Maria, “madre di speranza”, ci insegna a guardare avanti anche nel buio più fitto, quando tutto appare privo di senso. Lo ha ricordato stamani Papa Francesco nella catechesi all’udienza generale in Piazza San Pietro, proseguendo il ciclo di riflessioni sulla speranza cristiana.
“Non siamo orfani: abbiamo una Madre in cielo”, dice Papa Francesco che, nella catechesi, a partire dalla vicenda della Vergine raccontata nei Vangeli, spiega concretamente perché Maria sia madre di speranza:
“Perché ci insegna la virtù dell’attesa, anche quando tutto appare privo di senso: lei sempre fiduciosa nel mistero di Dio, anche quando Lui sembra eclissarsi per colpa del male del mondo. Nei momenti di difficoltà, Maria, la Madre che Gesù ha regalato a tutti noi, possa sempre sostenere i nostri passi, possa sempre dirci al cuore: ‘Alzati. Guarda avanti. Guarda l’orizzonte’, perché Lei è Madre di speranza”.
Il primo “sì” di Maria sarà infatti il “primo passo di una lunga lista di obbedienze”. Donna silenziosa, che non si deprime e non inveisce contro il destino della vita, “che ci rivela spesso un volto ostile”. “E’ invece una donna che ascolta”:
“Non dimenticatevi che c’è sempre un grande rapporto tra la speranza e l’ascolto, e Maria è una donna che ascolta
, che accoglie l’esistenza così come essa si consegna a noi, con i suoi giorni felici, ma anche con le sue tragedie che mai vorremmo avere incrociato. Fino alla notte suprema di Maria, quando il suo Figlio è inchiodato al legno della croce”.Fino a quel giorno Maria era quasi sparita dalla trama dei Vangeli, sottolinea il Papa: si lascia intendere il suo “rimanere muta” davanti al mistero di un Figlio che obbedisce al Padre. Maria riappare però nel momento cruciale quando buona parte degli amici si sono dileguati per la paura:
“Le madri non tradiscono, e in quell’istante, ai piedi della croce, nessuno di noi può dire quale sia stata la passione più crudele: se quella di un uomo innocente che muore sul patibolo della croce, o l’agonia di una madre che accompagna gli ultimi istanti della vita di suo figlio”.
Nel descrivere quel momento, i Vangeli sono estremamente discreti, nota il Papa: non dicono se Maria piangesse o no, dicono semplicemente che “stava”. Sui dettagli di quel momento si sarebbe invece avventata l’immaginazione di poeti e pittori, che hanno regalato quelle immagini, poi entrate nella storia dell’arte e della letteratura. Nel buio più fitto, in quel momento crudele, la Madonna soffriva, ma “stava”, non se ne era andata. Nemmeno lei conosceva il destino di risurrezione che suo Figlio stava aprendo per gli uomini, ma era lì per fedeltà al piano di Dio e anche “per il suo istinto di madre, che semplicemente soffre, ogni volta che c’è un figlio che attraversa una passione”:
“Le sofferenze delle madri … tutti noi abbiamo conosciuto donne forti, che hanno portato avanti tante sofferenze dei figli …”.
E poi “ritroviamo” Maria come “madre di speranza”, nella prima Chiesa avvolta dalla luce della Risurrezione ma anche dal tremore dei primi passi che doveva compiere nel mondo. In mezzo alla comunità dei discepoli, così fragili – uno aveva rinnegato, molti erano fuggiti, tutti avevano avuto paura – Lei invece, semplicemente, stava lì.
Al termine della catechesi, poi, il Papa rivolge un saluto alla “delegazione dei giovani sacerdoti del Patriarcato di Mosca ospiti del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani”. Dio – dice – “benedica il vostro Paese e l’impegno della Chiesa ortodossa russa per il dialogo tra le religioni e per il bene comune!”.
Ricordata anche la settimana ecumenica promossa dal Movimento dei Focolari, con l’esortazione a proseguire il comune cammino del dialogo tra le religioni e i popoli. Quindi il saluto ai partecipanti all’incontro Family Business Network, promosso dal Dicastero per lo sviluppo umano integrale, e un grazie alla Brigata Sassari e al Raggruppamento Lazio Umbria e Abruzzo dell’Operazione Strade Sicure “per il servizio di sicurezza svolto anche nelle adiacenze della Città del Vaticano e delle Basiliche Papali”.
Infine il suo pensiero va agli argentini che due giorni fa hanno celebrato la Solennità della Patrona dell’Argentina, Nostra Signora di Luján, alla quale Papa Francesco è molto legato. “Il mio cuore – confida – è stato a Luján in questi giorni”.
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Il servizio è di Debora Donnini per la Radio Vaticana
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