. Questo è il più bel regalo che potete farmi”
Essere costruttori di pace
Il Papa si sofferma poi sull’impegno dell’associazione per la pace. “So – dice – che per alcuni di voi la causa dell’invalidità è legata proprio a una missione di pace, o all’adempimento di un servizio all’ordine pubblico e alla legalità”. Questo certamente “arricchisce” il patrimonio morale della Unione, ma – specifica il Papa – “l’impegno di essere costruttori di pace vale per tutti, indipendentemente dalla storia di ognuno”.
La calunnia uccide
In questo mondo ferito dai conflitti, Francesco invita perciò ad una costruzione della pace che parta dai piccoli gesti giornalieri. Come quello di evitare le violenze, incluse quelle verbali.
“E non è facile! Perché a volte basta una parola per ferire o uccidere un fratello o una sorella. Pensiamo alla calunnia, pensiamo al chiacchiericcio, che è così usuale, no, fra noi… No, no, fra voi sicuro di no, ma in altre parti… il chiacchiericcio che è il pane di ogni giorno. E fa tanto male, distrugge”
Dare senso sociale a chi ha vissuto un’esperienza negativa
L’Unione Nazionale Mutilati per Servizio “può e deve diventare una forza di pace nella società, aiutando a risolvere i conflitti in modo pacifico, ricercando il bene comune e richiamando l’attenzione su chi è meno tutelato”, incoraggia il Pontefice. Voi, aggiunge, con altre realtà simili, potete “dare un senso sociale a quella che, individualmente, è stata un’esperienza negativa, una limitazione subita in circostanze per ognuno diverse”. Per il Papa, questo “è un aspetto di grande valore morale e spirituale”.
Ciascuno è invitato a superare la tendenza a chiudersi in sé stesso, nella propria condizione, per aprirsi all’incontro, alla condivisione, alla solidarietà. E questo può generare un grande cambiamento, voi lo sapete bene.
La forza dell’amore
È vero, sottolinea Papa Francesco, “il limite, il peso da portare rimane tale, non sparisce”, tuttavia “riceve un senso diverso, un senso positivo: davanti alla vostra condizione, al posto del segno ‘meno’, voi mettete un segno ‘più’. E questo è possibile farlo insieme, perché ci si sostiene a vicenda”. Soprattutto, afferma il Papa, è possibile farlo con Gesù Cristo, il quale “con la forza dell’amore di Dio, ha trasformato il male in bene, non però in astratto, in teoria, ma in sé stesso, nella sua esperienza personale, nella sua stessa carne”.
La stessa forza è l’augurio che il Pontefice offre a ciascuno dei soci dell’Unione: “Il Signore – dice a conclusione dell’udienza – vi doni la forza di aiutare tante persone a mettere un segno “più” davanti alla loro condizione difficile”.