Sancta Sedes

Papa Francesco: ‘la libertà non da’ un senso alla vita, senza l’amore che viene da Dio’

Nell’udienza generale, Papa Francesco ripercorre tutte le tappe del viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia, concluso ieri sera, con la missione di “annunciare nuovamente la gioia del Vangelo e la rivoluzione della misericordia, della tenerezza”, che in tempi di libertà è luce per il cammino quotidiano e dà sapore alla vita.

In Lituania, Lettonia ed Estonia la mia missione era annunciare nuovamente “la gioia del Vangelo e la rivoluzione della misericordia, della tenerezza, perché la libertà non basta a dare senso e pienezza alla vita” senza l’amore che viene da Dio. Così Papa Francesco spiega il valore del viaggio apostolico nei Paesi Baltici appena concluso, ai 20 mila fedeli riuniti in Piazza San Pietro per l’udienza generale. (Ascolta la voce del Papa)

Quattro giorni da Vilnius a Tallinn
Nel ripercorrere le tappe dei suoi quattro giorni da Vilnius a Tallinn, passando per Kaunas, Riga e Aglona, viaggio organizzato in occasione del centenario dell’indipendenza dalla Russia degli Zar, il Papa ricorda che i tre Paesi hanno vissuto questi cento anni, “per metà sotto il giogo delle occupazioni, quella nazista, prima, e quella sovietica, poi”. “Sono popoli che hanno molto sofferto – commenta Francesco – e per questo il Signore li ha guardati con predilezione”.

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Il Vangelo, luce per il cammino quotidiano
Ma il contesto, spiega, è molto mutato dal viaggio di san Giovanni Paolo II, 25 anni fa, in Paesi appena usciti dal giogo del comunismo. Ecco perché la missione del Pontefice è stata quella di riannunciare la gioia del Vangelo e la rivoluzione della misericordia.

“ Il Vangelo, che nel tempo della prova dà forza e anima la lotta per la liberazione, nel tempo della libertà è luce per il quotidiano cammino delle persone ”

delle famiglie, delle società ed è sale che dà sapore alla vita ordinaria e la preserva dalla corruzione della mediocrità e degli egoismi.

I tanti che abbandonano la vita di fede
Papa Francesco ricorda che “in Lituania i cattolici sono la maggioranza, mentre in Lettonia e in Estonia prevalgono i luterani e gli ortodossi, ma molti si sono allontanati dalla vita religiosa”. In Estonia, secondo gli ultimi dati, il 70 per cento della popolazione di dichiara non religiosa o atea.

Dunque la sfida è quella di rafforzare la comunione tra tutti i cristiani, già sviluppatasi durante il duro periodo della persecuzione.

Giovani che dialogano con gli anziani
A questo sono stati dedicati, sottolinea il Papa, il momento di preghiera ecumenica nella Cattedrale di Riga e nell’incontro con i giovani a Tallinn. Francesco parla poi degli incontri con le autorità dei tre Paesi nei quali ha messo l’accento “sul contributo che essi danno alla comunità delle Nazioni e specialmente all’Europa: contributo di valori umani e sociali passati attraverso il crogiolo della prova”. E ricorda di aver incoraggiato “il dialogo tra la generazione degli anziani e quella dei giovani”, un contatto con le radici che deve “continuare a fecondare il presente e il futuro”. Secondo la tradizione di quelle terre, ha infine esortato a “coniugare sempre la libertà con la solidarietà e l’accoglienza”.

Le prove fanno degli anziani le radici del popolo
Il Pontefice ricorda poi l’incontro coi giovani a Vilnius, nel quale le testimonianze hanno manifestato la gioia della preghiera e del canto e quella “di servire gli altri, uscendo dai recinti dell’“io” per essere in cammino, capaci di rialzarsi dopo le cadute”. Con gli anziani, a Riga, Papa Francesco ha sottolineato lo stretto legame tra pazienza e speranza.

Coloro che sono passati attraverso dure prove sono radici di un popolo, da custodire con la grazia di Dio, perché i nuovi germogli possano attingervi e fiorire e portare frutto. La sfida per chi invecchia è non indurirsi dentro, ma rimanere aperto e tenero di mente e di cuore; e questo è possibile con la “linfa” dello Spirito Santo, nella preghiera e nell’ascolto della Parola.

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Sacerdoti rimasti saldi nella fede
Il Papa ricorda poi l’incontro in Lituania con sacerdoti e seminaristi, e il suo riferimento per la speranza, alla “dimensione della costanza, essere centrati in Dio, fermamente radicati nel suo amore”.

Che grande testimonianza in questo hanno dato e danno ancora tanti preti, religiosi e religiose anziani! Hanno sofferto calunnie, prigioni, deportazioni…, ma sono rimasti saldi nella fede. Ho esortato a non dimenticare, a custodire la memoria dei martiri, per seguire i loro esempi.

Il Ghetto di Vilnius e il Museo delle Occupazioni
Francesco torna quindi all’omaggio reso a Vilnius “alle vittime del genocidio ebraico in Lituania, esattamente a 75 anni dalla chiusura del grande Ghetto, che fu anticamera della morte per decine di migliaia di ebrei”. E alla visita al Museo delle Occupazioni e delle Lotte per la Libertà, dove ha “sostato in preghiera nelle stanze dove venivano detenuti, torturati e uccisi gli oppositori del regime”.

Segno vivo del Vangelo è sempre la carità concreta. Anche dove più forte è la secolarizzazione, Dio parla col linguaggio dell’amore, della cura, del servizio gratuito a chi è nel bisogno. E allora i cuori si aprono, e succedono miracoli: nei deserti germoglia vita nuova.

La secolarizzazione non frena la carità concreta
Infine Papa Francesco ricorda le tre Messe a Kaunas, in Lituania, ad Aglona, in Lettonia, e a Tallinn, in Estonia, nelle quali “il santo Popolo fedele di Dio in cammino in quelle terre ha rinnovato il suo “sì” a Cristo nostra speranza; lo ha rinnovato con Maria, che sempre si mostra Madre dei suoi figli, specialmente dei più sofferenti”.

Fonte vaticannews.va/Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano

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